Il Consiglio dei Ministri ha varato lo scorso 9 aprile il Documento di Economia e Finanza 2025 (DEF), che rappresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria e indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine.
Il Documento si colloca temporalmente in una situazione molto complessa (vedi dazi e incertezze dovute ad alleanze geopolitiche e guerre) sotto l’aspetto economico globale e per l’economia nazionale che rende complicate non solo le previsioni nel lungo, ma perfino quelle a breve termine. Per questo, la natura del nuovo DEF è improntata alla cautela ed è solo tendenziale a legislazione vigente, ovvero esclude la parte programmatica, che nei documenti di finanza pubblica indica in che modo e con quali strumenti l’Esecutivo intende raggiungere gli obiettivi.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Italia per l’anno in corso è previsto in crescita dello 0,6%. Si tratta di un valore in linea con l’ultimo aggiornamento della Banca d’Italia, ma decisamente più contenuto rispetto all’1,2% indicato appena sei mesi fa nel Piano Strutturale di Bilancio (PSB).
La crescita, inoltre, sarà debole anche nel biennio successivo: l’incremento del PIL è previsto pari allo 0,8% nel 2026 e nel 2027.
Il Documento non mette in discussione la linea di deficit e debito tracciata pochi mesi fa dal Piano strutturale di bilancio concordato con la Commissione UE. Il Rapporto Deficit/Pil è atteso quest’anno al 3,3%, per poi scendere al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027.
Per quanto riguarda il Debito italiano, esso dovrebbe attestarsi al 136,6% a fine 2025 per poi passare al 137,6% nel 2026 e al 137,4% nel 2027, quando i crediti connessi al Superbonus cominceranno a ridursi.
La Sezione II del DEF offre un quadro delle dinamiche previste per la sanità pubblica e per il welfare italiano fino al 2028.
La spesa per prestazioni sociali di carattere previdenziale e assistenziale è prevista in crescita da 446 miliardi nel 2024 a 484,6 miliardi nel 2027, mantenendo un’incidenza sul PIL attorno al 20,3-20,4%. Le pensioni costituiscono ovviamente la quota principale: 336,9 miliardi nel 2024, destinati a salire a 365,6 miliardi nel 2027. Le altre prestazioni (come assegno unico, invalidità civile e altri interventi assistenziali) mostrano un incremento più contenuto, ma si attestano attorno ai 119 miliardi nel 2027.
Nel lungo periodo, la spesa pensionistica in rapporto al PIL è prevista in crescita fino a raggiungere il 17,1% entro il 2040, per poi diminuire fino a scendere sotto il 14% a partire dal 2060. Questo andamento riflette gli effetti della transizione demografica, con l’aumento della popolazione anziana e l’uscita dal lavoro di numerose coorti nate nel boom demografico del dopoguerra.
Per quanto riguarda il sistema sanitario e socioassistenziale, il quadro delineato dal DEF 2025 mostra un progressivo ampliamento di spesa, dovendosi confrontare con la sostenibilità a lungo termine a causa principalmente dell’invecchiamento della popolazione. La sfida nel presente e nel futuro sarà quella di contenere la spesa senza penalizzare troppo le prestazioni. In questo giocheranno una partita chiave le necessarie trasformazioni attese nella medicina territoriale e nella digitalizzazione dei servizi sanitari, ambiti nei quali il PNRR gioca un ruolo chiave.
La spesa sanitaria è prevista in crescita in termini assoluti (dai 138,3 miliardi di euro del 2024 ai 151,6 miliardi nel 2027, con una proiezione in aumento anche per il 2028), ma invariata in termini di incidenza sul PIL, attestandosi al 6,4% per l’intero periodo 2025-2028.
In queste previsioni pesano i rinnovi contrattuali nel comparto sanitario, gli investimenti legati al PNRR, l’incremento dei fondi per la dirigenza sanitaria e il personale infermieristico.
