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Secondo il CUPLA qualsiasi proposta di intervento di riforma o revisione legislativa che abbia l’obiettivo di migliorare la sicurezza economica, sociale e sanitaria dei cittadini, in particolare delle persone anziane deve tener conto di alcuni fattori che caratterizzeranno non soltanto lo scenario attuale, ma anche quello futuro.

Il fattore demografico

L’Italia registra al contempo una tra le percentuali più basse al mondo di nuovi nati e di giovani e tra le più alte di anziani, in rapporto alla popolazione totale, peraltro con un numero elevato di anni vissuti in condizione di non autosufficienza rispetto ai coetanei europei.

Un “gelo” demografico accompagnato da un continuo spopolamento giovanile delle aree interne e marginali e una ripresa importante di nuove migrazioni da sud a nord oltre che l’aumento crescente di giovani qualificati che lasciano il nostro paese. Lo stesso fenomeno migratorio, che se ben governato potrebbe dare risultati importanti al rilancio del paese, gestito in maniera improvvisata e emergenziale non sembra dare risposte adeguate a fenomeni complessi, così come stato nel passato.

Il contesto sociale e la solitudine degli anziani

I problemi di solitudine e di isolamento degli anziani fa erano ben presenti anche prima del Covid-19. Tuttavia, l’impatto delle restrizioni durante la pandemia è stato tale da farle diventare vere e proprie patologie sociali.

Il contrasto alla solitudine e all’isolamento sociale degli anziani, anche a causa di nuclei familiari sempre più piccoli dovrà essere, già nell’immediato futuro, un’emergenza che deve fare parte integrante delle politiche sociali poste in essere.

L’accelerazione sulla digitalizzazione

L’uso delle tecnologie digitali ha avuto una forte accelerazione durante la pandemia del Covid. Certamente un elemento positivo che ha consentito non solo di proseguire molte attività lavorative, ma anche di non interrompere i contatti sociali. Infatti, molti anziani hanno iniziato a prendere confidenza con il web per fare acquisti, nei rapporti col medico di fiducia e col SSN, per interloquire con la pubblica amministrazione, per rimanere in contatto visivo con figli e nipoti. Tuttavia, per una parte di essi le tecnologie digitali rappresentano ancora un tabù e quindi debbono essere aiutati. Il tema dell’alfabetizzazione digitale, e dell’aiuto agli anziani all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali sia per la comunicazione che per i servizi, deve rappresentare un impegno del sistema pubblico, anche in collaborazione con i soggetti sociali del territorio per evitare forme di isolamento che finirebbero per produrre discriminazione nell’accesso al diritto ai servizi.

• La riforma della non autosufficienza

Sono oltre 3,5 milioni le persone non autosufficienti in Italia che richiedono assistenza continua – la stragrande maggioranza di esse sono anziane.

La risposta data dalle Istituzioni a queste persone è al momento del tutto insufficiente dal punto di vista economico e dei servizi assicurati, oltre che frammentata, dispersiva e disomogenea tra Regione e Regione.

L’intervento della legge di riforma (L.33/2023) a cui il gruppo dei soggetti associativi riunito nel “Patto sulla non autosufficienza” continua a lavorare, ha decisamente spostato in avanti il tema verso la concretizzazione degli obbiettivi e dei contenuti della legge. Tuttavia, il decreto legislativo di attuazione approvato dal Governo nel mese di marzo 2024, pur contenendo normative di sicuro interesse, lascia pressoché inattuati, o quasi, alcuni pilastri su cui si fonda la legge, anche per mancanza di fondi aggiuntivi stanziati.

Il Cupla confida nelle volontà del Governo di attuare fino in fondo la legge 33, ed è impegnato a lavorare per il raggiungimento dell’obiettivo di una normativa sulla non autosufficienza che dia finalmente sollievo a milioni di anziani e alle loro famiglie, anche attraverso, l’attività del “Patto” insieme a tutte le associazioni coinvolte.

