Lo scorso 17 novembre, presso la sede del Censis, si è svolto un interessante convegno sul fenomeno della longevità, sui cambiamenti demografici che caratterizzano i nostri Paesi e sulle prospettive e le opportunità che questo nuovo quadro sociale offre in termini di servizi, prodotti e programmi mirati che le organizzazioni di settore possono e potranno mettere in atto per rispondere in maniera sempre più efficace alle esigenze degli anziani.
Gli esperti presenti, ricercatori del Censis e della società di ricerca internazionale Future Concept Lab, con cui collaborano, partendo dall’analisi dell’andamento demografico della popolazione, che nel nostro Paese secondo le ultime proiezioni sarà, nel 2030, costituito per oltre un quarto da over 65 (con un’enorme potenza di spesa, grazie ai redditi mediamente bassi, ma certi), hanno sottolineato la necessità di evitare generalizzazioni nella definizione delle caratteristiche, delle abitudini di vita, delle esigenze e delle prospettive di questa categoria di persone.
Mentre in passato, nel nostro Paese, si diventava “anziani” o ci si sentiva tali quando si andava in pensione, in genere intorno ai 60 anni, attualmente la visione è cambiata in maniera sostanziale. Gli stessi over65 definiscono anziani coloro che non sono più autosufficienti e collegano lo status i anziano ad una drastica riduzione dell’autonomia. Questo è un passaggio fondamentale se si vuol comprendere a fondo l’evoluzione del fenomeno. Le persone anziane, inoltre, sono estremamente differenti l’una dall’altra e questo richiede una personalizzazione nella definizione di nuovi servizi ad hoc.
Sono stati, inoltre, individuati, almeno 4 sottotipi di “senior”, da tenere in considerazione nel momento in cui ci si mette in relazione con questo target.
Una categoria, di origine anglosassone, ma sempre più presente anche nel nostro Paese, è quella degli “Edonisti maturi”, ossia di coloro che, dopo la pensione, pensano a godersi la vita, destinando gran parte delle proprie risorse ai viaggi, alla cura di sé, allo sport ed al tempo libero (coltivando hobby, passioni, amicizie).
Si tratta di persone che richiedono servizi e prodotti ben precisi (dall’enogastronomia alla profumeria, dall’estetica al turismo, dalla musica alla formazione) e che danno molta importanza alle relazioni interpersonali ed alla convivialità.
La seconda categoria individuata, a noi ben più nota, è quella degli “Attivisti della famiglia”, impegnati in attività sociali e volontarie in casa (con i figlie ed i nipoti) e nella comunità (attraverso la partecipazione attiva ad attività di volontariato, spesso rivolte anche ad altri anziani, meno fortunati in quanto indigenti e non autosufficienti). Questa categoria, ovviamente, risulterà più attenta ai servizi ed ai progetti mirati al benessere dei propri familiari e del contesto sociale in cui sono inseriti.
C’è però una terza categoria purtroppo abbastanza diffusa ed è quella definita degli “Sfidanti della salute”, costituita da persone con deficit psico-fisici legati all’età, che ne limitano l’autonomia, ma che spesso richiedono, oltre a forme di assistenza efficaci ed accessibili, anche altri tipi di stimoli, che le facciano sentire ancora “vive” e utili per sé stesse, oltre a rendere più sicuro l’ambiente circostante (es. domotica).
Infine, l’ultima categoria individuata è quella dei “Cavalieri del Lavoro”, ben nota al sistema Confartigianato, che include tutti gli anziani che desiderano continuare a lavorare e spesso continuano a farlo, in quanto vedono nel lavoro il proprio elemento di riconoscimento, di identità, ossia lo strumento necessario per potersi sentire ancora “risorse”, in grado di offrire un contributo alla produzione, alla ricchezza collettiva, alla società a tutti i livelli, in base alle proprie competenze ed esperienze (artigiani, politici, dirigenti, consulenti…).
Per ciascuno di questi sottotipi è stato presentato un caso di studio, Italiano o internazionale, per comprendere come, in realtà differenti, a ciascuna di queste categorie si è cercato di dare risposte adeguate.
La sintesi dei lavori, affidata al Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, ha dunque sottolineato com l’universo degli anziani, non vada considerato in modo indistinto, proprio per la sua varietà. E’ infatti necessario creare dei canali definiti, visibili ed efficienti per comunicare con loro, coglierne appieno le esigenze, i desideri, i fabbisogni e rispondere in modo efficace alla domanda a questa rivoluzione sommersa che già oggi, ma ancora di più nei prossimi decenni, segnerà in modo profondo il quadro socio-demografico dei nostri Paesi.
