ANSA-FOCUS: In Sardegna si vive sino a 82,6 anni, top Cagliari. Bene rispetto al Sud ma ancora sotto alla media nazionale. In Italia si vive più a lungo a seconda del luogo di residenza o del livello d’istruzione: hanno una speranza di vita più bassa le persone che nascono al Sud. La Sardegna, che pure è al di sotto delle media nazionale di 82,75 anni, tra le regioni del Mezzogiorno è una di quelle che sta meglio: si vive sino a 82,64 anni.
Davanti c’è soltanto la Puglia con 82,3 anni. Ma l’Isola supera anche il Piemonte. In generale chi ha un titolo di studio basso ha anche peggiori condizioni di salute. Le disuguaglianze tra le diverse regioni sono acuite dalle difficoltà di accesso ai servizi sanitari che penalizzano la popolazione di livello sociale più basso con un impatto significativo sulla capacità di prevenire o di diagnosticare rapidamente le patologie. È quanto emerge
dall’Osservatorio nazionale della Salute nelle Regioni italiane, progetto nato e che ha sede a Roma presso l’Università Cattolica, ideato dal professor Walter Ricciardi, con un focus dedicato alle disuguaglianze di salute in Italia, offrendo un contributo al dibattito sui temi dell’equità della salute con alcune riflessioni e proposte. Anche la mortalità prematura, proposta dall’Oms nell’ambito della Sustainable development goals, denuncia forti divari
territoriali. Infatti, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio, Piemonte e Friuli presentano valori elevati di mortalità prematura, con una dinamica negativa tra il 2004 e il 2013 che le vede costantemente al di sopra della media nazionale. Questo è un dato molto negativo – denuncia l’Osservatorio – visto che si tratta di morti evitabili con idonee politiche di prevenzione. Per quanto riguarda le speranze di vita, Cagliari è una delle città migliori d’Italia con medie superiori a nord ovest e nord est: 83,49 anni. Al secondo posto c’è Olbia Tempio con 82,85, al terzo Oristano con 82,65. All’ultimo posto l’Ogliastra con 81,57 anni. La dinamica della sopravvivenza, tra il 2005 e il 2016, dimostra che i divari sono persistenti: in particolare Campania,
Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta e Piemonte restano costantemente al di sotto della media nazionale.
Tra queste la Campania, la Calabria e la Sicilia peggiorano addirittura la loro posizione nel corso degli anni.
(di Stefano Ambu) (ANSA)