Sono stimate – secondo l’Istat – in oltre 50.700 le persone senza dimora in Italia. Al riguardo, il Ministro Poletti ha detto:
“Affrontare i problemi con la logica dell’emergenza non è il modo giusto per risolverli. Occorre un approccio strategico che consideri la persona ed i suoi bisogni nella sua interezza, in modo da realizzare un intervento tagliato sulla condizione specifica in cui si trova. E’ questa la volontà che ha ispirato la redazione delle Linee di indirizzo sul contrasto alla grave emarginazione adulta e il principio che, più in generale, dovrà ispirare tutte le politiche sociali e in particolare quelle di lotta alla povertà“.
Parole chiare e condivisibili ma sarebbe opportuno che il Ministro si ricordasse, nel definire le politiche sociali volte al contrasto della povertà, anche dell’esistenza di Organizzazioni rappresentative di anziani e pensionati (anziani e pensionati tra i quali il fenomeno della povertà è purtroppo ben presente) e le convocasse per ascoltare il loro parere e le loro proposte. Ma ecco, nello specifico, il comunicato dell’Istat:
Nel 2014 è stata realizzata la seconda indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema, a seguito di una convenzione tra Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) e Caritas Italiana.
Si stimano in 50 mila 724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine. Tale ammontare corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine, valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone).
Il collettivo osservato dall’indagine include tuttavia anche individui non iscritti in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare. Circa i due terzi delle persone senza dimora (il 68,7%) dichiarano di essere iscritte all’anagrafe di un comune italiano, valore che scende al 48,1% tra i cittadini stranieri e raggiunge il 97,2% tra gli italiani.
La quota di persone senza dimora che si registra nelle regioni del Nord-ovest (38%) è del tutto simile a quella stimata nel 2011, così come quella del Centro (23,7%) e delle Isole (9,2%); nel Nord-est si osserva invece una diminuzione (dal 19,7% al 18%) che si contrappone all’aumento nel Sud (dall’8,7% all’11,1%).
Rispetto al 2011, vengono confermate anche le principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo più di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%) – anche se, a seguito della diminuzione degli under34 stranieri, l’età media è leggermente aumentata (da 42,1 a 44,0) – o con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore).
Cresce rispetto al passato la percentuale di chi vive solo (da 72,9% a 76,5%), a svantaggio di chi vive con un partner o un figlio (dall’8% al 6%); poco più della metà (il 51%) dichiara di non essersi mai sposato.
Anche la durata della condizione di senza dimora, rispetto al 2011 si allunga: diminuiscono, dal 28,5% al 17,4%, quanti sono senza dimora da meno di tre mesi (si dimezzano quanti lo sono da meno di 1 mese), mentre aumentano, le quote di chi lo è da più di due anni (dal 27,4% al 41,1%) e di chi lo è da oltre 4 anni (dal 16% sale al 21,4%).