Nella seduta del 21 marzo scorso, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva, con 150 voti a favore, nessun contrario e 72 astenuti, il disegno di legge recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”, già approvato precedentemente dal Senato. Nei prossimi mesi il Governo dovrà lavorare alla stesura dei decreti attuativi, che dovrebbero essere adottati entro il 31 gennaio 2024.

Il fatto che la legge sia passata senza nessun voto contrario sta a dimostrare quanto l’obiettivo che essa persegue sia unanimemente condiviso da tutti i partiti, dai sindacati, dalla società civile, dalle tante organizzazioni pubbliche e private che si trovano a che fare col mondo degli anziani. E ciò è indicato anche dal percorso che il provvedimento ha avuto, in un continuum tra due Governi: il Governo Draghi, che lo ha inserito nel PNRR, lo ha concepito con l’ausilio di Commissioni all’uopo costituite, lo ha approvato nell’ultima seduta del suo Consiglio dei Ministri; il Governo Meloni, che ha avuto il merito di riprenderlo quasi integralmente e farlo proprio, evitando così di allungare i tempi, e lo ha presentato in Parlamento sostenendolo fino alla sua approvazione definitiva. Un ringraziamento particolare va al Vice Ministro Bellucci, per il suo impegno e la sua sensibilità su un tema che è molto sentito da milioni di anziani bisognosi di assistenza.

Il clima è stato quello di una consapevolezza generale che non è più tollerabile che nel nostro Paese milioni di anziani divenuti non autosufficienti debbano affrontare la loro situazione con grande sofferenza e difficoltà a causa di norme che regolano l’assistenza assolutamente inadeguate, carenti, dispersive, assai spesso ingiuste, e che le famiglie debbano sopportare quasi interamente il peso sociale, psicologico ed economico per assicurare cure ed assistenza ai loro cari.

E’ importante sottolineare che la legge è anche il frutto di un costante confronto del Governo con Organizzazioni e Associazioni del mondo degli anziani. Un apporto assai importante è stato dato dal “Patto per un nuovo welfare”, che raggruppa 57 organizzazioni e associazioni coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. L’ANAP ha preso parte attivamente, con il lavoro fatto all’interno del “Patto” e attraverso i contatti avuti con le Commissioni all’uopo istituite, alla definizione della riforma. 

La legge delega contiene i presupposti per dotare finalmente il nostro Paese di una normativa con profili di semplificazione, operatività e concretezza che colmi il divario con altri Paesi europei come l’Austria, la Germania, la Francia, la Spagna che hanno fatto la Riforma molto prima di noi. L’obiettivo di fondo è da una parte la razionalizzazione di tutte le prestazioni esistenti adottando Progetti assistenziali individualizzati e dall’altra il sostegno alle famiglie che si prendono cura degli anziani, in un sistema integrato di prestazioni monetarie e servizi di assistenza sul territorio.

I punti focali della Riforma

Una nuova Governance

Viene istituito il Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA), presso la presidenza del Consiglio dei ministri, per il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali in favore delle persone anziane, con particolare riguardo alle politiche per la presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza. Il CIPA avrà tra gli altri come obiettivo l’armonizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEPS) rivolti alle persone anziane non autosufficienti e dei relativi obiettivi di servizio, con i livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA).

Il Sistema unico per la valutazione delle condizioni dell’anziano

Viene introdotto il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNAA) al fine di accorpare le procedure di accertamento e coordinare le attività dei diversi Enti per dare risposte ai bisogni degli anziani non autosufficienti. Oggi invece prevale la frammentazione degli interventi tra Stato, Regioni e Comuni. Si passerà dalle attuali 5-6 valutazioni delle condizioni dell’anziano, necessarie per definire gli interventi da erogare, a solo due, quella statale e quella regionale, collegate tra loro. Con i “punti unici di accesso” (PUA) verranno semplificate e integrate le procedure di valutazione dello stato della persona anziana, attraverso una valutazione multidimensionale e la definizione di un “progetto assistenziale individualizzato” (PAI), che indicherà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie.

Priorità all’assistenza domiciliare

Viene riconosciuto il diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio. Saranno definiti nuovi modelli d’intervento, con la creazione di servizi domiciliari pubblici ad hoc per gli anziani non autosufficienti, la cui durata sarà adeguata alla condizione di non autosufficienza, che potrebbe estendersi anche per anni. Per rispondere alle molteplici esigenze, verrà fornita in modo coordinato una pluralità di interventi medico-infermieristico-riabilitativi, di sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana dell’anziano e di affiancamento ai familiari. Il cambiamento è notevole rispetto alla situazione di oggi in Italia, dove i servizi sono spesso quasi inesistenti, non progettati per gli anziani, non personalizzati, con grandi differenze territoriali, con una durata generalmente limitata a 2-3 mesi e a poche ore settimanali.

