Con il Cav. Gino Cogo, scompare un pezzo di storia della Confartigianato Imprese Veneto. Ci sono delle persone che – fanno la differenza -. Il Cav. Gino Cogo è una di queste. Agli inizi degli anni ottanta, insieme ai colleghi: Quinto Dalla Libera, Silvio Bertoldo e Giorgio Ramigni – è stato ideatore e padre fondatore dello Smadev (il Servizio mutualità artigiana dipintori ed edili del Veneto), il primo servizio mutialistico – allora unilaterale di parte datoriale – nell’ambito dell’edilizia artigiana. Una intuizione che lo fa entrare di diritto, tra i protagonisti della storia della nostra regione.
Lo Smadev infatti, nato nel 198, visse 6 anni erogando ai soci integrazioni, malattie alcune prime prestazioni e l’APE. Ma è nel 1986 che l’intuizione di questi quattro padri fondatori – non a caso negli archivi, ed ancora oggi, i loro nomi sono legati i primi 4 numeri di iscrizione sia dello Smadev che della Cassa Edile – si trasforma, sempre di iniziativa anche del Cav Cogo, nella Cassa Edile Artigiana Veneta (CEAV). Con la CEAV la Confartigianato del Veneto ha inaugurato e realizzato un nuovo modello di relazioni sindacali, fondato sulla bilateralità e la territorialità nell’ambito del settore edile. Una esperienza che dopo oltre 30 anni rimane ai vertici italiani per iniziative di prevenzione, di formazione, di sostegno e assistenza, di approfondimento delle conoscenze, di qualificazione. Strenuo difensore dei valori dell’imprenditoria artigiana e della libera iniziativa economica, Cogo nell’ambito della bilateralità artigiana edile, ha ricoperto ininterrottamente dal 1980 per 13 anni, sino al 1993, la carica di componente il consiglio di amministrazione.
“Gino Cogo apparteneva a quella schiera di artigiani imprenditori che non solo hanno condiviso la gran parte dei settant’anni di storia della nostra associazione, ma che soprattutto hanno partecipato attivamente alla vita e alla crescita della nostra organizzazione, con una passione e un’abnegazione che rimangono uno straordinario esempio per chi, come noi, cammina sulle orme del loro straordinario spirito di servizio”.
Così Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, ricorda con commozione la figura di Gino Cogo, presidente vicentino dei pensionati Anap Confartigianato, scomparso nelle scorse ore.
“Persone come lui – prosegue Bonomo – hanno saputo incarnare quel ruolo di dirigenti artigiani che hanno voluto dedicare tempo e talenti tanto allo sviluppo della propria impresa quanto alla credibilità, alla rappresentatività e all’efficienza dell’organizzazione di categoria. Unendoci al dolore della famiglia, ci sentiamo privati di uno di quei punti di riferimento che ci hanno aiutato a essere ciò che siamo oggi”.
Nato a Schiavon nel 1935, dopo la scuola Gino Cogo iniziò a lavorare in importanti imprese edili prima di fondarne una propria: nel 1962 nacque la prima ditta, avviata in società, e nel 1979 una seconda, come unico titolare. Parallelamente, seppe partecipare con costante impegno all’attività dell’Associazione Artigiani Confartigianato, assumendo numerose e importanti cariche in seno alla categoria, che lo considerò sempre come un “padre fondatore”. È stato dirigente a tutti i livelli: mandamentale, provinciale, regionale e nazionale. Ma non è mancato nemmeno il suo apporto pubblico, in qualità di assessore ai lavori pubblici e vicesindaco del Comune di Schiavon per un quindicennio. Cavaliere della Repubblica, nel 1983 ottenne il titolo di Dirigente Artigiano Benemerito, nel 1992 venne proclamato Maestro Artigiano.
Il suo inesauribile entusiasmo non venne meno neanche al termine dell’attività imprenditoriale: prima come vicepresidente regionale dei Pensionati Anap Confartigianato e poi come presidente provinciale e vicepresidente nazionale della categoria, incarichi condotti sino agli ultimi giorni.
“Un esempio per tutti, quello di Gino, di vivacità imprenditoriale e voglia di conoscere – ha concluso Bonomo – che ne fa una testimonianza unica dell’orgoglio artigiano che di sicuro non si esaurirà con la sua scomparsa. Gino, pur non avendo avuto figli, ha in tutti noi creato quel rapporto padre-figlio che ciascuno porterà con sé per sempre”.
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