La residenzialità per gli anziani

Nel corso della pandemia sono emerse tutte le carenze del sistema di residenzialità per le persone anziane, a dimostrazione di come il sistema pubblico negli anni abbia sostanzialmente abbandonato questo tema. Insufficienza del numero di strutture pubbliche o private convenzionate, condizioni di fatiscenza e inadeguatezza assistenziale, incongruenze nei sistemi autorizzativi, opacità e scarsa partecipazione nei controlli di gestione.

Dall’inadeguatezza del sistema residenziale pubblico – e dall’insufficienza delle risposte pubbliche alla non autosufficienza – deriva il forte coinvolgimento economico e assistenziale delle famiglie nel lavoro di cura, con il ricorso alle assistenti familiari (o badanti) quando le condizioni economiche lo consentono, oppure con il sacrificio personale, quasi sempre al femminile.

Con l’intervento della legge di riforma sulla non autosufficienza (Legge 33/2023) e con l’utilizzo delle risorse del PNRR si dovrà avviare una nuova strategia che possa favorire l’integrazione dei servizi domiciliari con le strutture residenziali (RSA) che dovranno essere caratterizzate da gestioni aperte e partecipate dai familiari degli ospiti nonché da un protagonismo degli operatori nel porre in essere forme di cura idonee che oltre alle patologie sanitarie possano favorire forme opportune di socialità.

In tema di residenzialità è importante inoltre implementare quei progetti innovativi che riguardano altre forme dell’abitare. Favorire, ad esempio la sperimentazione del co-housing, comunità residenziali nelle quali la condivisione degli spazi diventa elemento di condivisione sociale, di aiuto reciproco per la sicurezza individuale e collettiva.  Così come le comunità alloggio e le altre forme di residenzialità, con particolare riguardo alle aree rurali colmando la lontananza dai centri urbani e dalle reti sanitarie e assistenziali. A maggior ragione visto il progressivo spopolamento e invecchiamento dei residenti. In tali territori si potrebbe prevedere la riconversione di strutture pubbliche o anche agrituristiche, che hanno esaurito la loro funzione ricettiva originaria, in centri diurni e residenze per anziani.

Le carenze del Sistema sanitario

Nonostante l’aumento della popolazione anziana, i maggiori bisogni di cure e strutture sanitarie, assistiamo da molti anni a questa parte ad una riduzione in termini reali del finanziamento del nostro Sistema Sanitario Nazionale, con conseguente riduzione del numero dei posti letto e del personale sanitario addetto, nonché con l’allungamento dei tempi di attesa per le prestazioni.

Il dato è evidenziato anche nella ricerca del CER (Centro di Ricerca Europeo) commissionata dal CUPLA, dalla quale emerge una prospettiva di definanziamento del sistema sanitario relativo alla percentuale di spesa sul Pil previsto in legge di bilancio al 6,2% già nel 2025, uno dei dati peggiori d’Europa.

Una scelta sbagliata che va in contraddizione con i bisogni e le criticità che il sistema sanitario sta manifestando, già da tempo, come per altro autorevolmente denunciato dall’appello di grandi nomi della scienza e della ricerca italiana a difesa del servizio sanitario nazionale, tra i quali il premio Nobel Giorgio Parisi, l’immunologo Alberto Mantovani e l’ematologo Franco Locatelli.

Il Sistema Sanitario Nazionale, pubblico, universale, sta vivendo una fase di difficoltà senza precedenti a causa del ritardo decennale con il quale si stanno affrontando alcuni temi che stanno alla base del suo funzionamento, ma principalmente per una mancanza di una strategia nazionale a riguardo, resa difficile anche dalla complicazione a coordinare i diversi sistemi sanitari regionali.

Strutture ospedaliere carenti e da rinnovare, case di comunità da implementare su tutto il territorio in particolare nelle aree interne, personale sanitario – medici e infermieri – ancora carenti nel numero e nelle specializzazioni, restano le principali emergenze da affrontare. C’è da recuperare un ritardo piuttosto marcato nei confronti dei maggiori paesi europei e dei parametri delle medie dei paesi OCSE, in tema di posti letto, terapia intensiva, personale sanitario e specializzazioni varie.

