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Verì
Ci sono panorami in Abruzzo forse meno noti delle cime maestose del Gran Sasso e della Majella o dei paesaggi del Parco nazionale ma altrettanto suggestivi e ricchi di storia, come i Trabocchi nella zona di San Vito Chietino, descritti da Gabriele D’Annunzio anche nel romanzo “Il Trionfo della Morte”.
Degna di un romanzo anche la storia d’amore tra la famiglia Verì e il mare abruzzese che ha radici lontane, che risalgono al 1898. Rocca San Giovanni, uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Chieti, si trova su quella costa di mare che va da Termoli a Ortona, caratterizzata dai tipici trabocchi per la pesca sotto costa, resi immortali proprio dalle poesie del Vate. È lì che la vita scorre con lentezza e il trabocco sulla spiaggia ci ricorda il paziente lavoro del traboccante che all’alba gettava le reti in mare. È proprio quello che facevano i Verì, la più antica famiglia di traboccanti della zona, pescatori da quattro generazioni.
Oggi, questa antica tradizione è nelle mani e nelle capacità imprenditoriali di Tommaso Verì, 25 anni, che ha raccolto il testimone passato dal bisnonno Orlando al nonno Tommaso e dal padre Orlando a questo giovane cresciuto tra barche e trabocchi. Un ragazzo che ha imparato “a fare i nodi prima ancora di cominciare a parlare”. Oggi gestisce il Trabocco di Punta Cavalluccio, uno dei tre di famiglia. Un ristorante caratteristico, circondato dalle acque cristalline di questo angolo di Abruzzo e che offre una deliziosa cucina tradizionale.
“I trabocchi – ci spiega Tommaso – nascono come macchine per la pesca sotto costa. Oggi ne abbiamo tre, ma solo questo di Punta Cavalluccio con la bella stagione diventa un ristorante. Purtroppo, questo mare non è più pescoso come un tempo, così soltanto una parte della richiesta del ristorante viene soddisfatta dal lavoro dei trabocchi e delle due barche da pesca di mio padre. Volevamo diversificare l’attività di famiglia, così con mia mamma Giuseppina abbiamo iniziato questa avventura nella piccola ristorazione”.
È un modo nuovo di vivere il trabocco ma con la stessa passione di un tempo, facendo provare ai clienti le ricette tipiche del territorio, da gustare in un contesto unico nel suo genere, sospesi su pali di legno di querce e lecci, che disegnano una delle coste più particolari di tutto lo Stivale.