Solo il 4% dei pensionati può permettersi un’assistenza adeguata in caso di non autosufficienza.
Dal 1° gennaio 2023 è scattato l’aggiornamento delle retribuzioni minime del lavoro domestico in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo, che ha portato a far crescere di molto le retribuzioni delle badanti, col rischio concreto che per oltre un milione di famiglie ciò rappresenti un costo insopportabile, alimentando così il lavoro informale in un settore in cui il tasso di irregolarità è già del 52%, secondo i dati Istat.
Partendo da questa constatazione, l’Osservatorio DOMINA (Associazione nazionale delle famiglie datori di lavoro domestico) ha analizzato l’impatto del costo delle badanti sul bilancio familiare di un pensionato o, più in generale, di una famiglia italiana. Se pensiamo che la maggior parte dei datori di lavoro domestico (il 67.4%) ha almeno 60 anni, si può facilmente intuire che la loro principale fonte di reddito sia la pensione.
Infatti, in Italia, un anziano che ha bisogno di un aiuto per le difficoltà crescenti dovute all’età dispone solo delle sue risorse personali (la pensione), o al massimo dell’indennità di accompagnamento (concessa in caso di totale invalidità) per pagare il costo dell’assistenza. Se questo supera la disponibilità finanziaria, è necessario fare ricorso ai risparmi o alle risorse dei familiari (in genere i figli).
La ricerca ha cercato di analizzare quanti pensionati possono permettersi un aiuto esterno con l’utilizzo della sola pensione partendo dai dati delle dichiarazioni dei redditi.
L’analisi della classe di reddito dei pensionati evidenzia come il 61% degli anziani abbia un reddito complessivo al di sotto dei 20 mila euro annui, ovvero al di sotto di circa 14.600 euro annui spendibili (al netto delle tasse). Questi redditi dovrebbero sostenere il costo di un lavoratore domestico, che dipende ovviamente dalle mansioni e dall’orario di lavoro.
Considerando una badante che si occupa di persone autosufficienti (BS) e focalizzando tre casi in base alle ore di lavoro ed alla convivenza con la persona da assistere, i costi annui per il lavoratore domestico variano da 2 mila euro (5 ore a settimana) a oltre 16 mila per una assistenza di 54 ore con convivenza. Con gli aumenti di oltre l’8% in tutte le categorie, gli oneri per le famiglie diventano ancor più pesanti, specialmente in caso di assunzione di lavoratori per molte ore a settimane.
Per esempio, una famiglia che assumente una badante convivente non formata si troverà a pagare circa 1.377 euro più all’anno, a cui bisogna aggiungere quasi duemila ero in più se la badante è formata. Aumenti importanti, questi, che rendono difficile il sostentamento della spesa per l’assistenza con la sola pensione.
Per meglio comprendere le disponibilità economiche degli anziani, si consideri che, secondo i dati dell’indagine dei consumi dell’ISTAT, la spesa media di sostentamento per le persone sole con almeno 65 anni è pari a 1.379 euro mensili, circa 18.000 euro annui. Anche togliendo le spese per gli affitti figurativi, in quanto la maggior parte degli anziani vive in case di proprietà, risulta un consumo medio di quasi 11 mila euro all’anno dovuto principalmente per cibo, vestiario ed utenze.
Analizzando complessivamente i redditi netti dei soggetti con reddito prevalente da pensione ed i consumi medi che emergono dall’Indagine ISTAT, la maggior parte dei pensionati si può permettere solo un piccolo aiuto di 5 ore a settimana, ma se si ha bisogno di un lavoratore per più ore la percentuale di pensionati che se lo può permettere si riduce a meno del 10% di essi.
Se subentra poi la non autosufficienza della persona assistita, il bisogno di assistenza cresce e di conseguenza anche il costo economico cresce e sono ben pochi gli anziani che con la sola pensione riescono a far fronte a questa necessità.
Per potersi permettere l’assistenza per il tempo necessario, magari con vitto e alloggio, è necessario ricorrere all’assunzione di lavoratori inesperti e non formati. In questo caso la percentuale di pensionati che possono permettersi un’assistenza a persona non autosufficiente oscilla tra il 5,5% e il 7,6%; ma tale percentuale si abbassa al 4% se si assume personale preparato, ovviamente più costoso.
Questi dati forniti dall’Osservatorio DOMINA dimostrano che è ancor più impellente che il Parlamento approvi la legge di riforma del sistema assistenziale agli anziani, dotando il nostro Paese di una regolamentazione razionale, efficiente, veramente mirata a risolvere i problemi di milioni di famiglie italiane che adesso si fanno carico quasi interamente dei loro familiari non autosufficienti. Per questo obiettivo l’Anap si sta battendo insieme al “Patto per un nuovo Welfare”.
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