“La salute ormai non attiene più alle dimensioni regionali o nazionali, ma deve essere concepita in un’ottica globale”. Lo ha detto il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a margine della conferenza ministeriale Salute nel Mediterraneo, che si è tenuta nei giorni 27 e 28 ottobre nell’auditorium del Ministero della salute, in occasione del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
L’evento è stato articolato su due giornate, la prima riservata alla discussione tecnica, la seconda al dibattito politico. I temi affrontati riguardano l’implementazione del regolamento sanitario Internazionale (RSI), la resistenza antimicrobica, gli stili di vita sani e il rapporto tra migrazione e salute.
Regolamento sanitario internazionale: Le più recenti epidemie, e quella dovuta al virus Ebola è tra queste, confermano l’importanza di avere un Regolamento concordato tra tutti i Paesi per affrontare insieme i problemi sanitari di interesse sovranazionale. Il regolamento mira a “prevenire, proteggere, tenere sotto controllo e fornire una risposta sanitaria alla diffusione internazionale di malattie tramite modalità commisurate e limitate ai rischi per la salute pubblica e che evitino inutili interferenze con il traffico e il commercio internazionale”. Il Regolamento non si occupa solo di emergenze di tipo infettivo, ma anche di altra natura, quando esse toccano più Paesi e possono quindi divenire di interesse internazionale, e fornisce un nuovo quadro per il coordinamento della loro gestione.
La globalizzazione, anche in campo sanitario, comporta nuove sfide, ma anche opportunità, per la prevenzione della diffusione a livello internazionale delle malattie ed è questo il concetto che è stato il punto di partenza per la revisione del Regolamento Sanitario Internazionale, avviata nel 2005.
Durante la Conferenza viene ribadita la necessità di lavorare per una difesa collettiva e coordinata nei confronti delle minacce emergenti per la salute pubblica, e le autorità devono impegnarsi a completare il processo di implementazione nazionale del RSI. Per quanto riguarda l’Unione Europea, il processo di attuazione del Regolamento ha ricevuto un forte impulso grazie alla decisione CE 1082/2013 per la gestione delle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero. Tale decisione stabilisce norme in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, segnalazione precoce e lotta contro tali minacce, comprese le indicazioni sulla pianificazione delle operazioni di preparazione e di risposta, al fine di coordinare e integrare le politiche nazionali. In questo contesto europeo ed internazionale, un ruolo fondamentale è svolto dalla capacità dei Paesi del Mediterraneo di collaborare proattivamente e di raggiungere rapidamente il livello di preparazione richiesto. L’area del Mediterraneo, in virtù della sua natura geografica, è infatti influenzata da scambi continui e intensi di persone e merci, che dovrebbero essere condotti sempre in condizioni di sicurezza dal punto di vista sanitario.
Resistenza antimicrobica: È questo un problema sempre più preoccupante. Sono in aumento in molti Paesi i ceppi di microbi resistenti a farmaci che fanno parte dell’ordinario armamentario terapeutico. L’utilizzo degli antimicrobici, in particolare degli antibiotici, ha costituito e costituisce uno strumento importante, un’arma preziosa per sconfiggere le infezioni e salvare milioni di vite umane. Tuttavia questi potenti presidi hanno scatenato i meccanismi di difesa biologici dei nostri “nemici”, i germi, che hanno sviluppato resistenze che li rendono inefficaci, con gravi rischi per i pazienti.
La Conferenza sottolinea come si debba adottare una strategia condivisa per affrontare il fenomeno, che costituisce una minaccia significativa per la salute pubblica a livello globale. Bisogna intervenire anche basandosi su indicazioni fornite dagli Organismi internazionali (i primi documenti in proposito dell’OMS risalgono al 1998).
L’implementazione di misure efficaci finalizzate al controllo e alla prevenzione delle infezioni connesse all’assistenza sanitaria, sia a livello di regioni sovranazionali che nazionale, è un punto critico nel contenimento dell’ampia diffusione e dell’aumento della resistenza antimicrobica che riguarda le infezioni associate all’assistenza sanitaria e rappresenta uno degli snodi cruciali, ad esempio, del Piano d’Azione europeo relativo alla lotta dei crescenti rischi di resistenza antimicrobica adottato nel 2011. Questa grave minaccia va affrontata attraverso un approccio ampio che coinvolga i settori che si occupano di salute umana e animale, di sicurezza alimentare, in un approccio di “One Health”, oltre che quelli relativi ad agricoltura, zootecnia ed ambiente; riducendo l’uso improprio o inappropriato degli antibiotici; realizzando una rete di laboratori che possa identificare l’insorgenza di ceppi resistenti nell’uomo, negli animali e nei prodotti alimentari, ed effettuare un monitoraggio della situazione.
