Anche quest’anno il Censis ha presentato il suo Rapporto Annuale, giunto alla sua 58esima edizione, forse il più accreditato strumento di ricerca per interpretare i più significativi fenomeni socio-economici del nostro Paese.

Il Rapporto del 2024 racconta l’Italia e gli italiani ricorrendo all’espressione «sindrome italiana». Secondo il Censis, il Paese si muove intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in capitomboli rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi. Però la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata.

Negli ultimi vent’anni (2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali del 7,0%. E nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%. Il tutto mentre negli italiani diminuisce la fiducia nei cardini che hanno caratterizzato gli equilibri di 20/30 anni fa: le democrazie liberali, l’europeismo, l’atlantismo, l’occidentalismo, anche per via dei conflitti in corso.

Tutto questo mentre con l’immigrazione la composizione della società si modifica, un evento a cui forse gli italiani non sono preparati dal punto di vista culturale. In effetti emerge anche che siamo un Paese di ignoranti.

Nel complesso, guardando anche alle tendenze dell’economia, secondo il Censis i conti nel sistema Italia non tornano: più lavoro e meno Pil sembrano una contraddizione. E poi ancora rileva la carenza di personale, le grandi incertezze sul welfare.

E’ proprio sull’aspetto del Welfare che vogliamo soffermarci, a cui viene dedicato un capitolo nella terza/quarta parte del Rapporto.

Servizio sanitario

Dal 2013 al 2023 la spesa sanitaria privata pro-capite è cresciuta in termini reali del 23,0%, mentre quella pubblica dell’11,3%. Nel periodo 2015-2022 le retribuzioni dei medici nel Servizio sanitario nazionale hanno subito un taglio in termini reali del 6,1%. Non sorprende, quindi, che l’87,2% degli italiani ritenga una priorità migliorare le retribuzioni e le condizioni di lavoro dei medici, considerati la risorsa più importante della sanità. Il 92,5% considera prioritario assumere nuovi medici e infermieri. L’83,6%, dopo la traumatica esperienza dell’emergenza Covid, che ha visto la sanità impreparata ad affrontare il picco di domanda di prestazioni sanitarie, si aspettava investimenti massicci e un più intenso impegno per potenziare il sistema sanitario.

Ricorso alla sanità a pagamento

Negli ultimi 24 mesi il 44,5% degli italiani ha sperimentato, direttamente o indirettamente tramite i propri familiari, il sovraffollamento nelle corsie di ospedale o in altri servizi sanitari, la lunghezza delle liste di attesa. Ogni 100 tentativi di prenotare prestazioni nel Servizio sanitario, il 34,9% degli italiani finisce poi nella sanità a pagamento, cioè in intramoenia o nel privato puro, pagando di propria tasca.

Lo sforzo economico per acquistare prestazioni sanitarie coinvolge anche i livelli di reddito inferiori ed è alto, quindi, il rischio di una sanità non equa, visto che i benestanti possono ricorrere alla sanità a pagamento con maggiore facilità. Così, l’84,2% degli italiani è convinto che i benestanti possano curarsi prima e meglio dei meno abbienti. Il 36,9% degli italiani in effetti ha dovuto tagliare altre spese per finanziare le proprie spese sanitarie, quota che sale al 50,4% tra le persone con redditi bassi e scende al 22,6% tra quelle con redditi alti.

Il 63,4% degli italiani dichiara di provare sfiducia nel Servizio sanitario, perché teme di non poter contare su soluzioni appropriate, mentre solo il 27,9% ha fiducia e si sente con le spalle coperte.

Le forme di povertà

L’Italia presenta una percentuale di persone a rischio di povertà pari al 27,2% prima dei trasferimenti sociali e al 18,9% dopo di essi, mentre i dati della media Ue sono pari rispettivamente al 24,8% e al 16,2%. Secondo un’indagine del Censis il 9,8% degli italiani maggiorenni vive in famiglie in cui il reddito non è sufficiente a coprire le spese mensili. Ma i disagi non sono solo economici: l’8,4% degli italiani si trova in una condizione di povertà alimentare, il 9,5% in povertà energetica e 2,7 milioni di maggiorenni in condizione di povertà oculistica.

Il sistema pensionistico

L’81,5% degli italiani pensa che, con pochi giovani e tanti anziani, la previdenza inevitabilmente andrà incontro a grandi difficoltà. L’81,2% dei giovani è convinto che per garantirsi una vecchiaia serena sono fondamentali i risparmi e il 60,6% giudica essenziale lo sviluppo della previdenza complementare. Il 65,2% degli italiani ritiene tuttavia che si debba riconoscere la libertà individuale di andare in pensione prima dell’età prefissata, sia pure subendo piccole penalità.

Il 59,6% crede che sarebbe opportuno consentire ai pensionati di lavorare se vogliono farlo (il dato sale al 77,6% tra gli anziani). In più, l’84,7% degli italiani ritiene che nelle aziende occorra introdurre meccanismi per trasferire competenze dagli anziani ai giovani.

Una ricerca particolare sulle problematiche assistenziali e della non autosufficienza in Italia era stata fatta in precedenza dal Censis. Da essa veniva fuori che in Italia il welfare è sostanzialmente incompiuto. In tema di salute, assistenza e previdenza le famiglie italiane sono sempre più vulnerabili, con grandi difficoltà nella gestione della non autosufficienza e consapevoli di dover ricorrere a risorse proprie. A conferma di questo stato d’animo, il 45,3% considera prioritario il potenziamento dei servizi domiciliari, partendo dal presupposto che la casa sia il miglior posto dove curarsi, il 58,7% chiede l’introduzione della deducibilità del lavoro domestico ed il 49,1% dichiara di occuparsi personalmente, come caregiver, di un parente non autosufficiente, in aggiunta al ruolo della badante.

Quella scattata dal Censis è l’immagine più efficace della distanza che si sta creando tra la domanda di protezione sociale delle famiglie e il progressivo mutamento del welfare del nostro Paese, che sembra aver smarrito la propria missione, lasciando senza risposta una parte crescente della popolazione.

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