Nel marzo scorso è stata approvata dal Parlamento la Legge 23 marzo 2023 n. 33, che contiene importanti principi in maniera di politiche verso gli anziani e delega il Governo ad adottare decreti legislativi che recepiscano tali principi e li traducano in norme operative. Si tratta di una riforma complessiva dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, che prende in considerazione i vari aspetti ad essa collegati, dall’invecchiamento attivo all’assistenza domiciliare, dalla residenzialità agli interventi di sostegno economico.
Come già messo in evidenza in altre occasioni, l’ANAP ha accolto con grande favore e speranza l’approvazione della legge 33, il cui iter è stato iniziato e portato avanti dal Governo Draghi lo scorso anno, attraverso Commissioni, consultazioni, acquisizione di pareri, fino alla sua predisposizione finale. Il successivo Governo Meloni ha avuto il merito di accelerare i tempi riprendendo quasi integralmente il testo predisposto dal Governo Draghi e di adoperarsi fattivamente e positivamente per farlo approvare dal Parlamento.
Decisiva è stata, in questa fase, l’azione e la forte pressione del “Patto per un uovo Welfare per la Non Autosufficienza”, di cui l’ANAP fa parte e a cui ha partecipato attivamente nella definizione di una “proposta” avanzata nei confronti dei Governi, che poi ha costituito l’ossatura della Legge n. 33 approvata.
Ma tutti siamo consapevoli che la possibilità di disporre di un insieme di norme che riformino il carente sistema attuale e siano in grado di dare risposte adeguate a milioni di anziani che hanno problemi di non autosufficienza, e alle loro famiglie, risiede nella qualità, nell’adeguatezza e nella concretezza dei decreti delegati che il Governo si accinge ad emanare.
Per questo il Patto – e noi con esso – si è messo subito al lavoro per affrontare tutte le problematiche che il Parlamento ha delegato al Governo, elaborando proposte e persino articolati completi su singoli punti, come se, con grande responsabilità, spettasse al Patto – e non al Governo – il compito di predisporre i decreti legislativi. Ma l’interesse e le aspettative delle Associazioni che compongono il Patto sono talmente alti che è valsa la pena sacrificarsi e dedicare molto del nostro tempo per raggiungere un obiettivo così ambizioso e atteso da milioni di persone.
Dunque, a che punto siamo?
Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza è a buon punto nell’elaborazione di alcune proposte per i Decreti.
Stiamo operando attraverso sette gruppi di lavoro (uno per ciascuno dei principali argomenti della riforma), ognuno dei quali ha svolto un lavoro approfondito e ha già predisposto degli elaborati, che presenterà con il proprio rapporto finale dopo l’estate.
Il Patto propone l’avvio nel 2024 di un Piano di Legislatura per attuare progressivamente la riforma dell’assistenza agli anziani, proponendo norme da inserire già nella prossima Legge di Bilancio.
La proposta, che si propone di cominciare a fornire migliori risposte ad anziani e famiglie nel più breve tempo possibile, in modo da iniziare a dare sollievo alle loro pressanti necessità, e al tempo stesso di tradurre la riforma in pratica con un percorso pluriennale per disegnare l’assistenza di domani, prenderà in considerazione essenzialmente i seguenti argomenti:
- La Domiciliarità, partendo dalla stima del fabbisogno per l’attivazione dell’assistenza domiciliare specificamente progettata per la non autosufficienza, prevista dalla riforma e sinora praticamente assente in Italia.
- La Residenzialità, per l’aumento della qualità dell’assistenza dedicata agli anziani, in condizioni più gravi, che vivono in strutture residenziali.
- La Prestazione Universale, inserendo una graduazione che consente di rispondere meglio alle esigenze dei più fragili e la possibilità per il cittadino di scegliere tra servizi e prestazione economica.
Naturalmente, per l’attuazione della Legge 33 e la sua traduzione in Decreti delegati, si pone un problema di costi, in modo particolare per coprire le spese che deriveranno dal nuovo sistema organizzativo e di Governance del sistema assistenziale e quelle che saranno necessarie per assicurare cure e prestazioni più estese e di qualità. Anche su questo il Patto interviene nelle sue proposte quantificando il fabbisogno. Importante è agire con tempestività ed efficacia in modo che le risorse necessarie vengano stanziate già nella prossima Legge di Bilancio per il 2024, che il Governo sta già cominciando a predisporre e che verrà presentata al Parlamento per l’approvazione nel prossimo autunno.
In definitiva, il Patto, come ha fatto nella fase di predisposizione del testo della legge delega, avanzando proposte che in gran parte sono state fatte proprie dall’Esecutivo, anche in questa fase di predisposizione dei Decreti Legislativi sta mettendo in campo tutte le competenze e le professionalità delle 59 Organizzazioni che lo compongono e che rappresentano gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi agli anziani non autosufficienti.
Non neghiamo che il percorso dell’attuazione della Legge 33 per arrivare ad una riforma organica ed efficace del sistema assistenziale per gli anziani in Italia è complesso e irto di ostacoli, perché, oltre a predisporre buoni decreti legislativi, bisogna finanziare concretamente le misure in essi previste con risorse nuove che la 33 non prevede, valutabili attorno ai 7-8 Miliardi.
Tuttavia confidiamo che il Governo, a cui a breve il Patto consegnerà le proprie proposte, possa fare tesoro di quanto in esse contenuto, che riteniamo sia estremamente equilibrato e tarato sulle necessità di milioni di famiglie italiane, e non si lasci sfuggire l’occasione per allineare finalmente il nostro Paese ad altri che già da tempo hanno legiferato sull’assistenza agli anziani non autosufficienti. E’ una questione di civiltà, l’alternativa è la barbarie e l’abbandono degli anziani italiani ad una situazione fatta di precarietà, diritti negati, disuguaglianza.
I numeri della non autosufficienza
In Italia vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti, che diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050.
L’Adi (Assistenza Domiciliare integrata) delle Asl copre solo il 6,2% degli ultra 65enni e non è pensata per assistere gli anziani non autosufficienti. Essa eroga singole prestazioni di natura medico-infermieristico-riabilitativa per far fronte a specifiche e circoscritte esigenze sanitarie, per poche ore l’anno (in media 15 ore) e per brevi periodi (in genere non oltre i 2-3 mesi); inoltre, non è coordinata con il servizio domiciliare sociale dei Comuni.
Oggi appena il 6,3% delle persone non autosufficienti è ospitato in una struttura residenziale. Si tratta prevalentemente di anziani over 85, spesso afflitti da demenza e con ridotta speranza di vita. A questi si aggiunge uno 0,6% in strutture semi-residenziali.
Circa un milione di anziani non autosufficienti, il 26%, è assistito da una badante, nel 60% dei casi assunta in modo parzialmente o totalmente irregolare.
Il restante 45% è privo di qualunque assistenza professionale, affidato solamente alla cura di un familiare.
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