Torniamo sulla Manovra del Governo (Legge di Bilancio 2025) per considerare alcuni aspetti in essa contenuti che maggiormente interessano gli anziani, alla luce del testo definitivo approvato dal Parlamento negli ultimi giorni del 2024.

Anche la Manovra 2025, di 30 Miliardi, come quelle precedenti predisposte dal Governo in carica, si caratterizza per una buona dose di prudenza per quel che riguarda i conti pubblici, ma prevede al tempo stesso importanti novità, in parte già presenti nel testo originario varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 ottobre, in parte introdotte nel corso dell’esame da parte della Commissione Bilancio della Camera e recepite poi dall’aula. Tali novità riguardano sia le famiglie che le imprese, sia il mondo del lavoro dipendente che quello del lavoro autonomo.

Esamineremo sommariamente le parti della manovra che riguardano le famiglie e ci soffermeremo maggiormente sugli aspetti pensionistici e della sanità.

Famiglie

Aliquote IRPEF:

La Manovra conferma, e rende strutturale, l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro. La proroga di questo sistema, introdotto con la precedente Legge di Bilancio, vale circa 4,8 miliardi nel 2025, 5,5 miliardi nel 2026 e 5,2 miliardi dal 2027.

Taglio alle detrazioni fiscali per i redditi più alti:

Per i redditi sopra i 75mila euro lordi all’anno arriva un taglio delle spese detraibili nella denuncia dei redditi (spese per la casa, assicurazioni, contributi per previdenza complementare, erogazioni liberali, etc.). Le classi di reddito su cui scatterà la nuova limitazione sono due: da 75.001 a 100mila euro e da 100.001 in poi. Nella prima fascia il tetto massimo di spese detraibili potrà arrivare a un massimo di 14mila euro, mentre nella seconda fascia il tetto massimo sarà invece di 8mila euro. Ci sono però alcune eccezioni: le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa sono escluse dal tetto reddituale. La situazione cambia poi a seconda della presenza (o meno) di figli o di handicap in famiglia.

Incentivi per la natalità:

Per incentivare la natalità, per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025 è riconosciuto un importo una tantum pari a 1.000 euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione. Il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente deve avere una condizione economica con valore ISEE non superiore a 40.000 euro annui.

Indigenti:

Si conferma la social card, denominata Carta Dedicata a te, cioè il sostegno economico che spetta ai nuclei familiari che – pur con un Isee basso – non rientrano fra i destinatari di altri aiuti. Per questo strumento, la Legge di Bilancio ha stanziato 500 milioni di euro, 100 in meno rispetto al 2024.

Canone Rai:

Non è prorogato per il 2025 il taglio del canone Rai, che per il 2024 era passato da 90 a 70 euro, per cui dal 2025 tornerà alla cifra originaria.

Bonus casa:

La manovra ridimensiona decisamente le agevolazioni sulla casa dal 2025 in poi. L’Ecobonus scenderà al 50% per la prima casa e al 36% per gli altri immobili. Nel 2026 e 2027 si scenderà ulteriormente al 36% per la prima casa e al 30% per le altre. Il bonus ristrutturazioni resterà al 50%, ma solo per le abitazioni principali e con tetto di spesa a 96.000 euro, mentre per gli altri immobili lo sconto fiscale scenderà al 36% a partire dal primo gennaio 2025, con tetto di spesa a 48.000 euro. Il Sismabonus scenderà al 50% sulla prima casa e 36% sulle altre proprietà immobiliari, con ulteriore riduzione nel 2026 e nel 2027 come per le altre agevolazioni. Infine il Superbonus passerà nel 2025 dal 70% al 65% ma sarà limitato agli interventi per i quali, alla data del 15 ottobre 2024, risulti già presentata la CILA e, per i condominii, ci sia stata la delibera assembleare di approvazione dei lavori.

Bonus mobili ed elettrodomestici:

In caso di ristrutturazione di un immobile viene confermato lo sconto del 50% su arredi e grandi elettrodomestici, con tetto di spesa da 5.000 euro. Viene poi introdotto un contributo per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica (classe B o superiore) prodotti in Europa, a condizione che il vecchio apparecchio venga smaltito correttamente. Il contributo è pari al 30% del costo dell’elettrodomestico, fino a un massimo di 100 euro per ciascun acquisto. Il bonus sale a 200 euro per famiglie con un Isee inferiore a 25.000 euro. È possibile beneficiare dell’incentivo per un solo elettrodomestico per nucleo familiare.