Le carenze segnalate hanno comportato una risposta qualitativamente e quantitativamente inferiore da parte delle strutture pubbliche, con tempi di attesa per le prestazioni spesso insostenibili ai fini della cura e soprattutto della prevenzione, e contemporaneamente si è verificato il lievitare del ricorso al privato e il conseguente spostamento della spesa a carico delle famiglie.

Il disagio economico dei pensionati

Il contesto economico attuale è carico di contraddizioni in quanto, a fronte di alcuni segnali di miglioramento dei dati economici, non corrispondono benefici concreti sugli aspetti sociali e sulla condizione di vita delle persone. Al contrario sono in aumento disagio sociale e povertà che riguardano ormai (dati Istat) oltre cinque milioni di persone, fra i quali una parte maggioritaria di pensionati e anziani, sui quali grava in modo eccessivo anche l’aumento dei costi per la salute.

E’ necessario, in questo contesto, sottolineare l’inadeguatezza del sistema di indicizzazione delle pensioni, con i ripetuti blocchi della perequazione automatica, l’aggravio del carico fiscale, specialmente quello locale, nonché la disparità di trattamento fiscale dei redditi pensionistici rispetto a quelli da lavoro dipendente e autonomo, tutti elementi che si traducono nella diminuzione del potere di acquisto delle pensioni, sia di quelle basse, sia di quelle di importo più elevato. Situazione, anche questa, ampiamente illustrata e certificata dai risultati della ricerca Cer-Cupla.

Le proposte del CUPLA

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano è il documento programmatico post Covid del Governo dal quale deriva un finanziamento da parte dell’Unione Europea di un ammontare complessivo pari a 209 Miliardi di euro per progetti da sviluppare nella prospettiva temporale al momento definita fino al 2026. Il piano costituisce un’occasione unica per ammodernare il Paese e recuperare alcuni gap rispetto ad altri Paesi europei. Dunque, investimenti di ordine strategico per superare il deficit infrastrutturale a beneficio dello sviluppo economico, assieme agli interventi sulle strutture per potenziare il sistema dei servizi soprattutto in campo sanitario e sociale.

Il Piano si trova adesso nella fase di attuazione dei primi progetti. Il Cupla nel voler condividere con il Governo l’impostazione progettuale e programmatica, segnala e auspica che i progetti siano comprensivi delle istanze da tempo avanzate dai pensionati e dagli anziani, ovvero, la necessità di intervenire su temi di grande spessore, come la sanità e il sociale, anche alla luce delle esperienze fatte con la pandemia del Covid.

Il CUPLA ribadisce idee e proposte che certamente non esauriscono l’ambito delle rivendicazioni del mondo degli anziani, ma costituiscono le priorità in questo difficile momento del nostro Paese, riassumibili in tre grandi filoni:

Salute, assistenza, disabilità

Il Sistema Sanitario Nazionale si trova forse nel momento più difficile dalla sua istituzione nel 1978, poiché a fronte di bisogni fortemente aumentati non ha corrisposto una adeguata attenzione supportata dai finanziamenti necessari a sostenere cambiamenti e innovazione del sistema.

La tutela della salute è uno dei diritti fondamentali, un modo per salvaguardare la dignità delle persone, soprattutto quelle anziane. Il Sistema Sanitario Nazionale, con il suo carattere pubblico e universalista costituisce uno dei patrimoni più importanti della democrazia e del sistema dei diritti nel nostro Paese per il principio di uguaglianza nell’accesso ai servizi.

Purtroppo, l’Italia è oggi agli ultimi posti in ambito europeo per percentuale di PIL dedicato alla spesa sanitaria e con velocità e modalità diverse a seconda dei territori.

Il progetto della cosiddetta “autonomia differenziata” rischia di accentuare le criticità presenti, con il pericolo di creare ulteriori discrasie nei livelli essenziali dei servizi, sia nei confronti dei sistemi sanitari regionali meno strutturati, come nelle regioni del sud, ma anche verso le aree interne e rurali del paese. La delicatezza di questa materia consiglierebbe prudenza, riflessione, approfondimento e partecipazione dei soggetti interessati prima di assumere qualunque decisione in merito. A tale proposito il Cupla si attiva affinché avvenga un confronto di merito con gli organi di governo coinvolti.