Stili di vita: Un problema emergente di tutti i Paesi, non solo quelli con una tradizione di tipo cosiddetti “occidentale”, è quello rappresentato dai mutati (purtroppo in senso peggiorativo) stili di vita. Come conseguenza più evidente, le malattie croniche costituiscono sempre più un problema sanitario anche in contesti sociali e geografici prima gravati piuttosto da malattie infettive.
Una delle più importanti sfide comuni è quindi il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili, che in Europa sono causa dell’86% dei decessi, del 77 % degli anni di vita in salute persi e del 75% dei costi sanitari: essi rappresentano un’emergenza anche nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, specie in relazione ai fattori di rischio legati a comportamenti e stili di vita non salutari (fumo, alimentazione scorretta, inattività fisica), in incremento a seguito dell’adozione di comportamenti di tipo “occidentale” anche in culture prima esenti da essi. Ne è un esempio, il rapido e preoccupante aumento di sovrappeso e obesità, soprattutto nei bambini.
Questi fattori di rischio possono essere modificati, ma sono fortemente condizionati dal contesto economico, sociale e ambientale in cui le persone vivono e lavorano.
Si sottolinea la necessità di intervenire per valorizzare e rivitalizzare le scelte salutari e le migliori pratiche che hanno nel passato caratterizzato le nostre comunità, tra le quali molte sono tipiche del Mediterraneo, a partire dall’alimentazione, che – nella nostra tradizione – risulta essere equilibrata, sana, protettiva verso molte malattie cronico-degenerative. In particolare i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo hanno la fortuna di poter condividere molti alimenti che compongono una dieta tradizionale, che va anche oltre la accezione classica della “dieta mediterranea”, individuata dai nutrizionisti di tutto il mondo come idonea al mantenimento di un buono stato di salute, per la prevenzione dell’obesità e di molte malattie cronico-degenerative. Tuttavia, è necessario tutelare e diffondere questo modello alimentare, troppo spesso ormai disatteso per influenze economiche e commerciali o per effetto dei cambiamenti degli stili di vita tradizionali.
La “dieta tradizionale mediterranea” non è un regime alimentare unico, ma presenta alcuni elementi comuni, come le caratteristiche nutrizionali degli alimenti che la compongono, che convivono con differenze legate alla storia, alla geografia, alla cultura dei vari Paesi che si affacciano sul mare da cui prende il nome. La dieta mediterranea è corretta ed adeguata dal punto di vista del numero, del tipo e della qualità dei nutrienti e, allo stesso tempo, garantisce lo sviluppo di processi di produzione agricola e di trasformazione a livello locale, apportando un beneficio socio-economico alle stesse comunità locali, caratterizzate dalla presenza di imprese familiari. Questo tema e questo approccio, caratterizzeranno anche partecipazione all’Expo 2015 del Ministero della salute.
Salute e migrazione: L’immigrazione costituisce una priorità nelle agende politiche della maggior parte degli Stati dell’Unione Europea.
La Conferenza presenta i risultati, sul versante salute, dell’Operazione Mare Nostrum, che passando ora la mano all’operazione Triton, ha garantito e garantisce sicurezza in senso generale ed anche, come dicevamo prima, attraverso l’impegno diretto del Ministero della salute, a tutta l’Europa. La Conferenza rappresenta l’occasione per rivedere i progressi compiuti e i possibili risultati ottenuti a seguito delle iniziative assunte; per promuovere meccanismi di coordinamento al fine di attuare interventi volti a salvare vite umane e a favorire le politiche di accoglienza, in modo da ridurre i tassi di mortalità e morbosità in eccesso. Tali interventi devono essere in grado di fronteggiare improvvise ondate migratorie; la Conferenza ha inoltre voluto promuovere la collaborazione tra gli Stati e lo scambio di best practices con lo scopo di rafforzare programmi e servizi che, pur rivolti ad aspetti culturali, religiosi, linguistici e di pari opportunità, possono avere un impatto sulla salute dei migranti.
È indispensabile potenziare la solidarietà tra i paesi dell’area euro-mediterranea, all’interno di iniziative comuni volte a migliorare la reciproca capacità di gestire in maniera adeguata l’impatto sanitario della migrazione di massa a livello comunitario e internazionale.
Si tratta di un discorso che non coinvolge i soli Ministri della salute, e che deve vedere invece un approccio omnicomprensivo da parete dei Governi. Ogni sforzo delle autorità sanitarie teso a garantire l’accesso a sistemi sanitari equi ed efficaci può contribuire a migliorare lo stato di benessere nei Paesi di origine e ridurre l’esigenza di allontanarsi da essi.
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