Pensioni

Nonostante i vari proclami, la legge Fornero resta decisamente in vigore. Inoltre, le regole per le uscite in pensione anticipata diventano con la Manovra più stringenti. Vediamo quali sono le novità per il 2025 introdotte nella Legge di Bilancio.

Pensione di vecchiaia e anticipata: requisiti generali:

I requisiti rimangono quelli in vigore dal 2012. Si può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati. In pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne), a prescindere dall’età anagrafica.

Quota 103:

Permette l’uscita a 62 anni con 41 di contributi, ma con il ricalcolo contributivo dell’intero assegno. Viene mantenuto il tetto all’assegno, pari a quattro volte il minimo (2.466 euro) fino al compimento dei 67 anni, poi l’importo torna pieno.

Bonus Maroni:

Chi ha i requisiti per Quota 103 e decide di restare al lavoro può usufruire del Bonus Maroni che permette di trattenere in busta paga, anziché versarla a Inps, la parte di contributi previdenziali di propria competenza per un periodo fino a cinque anni (dai 62 ai 67 anni di età). Due le novità del 2025: il bonus è esentasse e può essere usufruito anche da chi ha i requisiti per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne), a prescindere dall’età, e decide di restare al lavoro.

Opzione donna:

Viene prorogata anche nel 2025, con le restrizioni già note. Servono 61 anni e 35 di contributi da avere al 31 dicembre 2024 (60 anni per mamme con un figlio, 59 anni per mamme con due o più figli). L’assegno è interamente ricalcolato con il metodo contributivo. Possono richiedere l’Opzione: caregiver, invalide almeno al 74%, licenziate da aziende con tavoli di crisi aperti.

Ape sociale:

L’Ape sociale viene prorogata di un altro anno. Si tratta di un “assegno ponte” assistenziale che traghetta alcune categorie di lavoratori più fragili – disoccupati, caregiver, invalidi, precoci – verso la pensione di vecchiaia a 67 anni. Si può prendere a 63 anni e 5 mesi con 30, 32 o 36 di contributi, a seconda dei casi. L’importo massimo resta a 1.500 euro lordi mensili, cumulabile con redditi da lavoro subordinato fino a 5 mila euro lordi annui.

Cumulo previdenza pubblica e previdenza complementare:

Arriva una interessante novità, con l’obiettivo di rendere più flessibile l’accesso alla pensione: sarà, infatti, possibile accedere alla pensione a 64 anni, cumulando gli importi del fondo complementare con quelli della previdenza pubblica, ma solo se si hanno già 20 anni di contributi nella previdenza pubblica e se si è pienamente nel regime contributivo. La somma dei contributi previdenziali con l’aggiunta di quelli complementari vale infatti ai fini del raggiungimento dell’importo richiesto per accedere alla pensione.
Ricordiamo che l’attuale normativa consente di andare in pensione a 64 anni ai lavoratori in regime contributivo, con un minimo di 20 anni di contributi, solo se l’importo dell’assegno che si percepirà è pari a 3 volte la pensione minima per gli uomini e 2,8 volte per le donne. La novità consiste nel fatto che per raggiungere questo importo può essere utilizzata anche la rendita del fondo previdenziale complementare.

Pensione di vecchiaia a 67 anni per i dipendenti pubblici:

Viene eliminato il limite ordinamentale per i settori del pubblico impiego che lo prevedono, di solito a 65 anni. Significa che dal 2025 il requisito anagrafico viene alzato per tutti all’età per la pensione di vecchiaia, cioè a 67 anni. Viene anche abrogata la norma che consentiva ai datori di lavoro pubblici di mettere in pensione d’ufficio i dipendenti anche prima dei 65 anni, al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Infine le Pubbliche amministrazioni potranno trattenere in servizio – non oltre i 70 anni – i lavoratori che lo accettano per lo svolgimento di attività di tutoraggio e affiancamento ai neoassunti, oltre che per esigenze organizzative.

Indicizzazione delle pensioni:

Dopo due anni di tagli alle rivalutazioni annuali – ci sono due ricorsi pendenti davanti alla Corte Costituzionale contro questi tagli – il Governo ha deciso di tornare nel 2025 al criterio di indicizzazione più favorevole, che per ultimo aveva applicato il Governo Draghi.

Tutte le pensioni sono rivalutate, da gennaio 2025, all’inflazione del 2024 pari allo 0,8%. L’indicizzazione sarà per scaglioni come l’IRPEF, e non per fasce come negli ultimi due anni, per cui è più vantaggiosa soprattutto per i redditi medi e alti. Tuttavia gli aumenti saranno per forza di cose assai poco rilevanti, visto che l’ISTAT ha certificato una bassa inflazione nel 2024, a differenza dei due anni precedenti in cui invece l’inflazione aveva toccato livelli ben superiori al 5%.