La sanità deve essere uno dei cardini sui quali deve far affidamento la ripresa economica, la coesione sociale e il sistema dei diritti universali.

Nel campo sociosanitario è necessario:

  • Riconfermare e perseguire nei fatti il carattere nazionale ed universalistico del Servizio Sanitario Nazionale, sostenendolo con una adeguata dote di risorse;
  • Spostare il baricentro dall’ospedale alla medicina territoriale, anche attraverso la istituzione di strutture ad hoc, come le Case di Comunità, atte a svolgere funzioni -attualmente svolte dagli ospedali – in collaborazione strutturata con i medici di medicina generale;
  • Strutturare o consolidare servizi (ambulatori della fragilità e della cronicità) volti ad intercettare attraverso figure/team professionali preparati (infermieri/geriatri di comunità) la condizione di fragilità fisica e cognitiva prima che questa si traduca nella condizione più onerosa (sia in termini di qualità di vita, sia economici) di non   autosufficienza;
  • Potenziare e riqualificare l’Assistenza Domiciliare assicurando la continuità tra acuzie e lungodegenza e realizzando sinergie tra servizi sociali e sanitari con le dotazioni necessarie sia in termini di finanziamento sia di organizzazione delle prestazioni;
  • Attivare i nuovi servizi domiciliari con l’intervento delle nuove tecnologie (telemedicina);
  • Riguardo il tema della non autosufficienza -affrontato poc’anzi- la legge di riforma recentemente approvata, traguarda il miglioramento dell’organizzazione dei servizi per le persone non autosufficienti; decisiva è la fase di attuazione. Sul punto il Cupla ha condiviso le iniziative del Network Non Autosufficienza e ne sostiene il lavoro, senza tuttavia delegarne le funzioni e mantenendo autonomia di giudizio e di proposta.

Con l’impegno a sottoporle al Governo, alle istituzioni e ai soggetti sociali impegnati al riguardo, il CUPLA indica e ribadisce le seguenti proposte:

  • Finanziare il necessario ampliamento dei servizi pubblici (domiciliari, semi-residenziali e residenziali) attraverso un’incisiva azione a sostegno di Regioni e Comuni;
  • Definire nuove regole rispetto agli obiettivi e alle modalità di funzionamento del sistema, per migliorare la qualità e l’appropriatezza delle risposte, eventualmente graduando i servizi e gli interventi a seconda del grado di non autosufficienza;
  • Privilegiare quanto più possibile i servizi sociosanitari per estendere e qualificare la rete dei servizi residenziali e del sostegno domiciliare alle persone bisognose, garantendo ad ogni anziano uno spazio di vita personale tale da consentire dignità e privacy;
  • Favorire le relazioni con i familiari, conciliando sicurezza e libertà di movimento;
  • Dedicare particolare attenzione alle LTC (Long Terme Cares – Cure a Lungo Termine);
  • Alleggerire le famiglie, e soprattutto le donne, dal lavoro di assistenza ai non autosufficienti, con ricadute positive sulla parità di genere e con la creazione di nuovi posti di lavoro;
  • Legiferare in materia di riconoscimento e tutela della figura dei caregiver familiari e stanziare risorse economiche a favore della famiglia, riconoscendola come il luogo migliore per garantire, soprattutto ai soggetti più fragili, assistenza, cure domiciliari, benessere psico-fisico, alleggerendo, al contempo, la pressione sulle strutture sociosanitarie.

Invecchiamento attivo

Il fenomeno demografico dell’invecchiamento della popolazione unito alla nuova domanda di integrazione e partecipazione da parte degli anziani sollecitano risposte appropriate.

Si è sviluppato così il concetto di Invecchiamento Attivo, che vuole sintetizzare l’insieme delle politiche e dei servizi per promuovere e supportare ambiti sociali e di lavoro in cui ciascun individuo possa perseguire i propri interessi e le proprie aspirazioni, in uno o più ambiti della sfera sociale e personale, in maniera attiva ed inclusiva, traendone benefici di salute fisica e psichica e, in definitiva, la percezione di una buona qualità della vita. Il CUPLA saluta positivamente che le più importanti Istituzioni a livello internazionale (ONU, UE) e lo stesso Governo Italiano abbiano posto tale problematica al centro della loro attività.

