Nella seduta del 16 luglio 2020 la Camera ha approvato all’unanimità il disegno di legge sull’assegno unico universale per i figli che ora passerà all’esame delle Commissioni del Senato. La nuova normativa, che è un tassello importante del mosaico che il governo sta componendo con il Family Act, tende a sostenere le famiglie e a favorire la natalità.
Il disegno di legge consta di cinque articoli. Tra i “principi e criteri direttivi generali” si stabilisce che l’assegno sia assicurato per ogni figlio a carico con criteri di universalità e progressività e che l’ammontare di tale assegno sia modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare (Isee), tenendo conto dell’età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito nel nucleo familiare. L’assegno sarà corrisposto in forma di credito d’imposta o di erogazione mensile di una somma di denaro: su questo punto la delega parlamentare lascia al Governo la possibilità di scegliere.
Principale caratteristica del provvedimento è che ne beneficiano non solo lavoratori dipendenti, ma anche autonomi, liberi professionisti, incapienti e disoccupati. Inoltre, con l’assegno unico vengono abrogati: assegni per il nucleo familiare, assegni familiari, detrazioni per i figli a carico, detrazioni per famiglie numerose, bonus bebè, bonus mamma, assegno per il terzo figlio, prestiti agevolati garantiti.
L’assegno è garantito dal settimo mese di gravidanza con continuità fino a 18 anni e può arrivare a 21. Per ogni figlio, in nome dell’equità, l’assegno ha lo stesso importo. Ma dal terzo figlio in poi questo è maggiorato. Così come per i disabili, per i quali non andrà considerato in caso di richiesta di altre agevolazioni. Per questi figli l’assegno andrà anche dopo i 21 anni, se ancora a carico.
Il provvedimento riguarderà anche cittadini non Ue, purché abbiano quattro requisiti:
- Permesso di soggiorno di lungo periodo o annuale
- vivere con i figli
- pagare le tasse in Italia
- vivere o risiedere nel Paese da almeno due anni
Sono ammesse deroghe in casi particolari. In caso di separazione l’assegno va al genitore affidatario. Se c’è affidamento condiviso, in mancanza di accordo è diviso al 50%. Viene istituito un tavolo di controllo con le associazioni familiari per verificare l’impatto della norma.
Un problema è quello del finanziamento. Il principio base è che molti avranno importi maggiori agli attuali e comunque nessuno ne avrà di inferiori. Per questo, oltre ai 15,5 miliardi in dote dalle misure esistenti, ne serviranno altri 6-7.
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