E’ stato firmato il decreto di riforma dell’ISEE, l’indicatore della situazione economica equivalente, strumento con il quale si accede all’erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali. La riforma, prevista dall’art. 5 del Decreto n. 201/2011 c.d. “Salva Italia“, è finalizzata a rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie e a migliorare l’equità nell’accesso delle prestazioni da parte dei cittadini, garantiti dal fatto che questa valutazione avverrà secondo criteri definiti univocamente su tutto il territorio nazionale. Il vecchio ISEE, infatti, in vigore dal 1998, iniziava a mostrare i segni del tempo. Per questo negli ultimi mesi il Governo si è fortemente impegnato per una sua profonda rivisitazione, realizzata recependo anche le indicazioni arrivate dal Parlamento e dalle Parti Sociali.

Ecco le principali novità della riforma:

  • vengono considerate tutte le forme di reddito, comprese quelle fiscalmente esenti;
  • migliora la capacità selettiva dando un peso più adeguato alla componente patrimoniale;
  • considera le caratteristiche dei nuclei con carichi gravosi, come le famiglie con 3 o più figli e quelle con persone con disabilità;
  • consente una differenziazione dell’indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta;
  • riduce l’area dell’autocertificazione, consentendo di rafforzare i controlli per ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate.

Inoltre:

  • è introdotta la possibilità di calcolare l’ISEE “corrente” in caso di variazioni del reddito corrente superiori al 25 %;
  • vengono sottratti dalla nozione di reddito gli assegni di mantenimento, i redditi da lavoro dipendente (quota del 20% fino a un massimo di 3.000 euro), pensioni (quota del 20% fino a 1.000 euro), costo dell’abitazione (da 5.165 a 7.000 euro all’anno) e le spese effettuate da persone con disabilità o non autosufficienti;
  • Vengono aumentate le franchigie per ogni figlio successivo al secondo (500 euro per la deduzione dell’affitto, 2.500 euro per la deduzione sulla prima casa, 1.000 euro per il patrimonio immobiliare).

Pur apprezzando lo sforzo compiuto per migliorare l’ISEE e pur condividendo le finalità di questo strumento, due sono, secondo l’Anap,  le grandi occasioni mancate dal Decreto:  la difesa “di base” della famiglia e il riconoscimento dell’anziano quale figura “socialmente da difendere perché intrinsecamente debole” e contemporaneamente di inestimabile valore quando inserita nella famiglia. E infine non può essere accettata la scelta di riproporre quelle discriminazioni categoriali fra lavoratori dipendenti ed autonomi che, invece, erano rimaste fuori dalla norma del 1998. 

Nel nuovo testo si prevede così una franchigia per redditi da lavoro dipendente ma nessuna per il lavoratore autonomo. Ma su questo argomento l’Anap si ripromette di tornare più diffusamente al fine di poter svolgere un’azione di carattere politico-sindacale, soprattutto a  livello territoriale, al fine di apportare i necessari correttivi.

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