Puntare sulla valorizzazione della persona anziana come risorsa per la società nel suo insieme favorisce la sostenibilità del sistema di welfare, riduce il peso sul sistema previdenziale, può dare un apporto importante all’economia con le attività che decide di intraprendere, anche attraverso il volontariato, ed agisce come elemento propulsore per la coesione sociale.

La sfida è considerare che l’invecchiamento attivo non riguarda solo l’età anziana, ma l’intero arco della vita, soprattutto perché la vecchiaia in buona salute, si costruisce fin dall’infanzia, e un miglior rapporto di integrazione tra giovani e anziani aumenta la coesione sociale.

A tale scopo il Cupla guarda con interesse il lavoro svolto da Age Platform Europe – il raggruppamento associativo di valenza europea al quale le associazioni componenti del Cupla aderiscono – il cui lavoro tende a coordinare le proposte in tema di invecchiamento attivo fra gli stati membri dell’Europa, oltre ad intercettare risorse per progetti innovativi da attuare nel quadro delle normative europee più avanzate.

In ogni caso spetta al Governo e al Parlamento favorire, con provvedimenti idonei, lo sviluppo di politiche ed azioni utili a innescare un processo di azioni positive a riguardo. Così come sono da considerare utili le iniziative che già alcune regioni hanno fatto, di dotarsi di una legge specifica sull’invecchiamento attivo. Iniziative lodevoli che tuttavia hanno bisogno di essere coordinate e raccordate in una visione strategica nazionale.

Ad avviso del CUPLA è necessario:

  • Assicurare la piena integrazione e partecipazione delle persone anziane nella società a livello nazionale e regionale attraverso normative adeguate;
  • Promuovere politiche di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze che garantiscano l’accesso ai percorsi di invecchiamento attivo anche per gli anziani in condizioni di fragilità, socioeconomica o dal punto di vista della salute;
  • Per la tutela del benessere fisico e psicologico, investire nella prevenzione attraverso campagne di comunicazione rivolte a tutte le fasce d’età, dai bambini nelle scuole alle persone anziane, promuovendo attività fisiche e sociali e stili di vita sani (dieta equilibrata, ecc.).
  • Favorire lo sviluppo delle competenze digitali tra le persone anziane. Formazione e apprendimento continuo devono includere anche le competenze digitali, facilitando così anche l’accesso ai servizi che riguardano la salute e l’assistenza, nonché l’inclusione sociale degli anziani e dei disabili al fine di ridurne l’isolamento;
  • Favorire, anche attraverso forme di divulgazione di buone pratiche, lo sviluppo e la partecipazione a programmi di volontariato per tutti i gruppi di età, incoraggiando gli anziani ad utilizzare a questo scopo le piattaforme digitali;
  • Prevedere campagne di stampa e pubblicitarie, anche attraverso le TV, volte a far comprendere a tutti i cittadini, ed in particolare ai giovani, l’importanza del rapporto intergenerazionale e interpersonale ai fini della coesione sociale, anche utilizzando una comunicazione per riaffermare valori positivi che debbono essere alla base della coesistenza civile e familiare;
  • Prevedere un sistema normativo stringente di garanzia affinché alle persone anziane venga assicurato il sostegno di cui hanno bisogno per condurre una vita dignitosa, sia nelle proprie case che nelle case di cura, scongiurando e prevenendo ogni forma di abuso di natura fisica, psicologica o economica;
  • Prevenire, con campagne di comunicazione mirata e in collaborazione con le forze dell’ordine, le truffe e i raggiri ai danni degli anziani;
  • Incentivare e favorire una assistenza specializzata e professionale da parte delle badanti;
  • Promuovere iniziative che facilitino lo spostamento e la mobilità degli anziani onde consentire l’accesso ai servizi attivi all’interno della comunità, ivi compresi quelli per la salute la valorizzazione del tempo libero e la cultura;
  • Promuovere l’adeguamento degli standard edilizi e urbanistici, nonché la riorganizzazione degli spazi abitativi, in un’ottica di invecchiamento attivo.

