Il prossimo anno i pensionati imperiesi al minimo dovranno accontentarsi di un solo euro e mezzo di aumento mensile. La denuncia arriva dall’Anap, l’associazione anziani e pensionati della Confartigianato di Imperia, in vista delle rivalutazioni attese per il 2015. Come ogni anno infatti dal 1° gennaio le pensioni dovranno essere rivalutate per compensare la perdita di potere di acquisto dovuto all’inflazione che si è verificata nell’anno precedente (il 2014). Questa volta, però, i pensionati si troveranno in tasca solo qualche spicciolo in più a causa del bassissimo tasso di inflazione che si sta registrando nell’anno in corso, con un’inflazione addirittura negativa (deflazione) in alcuni periodi dell’anno. Fattori economici che, diversamente a quanto potrebbe sembrare all’apparenza, non sono di vantaggio ai pensionati molti dei quali, con questi aumenti insignificanti, si troveranno un po’ più poveri nel 2015.
“Sull’impoverimento dei pensionati con trattamenti bassi e bassissimi – ha detto Gianni Ghione presidente Anap Confartigianato Imperia – agiscono poi in modo più determinante gli aumenti dei costi dei servizi pubblici, il progressivo ritiro del pubblico dal sociale e la necessità (o l’obbligo) di ricorrere spesso a servizi privati. Molti di questi fattori non vengono rilevati ai fini dell’indice ISTAT per la rivalutazione delle pensioni. Ecco perché la modifica dei meccanismi volti a tutelare il potere di acquisto delle pensioni sta in cima alle rivendicazioni dell’ANAP e del CUPLA”.
Per cominciare, ad esempio, per rilevare l’indice ISTAT si potrebbe adottare un paniere specifico mirato ai consumi degli anziani. “I pensionati il prossimo anno avranno aumenti quasi impercettibili di pensione – prosegue Ghione – Quelli al minimo, ad esempio, dovranno accontentarsi di un piccolo euro e mezzo di aumento mensile, neanche un litro di latte”.
Si dirà: sì, però anche l’inflazione è stata bassa. Non è esattamente così. Innanzitutto perché la bassa inflazione o deflazione che c’è in questo momento è dovuta soprattutto alla diminuzione del prezzo del petrolio e non alla diminuzione dei prezzi dei beni di prima necessità che vengono acquistati dalle fasce basse della popolazione. Poi perché, come illustrato sopra, alcune spese dei pensionati non vengono rilevate, o non hanno un peso adeguato, nel paniere dell’ISTAT. Infine perché la deflazione è il sintomo di un’economia che non va, in cui i consumi vengono contenuti al minimo dalle famiglie, in cui non c’è circolazione di capitale, e quando l’economia non va ci rimette lo Stato Sociale, e quindi i pensionati. Nel 2015 avremo i seguenti importi mensili di pensione: Pensione minima: € 502,38. Pensione sociale: € 369,63. Assegno sociale: € 448,50.
Il mantenimento del potere di acquisto delle pensioni rappresenta quindi uno dei problemi più rilevanti per i pensionati. Da quando è stato abolito l’aggancio alla dinamica salariale, le pensioni hanno subito ogni anno un deprezzamento che non ha ricevuto compensazione dalla perequazione automatica, sia perché è mancata la correlazione con i livelli salariali, sia perché il sistema di rilevazione dell’indice di svalutazione da parte dell’ISTAT adotta un paniere che non è adeguato ai consumi dei pensionati.
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