“Oltre la solitudine. La forza dello stare insieme, del fare insieme“. È stato questo il tema al centro dell’incontro di apertura della Festa del Socio 2019 di ANAP Lombardia, andata in scena quest’anno a Cremona con un’intensa partecipazione dei soci lombardi.
“Abbiamo pensato di indagare un tema importante come quello della solitudine – ha spiegato il Presidente di ANAP Lombardia, Cecilio Testa – con l’obiettivo di riflettere su come il vivere soli, una forma dell’abitare sempre più diffusa in particolare nella fascia di popolazione anziana, possa evitare di trasformarsi in vera e propria solitudine. I contributi dei relatori intervenuti ci hanno aiutato a capire come spesso la risposta stia nel coltivare relazioni umane, non solo con i propri familiari, ma anche con amici con i quali condividere interessi e passioni. ANAP può essere uno spazio importante di incontro e socializzazione attraverso numerose proposte e momenti culturali, conviviali, di approfondimento. Un grazie particolare va agli amici di Cremona – ha concluso – per la loro calorosa ospitalità e perchè hanno reso possibile l’organizzazione di questa stimolante giornata insieme“.
Dopo i saluti di apertura del Presidente di ANAP Cremona Atalio Bini, del Presidente di Confartigianato Cremona Massimo Rivoltini e del Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, è stato proprio Testa ad aprire i lavori. Licia Redolfi, ricercatrice dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, ha presentato un quadro statistico che evidenzia come l’Italia sia prima in Europa per quota di anziani sulla popolazione (il 22,6%, per un totale di 13,6 milioni). L’analisi relativa agli scenari futuri della popolazione mette ulteriormente a fuoco il fatto che l’Italia sarà sempre più caratterizzata da una struttura per età fortemente squilibrata.
La presenza di una quota significativa di persone nell’età più avanzata della vita dipende fondamentalmente da due fattori: l’aumento dei livelli di sopravvivenza, con una speranza di vita fortunatamente in crescita, e la riduzione della fecondità. Questa trasformazione sta rimodellando non solo la struttura della popolazione italiana, ma anche l’articolazione delle famiglie: nonostante il numero di famiglie aumenti nel tempo, si riduce la dimensione famigliare. Oggi una famiglia su tre è infatti costituita da una persona sola. Tale evidenza risulta più diffusa al Centro-Nord. Considerando la composizione delle famiglie e ponendo l’accento sulla posizione che gli individui con oltre 65 anni d’età occupano al loro interno si evince una quota più elevata di individui anziani che vivono in coppia senza figli (44,1%) e una quota considerevole di individui anziani che vivono da soli (28,8%). La dinamica 2009-2017 del numero di anziani soli risulta in salita: i 3,8 milioni di anziani soli che si contano oggi sono l’8% in più rispetto a 5 anni fa. Guardando ancor più nel dettaglio a questi dati si rileva un accentuato gap di genere nell’esperienza della solitudine in età avanzata: 3 anziani soli su 4 sono donne (74,5%).
“Un dato in particolare dovrebbe farci riflettere – ha spiegato Licia Redolfi – in Italia un anziano su quattro non ha nessuno su cui poter contare. Con l’avanzare dell’età cresce il tempo trascorso in solitudine, superiore di +8,3 punti percentuali rispetto a quello trascorso dai giovani 15-24 anni mentre decresce quello trascorso in compagnia, inferiore di 10,1 punti percentuali rispetto a quello trascorso dai giovani 15-24 anni. Inoltre nell’osservare come gli anziani spendono il loro tempo libero si rileva che il 44,2% del tempo lo passano davanti alla tv e solo il 14% lo utilizzano per mantenere vive le proprie relazioni con gli altri“.
Stefano Tomelleri, sociologo dell’Università di Bergamo, ha provato a leggere le trasformazioni avvenute nella percezione delle dimensioni del tempo e dello spazio e delle relazioni familiari attraverso tre storie. La prima ha per protagonista Eugenio Suardi, un giovane nato a Gaverina nella bergamasca nel 1924, che tra i primi ha lasciato la propria famiglia per studiare da medico a Milano e realizzare il proprio sogno: un emblema del passaggio dal contesto locale e familiare a quello urbano e dal tempo della tradizione al tempo rivolto al futuro. La seconda è la storia di Steve Jobs e del passaggio a un nuovo tempo, il presente, e a un nuovo spazio, di comfort e connessione. Quindi la storia di Luigi, un giovane infermiere del Sud Italia che ha accettato, per realizzarsi professionalmente, di trasferirsi in Germania, lontano dai propri legami, e di tornare in Italia solo per perfezionare i propri studi, sovvenzionato dallo stato tedesco: un ulteriore cambiamento verso una società globale dove però si frammentano i legami personali.