Indennità di accompagnamento

L’indennità di accompagnamento, di cui oggi usufruiscono 1,8 milioni di invalidi per una spesa di 11,7 miliardi l’anno, sarà trasformata nella Prestazione Universale per la Non Autosufficienza. Il suo importo non sarà più uguale per tutti gli aventi diritto, ma sarà personalizzato in base alle condizioni di salute, più alto per chi sta peggio. I titolari della prestazione potranno scegliere tra un contributo economico senza vincoli d’uso, come è oggi per l’indennità, oppure la fruizione di servizi alla persona (forniti da gestori privati, enti pubblici o da badanti regolarmente assunte). Verrà incentivata la scelta delle prestazioni in servizi.

Servizi residenziali

Saranno previste misure idonee a perseguire adeguati livelli di intensità assistenziale, anche attraverso la rimodulazione della dotazione di personale, in funzione della numerosità degli anziani residenti e delle loro specifiche esigenze, nonché l’attenzione alla qualità degli ambienti di vita, con strutture con ambienti amichevoli, familiari, sicuri, che facilitino le normali relazioni di vita e garantiscano la riservatezza della vita privata e la continuità relazionale delle persone anziane residenti.

Badanti

Verranno definiti standard formativi per le badanti con apposite linee guida nazionali che indicheranno le competenze richieste e le modalità per il riconoscimento di quelle pregresse. Saranno riordinate le agevolazioni fiscali e contributive per sostenere la regolarizzazione del lavoro di cura svolto a domicilio.

Misure a favore dell’invecchiamento attivo e dell’inclusione sociale

Tra le deleghe al Governo ci sono anche quelle per la definizione di misure intese alla promozione dell’invecchiamento attivo e della dignità, autonomia, inclusione sociale degli anziani e alla prevenzione della loro fragilità. Tra i princìpi e i criteri direttivi generali a cui i decreti dovranno ispirarsi ci sono, oltre alla promozione di interventi di sanità preventiva presso il domicilio delle persone anziane, quelli per preservare l’indipendenza funzionale in età avanzata e mantenere una buona qualità di vita, quelli volti a contrastare i fenomeni della solitudine sociale e della deprivazione relazionale, quelli per l’individuazione, la promozione e l’attuazione di percorsi e di iniziative per il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive, lavorative e sociali, anche mediante l’attività sportiva e la relazione con gli animali domestici.

L’impegno per il prossimo futuro e le incognite

La legge delega, pur con alcune imperfezioni, costituisce indubbiamente un buon impianto per rispondere alle esigenze degli anziani nel nostro Paese.

Tuttavia, sarà delicatissima la partita dei decreti legislativi attuativi, che il Governo dovrà approvare entro gennaio 2024, in quanto bisognerà costruire una politica nazionale di assistenza agli anziani non autosufficienti che sia realistica ed efficace, un sistema in cui ci sia una vera collaborazione tra Istituzioni diverse con compiti diversi, una cosa che in Italia non c’è mai stata finora.

Sarà fondamentale che, in questo periodo non eccessivamente lungo che ci separa dalla scadenza dell’adempimento, il Governo cerchi le più larghe convergenze, coinvolgendo Organizzazioni come la nostra, il “Patto” e tutte quelle che possono dare un contributo di competenza e specialistico, oltre che politico, nella definizione di un complesso legislativo che rappresenti realmente una svolta rispetto all’attuale sistema.

Infine, c’è il nodo dei finanziamenti. La riforma è a risorse invariate rispetto a quelle già previste dagli attuali Fondi o Programmi a livello nazionale o regionale, riportando dizioni quali “nei limiti delle compatibilità finanziarie di cui alla presente legge” anche per capitoli per i quali si prevedono servizi aggiuntivi, per esempio quelli conseguenti all’attuazione concreta della nuova domiciliarità, pensata per la prima volta per la non autosufficienza, che deve essere della durata necessaria, con un mix di prestazioni e di multiprofessionalità, diversa dall’Assistenza Domiciliare Integrata (Adi) finanziata dal PNRR, che è quella oggi esistente, largamente inadeguata.

Come richiesto anche dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, occorre lo stanziamento di ulteriori risorse per realizzare gli interventi previsti e il banco di prova della credibilità dell’intera operazione di rifondazione dell’assistenza ai non autosufficienti sarà la prossima legge di bilancio, perché senza risorse aggiuntive la riforma rimane un bell’impianto, ma difficilmente attuabile.

Image by Drazen Zigic on Freepik

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