Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede importanti interventi per gli anziani ed in particolare nel campo del sostegno agli anziani non autosufficienti, che, se attuati entro i termini stretti condizionati dalle risorse messe a disposizione a livello UE e se architettati nel modo corretto, dovrebbero rappresentare la svolta per colmare un ritardo ingiustificato e dare finalmente all’Italia una legislazione in materia di disabilità e di assistenza ai più fragili degna di un Pese civile e al passo con l’avanzare dell’invecchiamento della popolazione.
Gli interventi a favore degli anziani fragili e dei non autosufficienti sono presenti in tre delle sei missioni in cui si articola il Piano.
Missione 5 – “Inclusione e coesione sociale”
All’interno c’è un sotto capitolo denominato “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale” in cui vengono proposti non solo interventi specifici a vantaggio degli anziani fragili e non autosufficienti, ma anche vere e proprie riforme in questo campo. In estrema sintesi esso contiene:
- Un intervento di investimento per il sostegno alle persone vulnerabili e la prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti. La linea di attività più corposa del progetto (oltre 300 milioni) è finalizzata a finanziare la riconversione delle RSA e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi, dotati delle attrezzature necessarie e dei servizi attualmente presenti nel contesto istituzionalizzato;
- Un investimento avente l’obiettivo di fornire servizi sociali e sanitari di comunità e domiciliari al fine di migliorare l’autonomia delle persone con disabilità;
- La realizzazione di una riforma della normativa sulle disabilità nell’ottica della promozione dell’autonomia delle persone con disabilità;
- L’elaborazione, di una normativa riguardante il “Sistema degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti”, da adottare entro la scadenza naturale della legislatura (primavera del 2023); essa è finalizzata alla individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e delle modalità di accesso ai sostegni in maniera integrata, privilegiando la permanenza a domicilio.
Missione 6 – “Salute”
Anche se non sempre gli anziani vengono nominati esplicitamente, di molti interventi previsti da questo capitolo beneficerà proprio questo segmento della popolazione. 7 miliardi del Piano saranno dedicati:
- all’istituzione di “Case di Comunità”, in cui si intende prestare particolare attenzione ai malati cronici, in gran parte anziani (2 miliardi);
- al potenziamento dell’assistenza domiciliare, con l’obiettivo di prendere in carico entro il 2026 il 10% della popolazione anziana over65 (4 miliardi);
- allo sviluppo delle cure intermedie, tramite la realizzazione di “Ospedali di Comunità” (1 miliardo).
Missione 1 – “Digitalizzazione e innovazione”
All’interno di questo corposo capitolo, il Piano prevede un investimento su connessioni internet veloci (banda ultra-larga e 5G) per molte strutture pubbliche, incluse tutte quelle sanitarie (telemedicina e assistenza da remoto, piattaforme elettroniche e cartelle cliniche elettroniche, etc.). Sono previsti anche interventi che mirano a supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, come ad esempio gli anziani.
Come si può già dedurre da questa schematica rappresentazione dei principali interventi e riforme previsti, il Piano si pone obiettivi ambiziosi e si inquadra in una progettualità di breve-medio periodo – imposta dall’Europa – che non troviamo nelle consuetudini italiane, almeno nel recente periodo della nostra storia. La domanda più scontata che ci si può porre è se l’Italia e le sue Istituzioni governative e parlamentari riusciranno a invertire la rotta ed utilizzare, e bene, le ingenti risorse che sono destinate al nostro Paese.
Entrando nel merito degli interventi previsti dal PNRR, va accolto con positività lo stanziamento di risorse idonee per permettere un buon livello di investimento complessivo e di modernizzazione del sistema delle cure socio-sanitarie per gli anziani. Oltre 4.3 miliardi sono direttamente indirizzati ai servizi per gli anziani non autosufficienti (4 miliardi sull’assistenza domiciliare e 0,3 miliardi per la riconversione delle RSA), a cui va aggiunta una parte consistente di risorse in materia sanitaria non dedicate esclusivamente agli anziani, ma di cui gli anziani non autosufficienti e fragili saranno fra i principali beneficiari. In questo quadro va sottolineata la forte attenzione al potenziamento dei servizi domiciliari, che dovrebbero coprire entro il 2026 il 10% degli anziani.
Altro aspetto degno di sottolineatura è il proposito di fissare finalmente i livelli essenziali delle prestazioni nel campo dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Attualmente, infatti, se si considerano i dati sulla copertura dei servizi domiciliari, diurni e residenziali in Italia, vi è una fortissima differenziazione fra regioni, con una netta sperequazione fra Nord e Sud e fra aree urbane e aree rurali ed interne.
Va poi espresso un giudizio fortemente positivo riguardo alla spinta verso la riqualificazione e diversificazione degli interventi residenziali, introducendo un anello intermedio fra interventi fortemente socio-sanitari come le RSA e quelli nel domicilio della persona non autosufficiente, anche sostenendo la diffusione di gruppi di appartamenti autonomi per persone anziane non autosufficienti.
Non mancano, però, aspetti critici, che ci si augura possano essere superati in sede di elaborazione operativa degli interventi e delle riforme previste dal PNRR. In questa direzione si è espresso il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, a cui aderisce anche ANAP Confartigianato, che ha presentato il 20 luglio proposte sintetiche ed operative per cogliere l’opportunità delle risorse stanziate dall’Europa per dare al nostro Paese una legislazione in materia di disabilità e non autosufficienza efficace, equa, esauriente (vedasi Comunicato Stampa a parte).
A nostro avviso i nodi che dovrebbero essere sciolti sono i seguenti:
- La questione dell’Indennità di accompagnamento, una monetizzazione degli interventi che caratterizza il nostro Paese, dove oltre 10 Miliardi vengono dedicati a questo scopo, vale a dire la metà delle risorse complessive dedicate agli anziani, mentre quasi tutti gli altri Paesi europei si orientano verso la fornitura di servizi. Oltretutto sono da riconsiderare i criteri di erogazione dell’Indennità, orientandoli selettivamente verso coloro che sono più bisognosi economicamente e fisicamente.
- L’erogazione dell’Assistenza domiciliare, che dovrebbe considerare non solo la platea a cui viene fornita (l’obiettivo è del 10% dei non autosufficienti), ma anche in quale quantità viene erogata ad ogni avente diritto.
- La regolamentazione del Lavoro professionale di assistenza e di cura, sia riguardo alle professioni mediche ed infermieristiche, dove va considerata l’attuale insufficienza del numero di geriatri, sia riguardo il mercato (spesso irregolare) delle cosiddette “badanti”.
- L’esigenza di riconsiderazione totale del Sistema della residenzialità, per il quale l’Italia è agli ultimi posti in Europa, non solo rafforzando e qualificando le RSA, ma anche potenziando forme di residenzialità non strettamente socio-sanitarie che coprono bisogni di cura in parte differenti da quelli coperti dalle RSA.
Potrebbe interessarti:
- Linee di indirizzo per qualificare interventi per persone in grave marginalità
- Conciliazione tempi di vita e di lavoro: Giovannini istituisce una commissione di esperti per elaborare gli interventi necessari
- Gli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati – I dati dell’Istat per il 2010
- Da Sanità 1MLD di risparmi, non previsti interventi sui farmaci