Eurostat (l’Istituto di Statistica dell’Unione Europea) ha pubblicato recentemente i dati sulla spesa della Pubblica Amministrazione nei vari Paesi europei, distinti per settori di spesa e per funzione. Dalla lettura del resoconto si possono avere interessanti informazioni su come i singoli Stati destinano le risorse dei cittadini, con particolare focus sulle spese per la protezione sociale e la sanità.
Iniziando dai dati di carattere generale, nel 2021 la spesa pubblica totale nell’Unione europea è stata pari al 51,5% del prodotto interno lordo complessivo, in aumento rispetto al 2020.
La spesa per la “protezione sociale” è la più importante, rappresentando il 20,5% del PIL, mentre quella per la “sanità” è pari all’8,1% del PIL. Seguono poi le risorse impiegate per gli “affari economici” (6,3%), quelle per i “servizi pubblici generali” (6,0%), che comprendono gli affari esteri e le operazioni di debito pubblico, e quindi quelle per l’“istruzione” (4,8%).
Riguardo agli aumenti di spesa che si sono registrati a livello dell’UE, i maggiori incrementi si sono avuti su “salute” (+103 miliardi), “affari economici” (+96 miliardi) e “protezione sociale” (+41 miliardi), fattore presumibilmente dovuto all’invecchiamento della popolazione, che è un dato comune alla stragrande maggioranza dei Paesi europei.
La “protezione sociale” ha rappresentato l’area più importante della spesa pubblica per tutti i Paesi membri dell’UE. La spesa pubblica in percentuale del PIL in questo settore, che comprende anche l’area pensioni, variava tra gli Stati membri dall’8,7% in Irlanda, all’11,0% a Malta, al 12,5% a Cipro, al 13,1% in Ungheria, a quasi un quarto in Francia (24,8%) e Finlandia (24,6%). In Italia la spesa è ammontata al 23,4% del PIL.
Per quanto riguarda l’istruzione, i rapporti più elevati rispetto al PIL sono stati registrati in Svezia (6,7%), seguita da Belgio (6,3%) e Danimarca (6,0%).
Infine, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, nel 2021 i Paesi con il più alto rapporto spesa pubblica/PIL per sono stati l’Austria (10,1%), la Repubblica Ceca (9,8%), la Danimarca e la Francia (entrambe 9,2%). L’Italia, invece, con una percentuale del 7,6% del PIL, destina minori risorse in questo settore, collocandosi molto al di sotto della media Ue, e ciò mentre il sistema sanitario nel nostro Paese, con le carenze di personale e di risorse dedicate, naviga in difficoltà sempre maggiori e i disagi per i malati e gli assistiti dal servizio pubblico aumentano a dismisura.
A questo proposito, l’Osservatorio GIMBE del 2019, 2020 e 2021 ha riscontrato una diminuzione complessiva delle prestazioni per oltre 144 milioni e per il 90,2% nelle strutture pubbliche. I dati AGENAS confermano una diminuzione del 40% delle attività di screening ed evidenziano che oltre l’11% della popolazione ha rinunciato a visite ed esami diagnostici o specialistici per problemi economici.
Foto fonte: Image by senivpetro on Freepik
Potrebbe interessarti:
- Eurostat: quanto si spende per la protezione sociale in Europa. Italia al quarto posto
- Centro Studi “Itinerari previdenziali”: spesa per pensioni sotto controllo
- Sanità Pubblica: favorevoli a una ristrutturazione della sanità pubblica
- Disabilità. Censis: “In Italia risorse inferiori alla media Ue: -93 euro l’anno”