Ed ecco, in particolare, alcuni dati interessanti ricavati dal comunicato stampa del Censis:
Sono gli anziani a trainare i consumi. Per la prima volta la spesa per consumi delle coppie con un capofamiglia anziano (di 65 anni e oltre) è superiore (e non di poco: circa 1.200 euro l’anno in più) a quella delle coppie con a capo un giovane di 18-34 anni. E negli anni della crisi (2009-2014) gli anziani che vivono soli hanno aumentato la spesa per consumi del 4,7% in termini reali, mentre quella dei millennials single è andata a picco (-12,4%), così come la spesa media delle famiglie italiane nell’insieme (-11,8%). Per 8 anziani su 10 il reddito familiare è oggi sufficiente a coprire le spese e per il 78% negli ultimi dodici mesi la spesa per consumi è aumentata (18%) o rimasta stabile (60%). Per il futuro regna l’ottimismo: l’89% degli anziani pensa che nei prossimi dodici mesi i propri redditi, risparmi e consumi sono destinati ad aumentare (9%) o a restare stabili (80%). Ciò contribuisce a spiegare le positive intenzioni di spesa: 1,1 milioni di persone con 65 anni e oltre intendono procedere all’acquisto di elettrodomestici, 670.000 di pc, smartphone, tablet e altri prodotti tecnologici, 320.000 di mobili per la casa, mentre circa 1 milione esprime l’intenzione di fare lavori di ristrutturazione dell’abitazione. Altri 530.000 pensano di realizzare un investimento immobiliare nel prossimo triennio.
Il buon valore della longevità: una partnership tra Censis e Future Concept Lab. Gli anziani oggi in Italia sono 13,2 milioni, e altri 3 milioni se ne aggiungeranno nei prossimi 15 anni: si tratta di uno straordinario, ma poco conosciuto, motore della ripresa. In questo scenario, il Censis e Future Concept Lab mettono a disposizione di aziende, organismi pubblici e privati la propria competenza, e il pluriennale patrimonio di ricerca e interpretazione delle dinamiche sociali, per delineare gli scenari futuri e individuare soluzioni intelligenti per la vera sfida italiana. I presidenti dei due istituti, Giuseppe De Rita e Francesco Morace, hanno presentato oggi in anteprima il programma «Il buon valore della longevità», che prevede attività di ricerca, consulenza strategica e formazione con laboratori ad hoc finalizzati a cogliere le opportunità legate ai cambiamenti prodotti dalla longevità negli stili di vita e nel mercato dei consumi.
I longevi motore della ripresa. Sono 4,6 milioni gli anziani pronti a destinare eventuali risorse aggiuntive ai consumi. Ipotizzando una disponibilità di 80 euro al mese in più, come quella conseguente all’introduzione del bonus fiscale dello scorso anno, si avrebbe un incremento complessivo di spesa per consumi da parte dei longevi di 3,3 miliardi di euro in un anno. Si stima che, con l’abolizione permanente della Tasi, tra gli anziani proprietari di case 2,6 milioni potrebbero destinare circa 600 milioni di euro in più ai consumi. Gli anziani sono anche grandi utilizzatori di soldi in contanti: il 54% usa solo contante per gli acquisti, contro il 51% riferito alla media della popolazione. Redditi non alti ma certi, e patrimoni elevati e in crescita, alimentano la sorprendente spinta a consumare degli anziani. La ricchezza degli anziani (immobiliare e finanziaria) ha conosciuto infatti un vero e proprio boom negli ultimi vent’anni, con un incremento del valore del 118%, cioè tre volte quello registrato dal patrimonio medio delle famiglie italiane, mentre nello stesso periodo quello dei giovani crollava del 26%.
Salute, formazione, sport, aiuti a figli e nipoti: la nuova potenza di spesa degli anziani. Ammonta a 13 miliardi di euro l’anno la spesa di tasca propria che gli anziani sostengono per la propria salute, per far fronte con risorse proprie a bisogni non coperti dal welfare pubblico. Una cifra che corrisponde a quasi il 40% della spesa sanitaria privata totale degli italiani, anche se gli anziani rappresentano poco più del 20% della popolazione complessiva. 3,3 milioni di anziani spendono 2,7 miliardi di euro l’anno per attività formative proprie o di membri della famiglia (magari un corso di inglese o di violino per un nipote), a cui si aggiungono altri 960 milioni di euro per attività sportive per sé o i propri familiari. In totale, sono 7 milioni gli anziani che contribuiscono con i propri soldi al benessere della famiglia, di figli o nipoti, anche finanziando consumi altrui.
Voglia di lavorare, voglia di reddito. Molti anziani hanno ancora voglia di lavorare. E non solo per disporre di una quota di reddito aggiuntiva. Sono 3,2 milioni quelli che già lavorano regolarmente o di tanto in tanto. E nei prossimi anni 225.000 si preparano a cercare lavoro e 407.000 proveranno ad avviare un’attività autonoma: 230.000 un’attività artigiana, 229.000 un’attività professionale e 178.000 un’attività commerciale. È una internità al mondo del lavoro desiderata o praticata che è uno dei modi in cui viene vissuta attivamente la longevità.
Una vita pienamente attiva. L’84,5% degli anziani giudica positivamente la propria vita in questo momento: il 48,6% è molto o abbastanza soddisfatto perché fa cose che lo gratificano, il 35,9% è soddisfatto ma vorrebbe fare ancora di più o cose diverse. Sono dati che testimoniano una spinta evidente a investire nella propria vita, a cambiarla o riempirla di attività, progetti, relazioni. Sono 6,6 milioni gli anziani clienti di ristoranti e trattorie; 6 milioni frequentano cinema, teatri e musei; 4,8 milioni praticano giochi e scommesse come il lotto e il superenalotto; 3,1 milioni viaggiano all’estero; 2,8 milioni frequentano scuole di ballo e balere; 680.000 sono stati in un bed & breakfast nell’ultimo anno; 410.000 si muovono regolarmente in bicicletta. Guidano più o meno regolarmente l’auto circa 7 milioni di longevi.
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