L’intelligenza artificiale chiama la terza età. Una sfida raccolta dall’Anap, Associazione degli anziani pensionati della Marca Trevigiana, che ha proposto un convegno per esplorare quale aiuto possa venire dalle ultime frontiere del digitale, non solo nelle cure, ma anche per vincere la solitudine.
“I ritardi nelle diagnosi sono un problema sempre aperto“, ha sottolineato Bruno Mazzariol, presidente Anap Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. “In questo campo il contributo dell’intelligenza artificiale è decisivo, ma non potrà sostituire il medico. Da sola non può risolvere i problemi della sanità: serve un complesso di misure, dagli stili di vita alla prevenzione, dalla cura alla cronicità“.
Temi che hanno affascinato la platea di oltre duecento artigiani, ma anche di sindaci, che si è trovata l’8 maggio a Castelfranco Veneto per ascoltare lo “stato dell’arte” nell’Ulss 2 “Marca Trevigiana”, attraverso le voci del direttore generale Francesco Benazzi e di Antonio Antico, direttore dipartimento di medicina sperimentale.
Un ambito complesso, che si sviluppa su più piani interdipendenti. Le possibilità spaziano, infatti, da tutta una serie di controlli da remoto alla chirurgia domotica, dall’intelligenza artificiale che aiuta nella diagnostica fino all’ospedale “senza letti”, capace di seguire migliaia di pazienti a distanza: la telemedicina, la chirurgia robotica, la diagnostica avanzata e il Virtual Hospital.
“La telemedicina è il futuro non solo per le liste d’attesa. È il punto di connessione tra ospedale e territorio“. A partire da questa considerazione, Francesco Benazzi ha gettato un ponte tra la realtà della sanità trevigiana e il futuro che si sta delineando attorno alla rivoluzione digitale. Un futuro che è già presente nell’Ulss 2, che sta investendo molto su due fronti della telemedicina: la domotica di comunità e quella nel servizio sanitario. Nella prima, grazie all’utilizzo di strumenti “indossabili”, è possibile seguire a casa pazienti a rischio, segnalati dai servizi sociali dei Comuni.
“Per realizzare il telemonitoraggio con dispositivi indossabili, spiega Francesco Benazzi, sono stati provati 22 modelli, scegliendo quello che garantiva maggiore affidabilità, un modello svizzero. Entro ottobre 2024 dovrebbe raggiungere tutto il territorio: andrebbe a incidere sul 40% delle visite che sono solo di controllo”.
Oggi si punta anche su un sistema di teleriabilitazione, con un’unità di controllo e il televisore di casa. Un sistema già attivo a Montebelluna e che da giugno sarà esteso anche a Castelfranco Veneto.
Grazie alla domotica nel sistema sanitario, invece, oggi è possibile svolgere tutta una serie di controlli e di consulenze on line. Una sperimentazione è in atto nell’ospedale di Castelfranco Veneto. “Il Virtual Hospital punta a ridurre il tempo di degenza e a limitare gli errori del medico, sottolinea Benazzi. Ogni paziente ha una microtelecamera che consente assistenza continuativa e il dialogo con il medico e gli infermieri. È un modello che mette al centro il paziente”.
Quanto all’intelligenza artificiale, l’Ulss 2 ha avviato sperimentazioni a supporto della pratica clinica nella diagnostica per immagini. Un esempio è il nuovo macchinario per lo screening mammografico che aiuta a meglio individuare le donne potenzialmente a rischio.
“L’Ulss 2 è stata la prima in Veneto a introdurre queste tecnologie, conferma Antonio Antico, direttore dipartimento di medicina sperimentale. L’obiettivo è raggiungere il paziente a domicilio. Siamo partiti dagli utenti dell’assistenza domiciliare, i pazienti cronici in autocontrollo e quelli di strutture intermedie, come RSA e ospedali di comunità. Con gli strumenti possono essere controllati a distanza diverse patologie, consentendo una diagnosi precoce“.
Una sperimentazione di telemedicina è stata realizzata al “Menegazzi”, reparto dell’Ipab di Treviso che ospita 250 anziani. Consente al personale di effettuare tutta una serie di controlli che poi sono trasmessi e valutati a distanza del laboratorio dell’Ulss. Per questo sono state installate tutta una serie di strumentazioni ed è stata fatta una formazione di alcuni mesi al personale.
“Viene garantita la stessa qualità dei referti forniti dal laboratorio “classico”, ma in tempi più brevi, spiega Antonio Antico. Un confronto del periodo settembre-dicembre 2022 e 2023 ha evidenziato che si sono ridotti del 5% gli accessi al pronto soccorso, del 17% i ricoveri e del 50% le richieste al laboratorio. A parte questi dati, è importante il valore sociale di questa modalità. Consente, infatti, il miglioramento del percorso di cura, riduce molto il disagio per il paziente, oltre a contenere l’aggravio sulle strutture ospedaliere per acuti e minori oneri economici”.
“Questi temi affrontati testimoniano come ancora una volta il Veneto sia all’avanguardia, ha commentato Giampaolo Palazzi, vicepresidente vicario ANAP nazionale. I Veneti prima fanno e poi parlano. Il problema dei fondi alla sanità esiste se si spende male. Occorre fare delle scelte. Per questo serve un’informazione che racconti le esperienze positive e non si appiattisca solo su ciò che non funziona“.
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