Tomelleri ha commentato così queste tre storie: “Le relazioni oggi vanno ancora una volta ripensate: negli ultimi anni è avvenuta una frattura tra ciò che ci viene chiesto dalle Istituzioni – dedizione e passione – e la possibilità di realizzare i nostri sogni come desideriamo. È una frattura che va ricomposta dalla società, attraverso un cambiamento nelle Istituzioni stesse, quale ad esempio la scuola“.
Roberto Morselli, formatore e orientatore, ha proposto una lettura della solitudine attraverso alcuni quadri di Edward Hopper e le parole di Kandinskij e della poetessa Martha Medeiros: l’arte e la poesia, secondo Morselli, parlano del sentirsi soli e suggeriscono, più o meno esplicitamente, soluzioni per fare fronte alla solitudine: “Il nostro tempo ci pone una domanda, noi dobbiamo essere pronti a farla entrare, ad abitarla. Chi pone e chi risponde a questa domanda è sempre il nostro prossimo; è decisivo pensare che la risposta non sia solo dentro di noi, ma tra noi, qualcosa di condiviso”.
“La vecchiaia – ha aggiunto Morselli – dovrebbe essere quell’età in cui la vita giunge a pienezza, in cui siamo nella condizione di godere dei frutti pieni della vita. Non solo degli strumenti – gli “uti di Sant’Agostino”, ma anche dei “frui”, di quelle esperienze gratificanti che hanno valore in sé stesse”.
Quindi sono state presentate tre testimonianze significative, dove il tratto comune sono una serie di azioni e iniziative che permettano di combattere la solitudine attraverso la creazione di relazioni. Andrea Coden, responsabile Area anziani della cooperativa sociale Genera, ha presentato la Casa dei Tigli, un progetto di abitare alternativo in un contesto di autonomia e socializzazione; una casa-famiglia per otto anziani in una situazione protetta, ma il più possibile simile alla propria abitazione, completato dalla prossimità con un asilo nido e un orto. “Quello che vogliamo offrire – ha spiegato – sono una serie di servizi nuovi per permettere all’anziano di invecchiare bene, frequentando il più possibile altre persone e mantenendo la propria libertà“.
Claudia Ratti ha descritto il progetto “La cura è di casa“, attivato sul territorio del Verbano-Cusio-Ossola con il sostegno di Fondazione Cariplo e la collaborazione attiva di diversi soggetti locali: “Nei primi tre anni di progetto – ha raccontato – abbiamo assistito 621 anziani vulnerabili che non erano in carico ad altri servizi, aiutandoli a casa loro e nella loro quotidianità anche grazie all’aiuto di volontari e associazioni del territorio, recuperando quelle che tradizionalmente erano le reti di buon vicinato”.
Infine Agostino Melega, animatore culturale delle arti e tradizioni cremonesi, ha dato una propria visione sul tema, evidenziando l’importante ruolo delle relazioni con le giovani generazioni e gli animali domestici per assicurare una vecchiaia serena e che passi per la condivisione. Hanno chiuso i lavori il Vice Presidente nazionale di ANAP Giovanni Mazzoleni e il Presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti.
Mazzoleni ha sottolineato il ruolo di Anap per gli anziani: “La nostra Associazione è dalla parte degli anziani – ha ribadito – perché risponde in modo puntuale non solo al bisogno di relazione di cui si è tanto parlato questa mattina, ma permette anche di costruire insieme, mettendo le proprie energie al servizio di progetti e azioni comuni“.
“Ricordiamoci sempre dei piccoli gesti – ha concluso Eugenio Massetti, citando il progetto di “telefono amico” riservato agli anziani presentato da Claudia Ratti – dedicare anche solo cinque minuti del nostro tempo, di persona o al telefono, ad un anziano solo può cambiargli la giornata. Non dimentichiamoci mai di coltivare le relazioni con parenti e vicini anziani”.
La giornata è poi proseguita con un pranzo conviviale in centro a Cremona, un’esibizione musicale presso il Museo del Violino, dove è intervenuta per salutare i presenti anche la Direttrice Virginia Villa, e la visita della città. Grande la soddisfazione dei numerosi soci Anap presenti, che hanno animato la festa con entusiasmo e partecipazione.
BOX 1
MARTHA MEDEIROS, Lentamente muore.
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia di vestire un colore nuovo,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero al bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente,
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore,
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicità.
BOX 2
Protagonista del pomeriggio musicale è stata la giapponese Lena Yokoyama, allieva di Salvatore Accardo presso l’Accademia Chigiana di Siena. Lena ha suonato alcuni brani con il violino Antonio Stradivari – “Clisbee 1669“, il più antico Stradivari della collezione del Museo del Violino di Cremona, spaziando tra le composizioni di Vivaldi (Le quattro stagioni), Bach e Bizet (Carmen). A rendere ancora più piacevole la performance musicale è stata la cornice dell’Auditorium Giovanni Arvedi, un’opera unica nel suo genere, con un’acustica fra le più perfette e particolari al mondo, studiata dall’ingegnere Yasuhisa Toyota.