I ricercatori hanno da sempre cercato un metodo rapido e sicuro per diagnosticare il morbo di Alzheimer prima che i suoi sintomi si manifestino. Presso il Georgetown University Medical Center di Washington, i ricercatori hanno sperimentato un nuovo test facile ed economico per individuare nel sangue le sostanze che consentono di prevedere il rischio di insorgenza della malattia. Il nuovo test prevede un semplice prelievo del sangue anzichè, come avveniva in precedenza, il prelievo del liquido cerebrospinale tramite puntura lombare, esame piuttosto doloroso e costoso.
Sono stati quindi individuati dai ricercatori dieci composti lipidici che se presenti nel sangue segnalano l’alta probabilità di sviluppare il morbo nei prossimi due, tre anni. L’esame ha un’accuratezza del 90% ed è stato testato su circa 525 pazienti ultrasettantenni.
Un’altra ricerca, pubblicata sul Science Translational Medicine e sviluppata dalla Washington University School of Medicine di Sant Louis, ha portato alla scoperta di una nuova diagnosi con i biomarcatori. I biomarcatori più conosciuti dalla medicina sono la proteina beta amiloide e la proteina tau. Quando la proteina beta amiloide è a un livello basso e la proteina tau è al contrario a un livello elevato, significa che il paziente è entrato nella prima fase del morbo. I ricercatori hanno prelevato e studiato per anni campioni di fluido cerebrale di oltre duecento pazienti e hanno scoperto che la proteina tau, in una prima fase della malattia, aumentava di livello per poi diminuire una volta conclamata la malattia. I ricercatori, hanno quindi scoperto che non basta una sola misurazione e che quando verrà scoperto il motivo di queste variazioni, si potranno sviluppare farmaci efficaci e mirati. L’emergenza rimane dunque elevata per il morbo di Alzheimer, dato che ha già colpito oltre trentacinque milioni di persone al mondo e che per i prossimi quindici anni si prevede che il numero dei malati possa raddoppiare.
Fonte: Focus.it
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