La normativa sull’argomento è regolata dalla legge di accompagnamento alla Finanziaria ‘96 e riguarda gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di case di abitazione e loro pertinenze, nonché atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione. Il bonus consiste nell’applicazione di una aliquota del 2% per l’imposta di registro dell’acquisto invece di quella del 9%.
Le agevolazioni ottenute quando si acquista un’abitazione con i benefici “prima casa” possono essere perse, con la necessità di versare le imposte “risparmiate”, gli interessi e una sanzione del 30% dell’imposta stessa quando, tra l’altro, la residenza non venga trasferita nel Comune ove è situato l’immobile entro diciotto mesi dall’acquisto.
Proprio in relazione a questo ultimo punto si è pronunciata la Suprema Corte di Cassazione (ordinanza n. 4800) che ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate che aveva revocato i benefici delle agevolazioni di prima casa ad un contribuente il quale non aveva trasferito la residenza entro il termine dei 18 mesi per “problemi burocratici”.
La Suprema Corte ha ritenuto che “le lungaggini burocratiche non riescono a integrare la forza irresistibile ostativa al trasferimento nel Comune dov’è ubicato l’immobile oggetto delle agevolazioni”. Il contribuente si è assunto un obbligo al momento del rogito, quello di trasferire la propria residenza entro il termine di decadenza di diciotto mesi dall’atto, e solo così potrà adempiere tale obbligo su di lui incombente e da lui assunto al momento del rogito.
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