Questione reddituale

Dai dati dell’Osservatorio sulle pensioni dell’INPS risulta che nel 2020 sono state 10.608.976 (il 59,6% del totale) le pensioni con un importo inferiore a 750 euro erogate dall’Istituto. Questa percentuale (per le donne il 72,6%), che già di per sé è significativa della collocazione di una grandissima parte dei pensionati sotto la soglia della povertà, costituisce la media di tutte le Gestioni dell’INPS, ma se si prendono solo le Gestioni degli ex lavoratori autonomi, la quota di coloro che stanno al di sotto dei 750 euro mensili è ben più elevata. Esiste, quindi, ed è ben radicato, un problema di povertà dei pensionati, ed in modo particolare degli ex autonomi, anche a causa della riduzione del potere di acquisto dei trattamenti.

Nel recente studio CER-CUPLA viene evidenziato che negli ultimi dieci anni il potere di acquisto delle pensioni si è ridotto in maniera importante.

Dal 2009 al 2023 una pensione di 1.500 euro lorde ha perso circa 50 euro mensili di potere di acquisto, corrispondenti a circa 800 euro l’anno. La gran parte di questa perdita è dovuta al balzo del tasso di inflazione del biennio 2021-2022, e al ritardo annuale con il quale i trattamenti vengono adeguati all’inflazione; nello stesso periodo le pensioni al di sotto dei 1.500 euro mensili sono di fatto diminuite a causa dell’aumentato prelievo fiscale che è maggiore sulle pensioni più modeste rispetto a quelle più ricche, perché è causato dall’espansione delle addizionali locali.

Infine, la parziale indicizzazione ha ridotto in modo considerevole anche il potere di acquisto delle pensioni un po’ più alte: un assegno lordo di 2.500 euro si è impoverito del cinque per cento tra il 2010 e il 2021, ed avrà una ulteriore perdita di circa il cinque per cento tra il 2022 e il 2025.

Il CUPLA avanza le seguenti proposte:

  • Sostenere i redditi dei pensionati, con particolare riguardo alle fasce economicamente più deboli;
  • Adeguare, seppur gradualmente, i trattamenti minimi di pensione fino alla soglia di 800 euro, definita, oltre che dall’Istat anche dagli osservatori europei soglia di povertà.
  • Istituire una pensione base o di garanzia per i futuri pensionati, attraverso un assegno minimo e dignitoso, al quale i lavoratori potranno aggiungere la prestazione derivante dalla contribuzione maturata nel percorso lavorativo.
  • Riformare il meccanismo di rivalutazione annuale calcolato dall’Istat adottando l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea (IPCA), più adatto del FOI per misurare le variazioni del costo della vita per gli anziani, in quanto comprensivo i generi di prima necessità, le spese farmaceutiche, le prestazioni specialistiche non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, le spese per le assistenti familiari;
  • Ripristinare la doppia indicizzazione delle pensioni, non solo in base alle variazioni dei prezzi, ma anche in base alla variazione della massa delle retribuzioni lorde di contabilità nazionale (aggancio alla dinamica salariale).
  • Colmare lo svantaggio in fatto di tassazione sulle pensioni, allineando le detrazioni da lavoro dipendente e da pensione, oppure attraverso l’introduzione di un nuovo bonus Irpef pensionati, che coinvolga, ad esempio tutti coloro che percepiscono pensioni basse, escluse quelle assistenziali.

Il CUPLA è impegnato a riprendere il confronto con i sindacati del lavoro dipendente sulla base dell’intesa già sottoscritta che prevede vari temi di confronto (dalla difesa del potere di acquisto delle pensioni, alla non autosufficienza, all’invecchiamento attivo e agli altri temi di comune interesse che di volta in volta si presentassero). Sui temi sopra enunciati il CUPLA propone al Governo di istituire un Tavolo di Lavoro Permanente (Piano Anziani Nazionale – PAN) composto dai Ministeri coinvolti, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dal CUPLA, dalle altre Organizzazioni dei pensionati, dal Volontariato, dal Terzo Settore e dall’ANCI, nel quale si possa avviare un confronto costante utile a definire le azioni da realizzare nel futuro tese a risolvere le attuali criticità.

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