Di questi tempi i giornali e i notiziari radio-TV riportano con grande intensità notizie delle ripercussioni economiche sulle imprese, e ovviamente sulle famiglie, dell’aumento dei costi delle bollette del gas e dell’elettricità, che stanno raggiungendo livelli insopportabili per una buona parte della popolazione e minacciano un inverno molto freddo nelle case nonostante il riscaldamento climatico.
Molti reportage vengono fatti su alberghi e strutture ricettive, anche storici, che sono costretti a chiudere perché non ce la fanno a sostenere costi delle bollette aumentati del doppio o del triplo, che ormai azzerano i guadagni e creano anche debito.
Poco si sente, invece, delle ripercussioni del caro energia sulle strutture residenziali per gli anziani, che debbono affrontare ostacoli ancor più grandi, con il concreto rischio di chiusura che porrebbe seri interrogativi sulla sorte degli anziani che vi sono ospitati.
Mentre, infatti, se chiude un albergo ci sono problemi solo per i proprietari e i loro dipendenti e, al massimo, sarà più difficile trovare strutture ricettive per quanti vogliono fare turismo, quando chiude una RSA ci saranno ripercussioni non solo sulla proprietà e sui dipendenti, ma anche sugli anziani e sulle loro famiglie.
Dopo il periodo assai complicato della pandemia, che ha provocato essa stessa un aumento dei costi di gestione per le Residenze Sanitarie Assistenziali e i servizi semiresidenziali (pensiamo solo alle mascherine, ai test, all’organizzazione interna), gli aumenti delle bollette energetiche rappresentano spesso una mazzata insopportabile per i bilanci di molte strutture – le cui tariffe peraltro sono imposte – se il Governo non interviene in qualche modo prevedendo immediati ristori.
Di fronte a tale situazione, il sistema residenziale per anziani è in sofferenza e si teme fortemente l’arrivo dell’autunno, con l’accensione degli impianti di riscaldamento, anche se l’estate con i condizionatori in funzione, indispensabili per gli ospiti anziani, ha visto già un consumo incomprimibile dell’energia elettrica. E ciò mentre i costi dell’energia sono cresciuti in un anno del 166%. La peculiarità del problema per le RSA è che è impossibile ridurre il riscaldamento per gli ospiti fragili, così come è impossibile aumentare i costi delle rette a carico delle famiglie.
Di qui la pressante necessità di un intervento governativo, prima che si giunga all’irreparabile. Va ricordato, infatti, che le strutture residenziali e semiresidenziali ospitano persone spesso non autosufficienti, le quali nella maggior parte dei casi non possono essere ospitate nelle loro famiglie, vuoi perché non ci sono le condizioni ambientali o le disponibilità di cura (ad esempio familiari che lavorano), vuoi perché necessitano di assistenza specializzata e continua. Appurato che gli ospedali non potrebbero farsene carico in quanto si tratta di “malati cronici”, se le Rsa fossero costrette a chiudere, dove sarebbero ricoverati gli ospiti? Il futuro si presenta estremamente difficile per gli anziani e le loro famiglie.
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