“Abbiamo bisogno di ridurre il numero delle persone che vengono qui – scrive il primo ministro al presidente del Consiglio europeo, Donald Turk. Possiamo ridurre il flusso di persone in arrivo dall’interno della Ue, riducendo l’attrattiva che il nostro sistema di welfare esercita ovunque in Europa”.
Di qui la proposta che interessa, tra l’altro, 165 mila italiani.
Sostiene Cameron: “Le persone che vengono in Gran Bretagna dalla Ue devono vivere qui e versare i contributi per quattro anni prima di potersi qualificare per assegni sociali sul lavoro o sull’abitazione”.
Sono stati 26 mila nell’anno concluso a giugno 2012, e da allora non hanno fatto che crescere. Malgrado il dibattito sulla ripresa in Italia, nell’anno che si è chiuso a giugno 2015 il numero di quei migranti appena sbarcati è esploso a 64 mila persone (più 67% in dodici mesi). L’Italia oggi è il terzo più importante Paese di origine di stranieri in arrivo Oltremanica, dietro a Romania e Polonia. E poiché il flusso continua ad accelerare, non possono che aumentare gli italiani che nei prossimi anni sarebbero raggiunti dalla “ghigliottina” sul welfare prevista da Cameron.
Al riguardo, va tenuto peraltro in conto che in base alle stime dell’Ocse di Parigi, un laureato in Italia costa ai contribuenti 160 mila euro solo in stipendi degli insegnanti dalla scuola materna all’università; un diplomato ne costa 122 mila e una licenza media 80 mila. Secondo i dati Istat sui titoli di studio degli italiani emigrati all’estero nel 2013 si può stimare in modo prudente che l’investimento del governo di Roma negli italiani partiti per Londra negli ultimi quattro anni sia di 18,3 miliardi di euro (senza contare le spese in istruzione sostenute dalle famiglie).
E, di contro, ora vogliono tagliare il welfare!
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