Gli scaglioni sono tre: 100% dell’indice inflattivo per le pensioni fino a 4 volte il minimo (2.466 euro), 90% per le quote di pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.466-3.083 euro), 75% per le quote di pensione sopra 5 volte il minimo (sopra 3.083 euro).

In sostanza, una pensione lorda da mille euro al mese aumenta di 8 euro, una da 1.500 di 12 euro lordi, una da 2.500 di circa 20 euro e una da 4.000 di circa 30 euro. Cifre certo non eclatanti, considerando i tagli – non recuperabili – che ci sono stati nel 2023 e 2024.

Aumento pensioni minime:

Da gennaio 2025 le pensioni minime salgono solo di 1,8 euro al mese. Il loro ammontare sarà di 616,57 euro al mese contro i 614,77 euro attuali.
A onor del vero va detto, però, che il Governo ha fatto comunque uno sforzo in Manovra, aggiungendo allo 0,8% di inflazione ufficializzato dall’ISTAT un’addizionale del 2,2%, arrivando così al 3% di rivalutazione totale. Senza questa maggiorazione, dato che il 31 dicembre scorso scadeva l’addizionale in vigore nel 2024, le minime sarebbero scese a 598 euro e sarebbero risultate alla fine inferiori a quelle dello scorso anno.

Sanità

La manovra destina 136,533 Miliardi di euro alla sanità per il 2025, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema e affrontare le sfide principali del comparto, 140,595 Miliardi nel 2026 e 141,131 Miliardi nel 2027. Tra le novità più rilevanti, si segnala un aumento dello 0,5% nel budget per acquistare prestazioni da strutture private accreditate, con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa. Dal 2026, questa quota crescerà all’1% annuo.
Un ulteriore stanziamento di 50 milioni di euro annui sarà destinato ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), mentre il Piano pandemico nazionale riceverà fondi progressivamente crescenti: 50 milioni nel 2025, 150 milioni nel 2026 e 300 milioni a partire dal 2027.

Secondo la Fondazione GIMBE, però, “le risorse, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale, non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri, né tantomeno di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal DL Liste di attesa”.

Queste le principali misure.

Indennità e valorizzazione del personale sanitario:

Sono previsti interventi mirati per incrementare le indennità del personale sanitario:

  • Indennità di specificità infermieristica: gli infermieri del Servizio sanitario nazionale vedranno un aumento progressivo dei fondi destinati a questa voce, con 35 milioni di euro stanziati per il 2025 e 285 milioni di euro annui dal 2026.
  • Indennità di tutela del malato: risorse aggiuntive per professionisti della riabilitazione, prevenzione, tecnici sanitari, ostetriche, assistenti sociali e OSS. Gli importi destinati salgono da 15 milioni di euro nel 2025 a 150 milioni annui dal 2026.
  • Indennità per il personale del pronto soccorso: ulteriori fondi per chi lavora in questo ambito critico, con 50 milioni di euro stanziati per il 2025, suddivisi tra personale del comparto sanitario (35 milioni) e dirigenza medica (15 milioni). Dal 2026, il finanziamento salirà di ulteriori 50 milioni di euro, mantenendo la stessa suddivisione.
  • Tassazione straordinari: Dal 2025 gli straordinari degli infermieri saranno tassati con la flat tax al 5%.

Trattenimento in servizio fino a 70 anni: Gli esercenti le professioni sanitarie possono presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il settantesimo anno di età.

Riduzione delle liste d’attesa:

Oltre ai finanziamenti già citati per i LEA, la manovra punta a migliorare l’accesso ai servizi sanitari attraverso un aumento dello 0,5% delle risorse per l’acquisto di prestazioni da strutture accreditate nel 2025, percentuale che raddoppierà all’1% dal 2026.

Formazione in discipline sanitarie non mediche:

Tra le altre misure previste, figurano borse di studio per le specializzazioni in discipline sanitarie non mediche, come odontoiatria, veterinaria, biologia e psicologia, per potenziare le competenze disponibili nel sistema sanitario.

Farmacia dei servizi:

viene prorogato fino al 2025 il progetto della Farmacia dei Servizi, un’iniziativa volta a migliorare l’accesso alle cure e alle prestazioni territoriali, consolidando il ruolo delle farmacie come punto di riferimento per i cittadini.

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Manovra di Bilancio 2025
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