I nuovi emigranti italiani sono i pensionati: un esercito di 400mila persone che hanno scelto di vivere all’estero. Per lo più si tratta di anziani che non percepiscono più di mille euro di pensione al mese e che in Italia, per il costo della vita e non solo, non riescono a vivere e, soprattutto, ad avere un’assistenza sanitaria adeguata. Il fenomeno è stato riferito dai geriatri durante il congresso nazionale della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia. In particolare, sono 270mila i “nonni emigrati” con pensioni da 650 a 1000 euro, 130mila i più “ricchi” con 1000-1500 euro mensili.
«Non sono pensionati “d’oro” alla ricerca di un buon retiro, ma persone del ceto medio che qui non riescono più a permettersi il tenore di vita a cui erano abituati e sono costretti a stringere la cinghia già alla terza settimana del mese perché la pensione è finita – ha detto Giuseppe Paolisso, presidente SIGG –. Soprattutto, si tratta di anziani con necessità di cure mediche che in patria non sono sempre a buon mercato e che per questo cercano cure “low cost” all’estero, magari in Paesi affini per cultura o non troppo lontani. Alle Canarie, dove vivono circa 20mila anziani italiani, le cure mediche sono garantite come nel resto d’Europa e si può stipulare una polizza medica privata con una copertura pressoché totale spendendo dai 40 agli 80 euro al mese».
Anche altri Paesi come la Spagna, la Slovenia, i Paesi dell’Est sono luoghi dove la vita è comunque meno cara rispetto all’Italia, e quindi mete prescelte dai pensionati. E la tendenza è in aumento: negli ultimi cinque anni il numero di “nonni emigranti” è cresciuto del 20 per cento.
«Il Paese peraltro non sembra in grado di invertire la tendenza offrendo la possibilità di una vecchiaia in serenità agli italiani: i costi di cura gravano in gran parte sulle famiglie e le oltre 800mila badanti che si occupano di anziani non più autosufficienti, ad esempio, sono pagate per lo più dai familiari con un esborso che supera gli otto miliardi di euro l’anno – ha osserva Paolisso -. In questa situazione chi può va dove può ancora permettersi di invecchiare senza preoccuparsi della propria assistenza sanitaria. Attenzione però, non sempre le cure disponibili in alcuni di questi Paesi sono di livello accettabile».
Si tratta dunque di un fenomeno che non può non destare preoccupazione e che andrebbe attentamente valutato dai nostri politici. Per più motivi: anzitutto perché è indice di un malessere sociale al quale l’Italia non sa dare una risposta; in secondo luogo perché ne risente l’economia del nostro Paese (le pensioni vengono spese all’estero e le tasse in Italia diminuiscono); terzo perché l’Italia, in relazione soprattutto alle sue condizioni climatiche, dovrebbe portare avanti una politica opposta: quella di attrarre i pensionati esteri.
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