Il nuovo Rapporto Health at a Glance Europe 2018 dell’Ocse per l’Europa conferma che in Italia la spesa per sanità è tra le più basse: con 3.391 dollari procapite a parità di potere d’acquisto siamo ben al di sotto della media e il gap c’è anche considerando la sola spesa pubblica. Al contrario la spesa out of pocket cresce ed è ormai oltre il 23% della spesa totale. Nonostante questo, dai dati emergono comunque ottimi risultati di salute del nostro paese con un’aspettativa di vita che si conferma tra le più alte e stili di vita tra i migliori dei 35 paesi dell’area europea.
Non andiamo invece bene per i troppi cesarei, il poco personale in servizio e appunto per il peso crescente della spesa privata. L’Italia è l’unico paese in linea con la media Ocse di spesa per la salute con l’8,9% di incidenza sul Pil (tra pubblica e privata: in realtà aumenta la privata e diminuisce la pubblica, ma i dati Ocse la considerano sempre nel suo insieme) mentre ci sono paesi che come gli Stati Uniti sono a più del doppio (17,2%) o altri come la Turchia circa alla metà (4,2%). Ma se si considera la spesa procapite e a parità di potere di acquisto, il paese, con 3.391 dollari va sotto la media Ocse (4.003 dollari) ed è in questa posizione l’unico dei maggiori partner Ue assieme alla Spagna. Regno Unito, Francia, Germania e tutti i paesi del Nord Europa sono aldi sopra della media Ocse e in Europa (ma non nell’Ue 28) è in testa la Svizzera (7.919) seguita dal Lussemburgo ( 7.463).
A fare compagnia all’Italia nella parte bassa della classifica Ocse della spesa sanitaria sono i paesi dell’Est, del Sud America, la Nuova Zelanda e Israele. Analizzando la spesa pubblica e quella privata a parità di potere di acquisto, si nota che l’Italia è ancora di più al di sotto della media Ocse per la pubblica, ma aumenta ancora la distanza per quella privata che vede in testa alla classifica la Svizzera che scalza gli Stati Uniti (al secondo posto) e all’ultimo posto la Turchia invece del Messico.
La spesa a carico dei Governi in Europa poi, nel Rapporto Health at a Glance Europe 2018 è suddivisa in percentuale sulle principali voci, anche se per completezza questa volta il dato è riferito al 2016. Per l’Italia si nota una copertura pubblica al 96% della spesa ospedaliera, al 63% di quella farmaceutica, al 59% per l’assistenza medica ambulatoriale, al 20% per la diagnostica (apparecchiature), ma non è determinata quella per l’assistenza odontoiatrica, bassa o assente in molti paesi Ue e che ha il suo massimo di erogazione pubblica con il 68% della Germania.
Il nuovo Rapporto Health at a Glance Europe 2018 dell’Ocse, integrato nelle tabelle che seguono con il databse OECD Health Statistics 2018 e con dati riferiti al 2017 o al 2016 per i paesi che non li hanno comunicati, consente di dare uno spaccato su una serie di indicatori per l’Italia e di confrontarli con gli altri 34 paesi analizzati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il Rapporto 2018 mostra che il costante aumento dell’aspettativa di vita è rallentato e che ci sono ampi divari all’interno dei paesi. Il rapporto si basa su analisi comparative dello stato di salute dei cittadini dell’Ue e delle prestazioni dei sistemi sanitari nei 28 Stati membri, 5 paesi candidati e 3 paesi EFTA.
“Mentre l’aspettativa di vita nell’Ue è tra le più alte del mondo, non dovremmo riposare sugli allori: molte vite potrebbero essere salvate aumentando i nostri sforzi per promuovere stili di vita sani e affrontare fattori di rischio come il tabacco o la mancanza di attività fisica È inaccettabile che ogni anno nell’Ue si perdano più di 1,2 milioni di persone prematuramente quando ciò potrebbe essere evitato attraverso una migliore prevenzione delle malattie e interventi di assistenza sanitaria più efficaci “, ha affermato Vytenis Andriukaitis, Commissario per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione Ue che con l’Ocse ha elaborato il Rapporto.
Il rapporto chiede inoltre di migliorare la salute mentale e prevenire le malattie mentali che non solo hanno conseguenze sociali, ma costano più del 4% del Pil in tutta l’Ue. Chiede inoltre di affrontare i fattori di rischio come il fumo, l’alcol e l’obesità, riducendo la mortalità prematura, garantendo l’accesso universale alle cure e rafforzando la resilienza dei sistemi sanitari.
L’integrazione con l’OECD Health Statistic 2018 aggiunge ai paesi dell’Ue 28 (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria) altri paesi europei che non fanno parte dell’Ue (Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia) e i maggiori partner OCSE degli altri continenti (Australia, canada, Cile, Israele, Giappone, Corea, Messico, Nuova Zelanda e Stati Uniti). Dai dati saltano agli occhi gli ottimi risultati di salute del nostro paese con un’aspettativa di vita che si conferma tra le più alte e stili di vita tra i migliori dei 35 paesi, ma anche con dati meno buoni di organizzazione, a partire dalla spesa che va sempre più a carico dei cittadini fino ai troppi cesarei e al poco personale in servizio.
Parlando sempre di spesa, quando si guarda quella out of pocket, la percentuale sulla spesa per la salute sale, supera la media Ocse (Italia 23,6, Ocse 20,3) e pone il paese all’undicesimo posto in una classifica (su 35 paesi considerati) dove al top c’è la Lettonia con il 45% (praticamente quasi la metà della spesa la pagano i cittadini) e ultima la Francia con il 9,8 per cento. Anche per la spesa farmaceutica è sopra la media Ocse, ma questa volta non di moltissimo: 17,7% della spesa per la salute contro il 16,1 per cento.
Effetto contrario guardando all’organizzazione. L’Italia ha uno dei valori più bassi di posti letto per mille abitanti: 3,20 contro una media Ocse di 4,64 e con il Giappone che va oltre i 13 e solo il Messico che si ferma a 1,52, mentre gli altri paesi che hanno valori più bassi sono compresi tra i 2,12 del Cile e i 3,13 dell’Islanda. E mantiene posizioni di bassa classifica anche se si considerano solo i letti per acuti o quelli psichiatrici, dove addirittura è terzultima con soli 0,09 letti per mille abitanti.
E per quanto riguarda le dimissioni ospedaliere (ricoveri) è sestultima con 11.555 per centomila abitanti rispetto alla media Ocse di oltre 15.650 e con paesi come la Germania che raggiungono quasi i 25700.
Le giornate di degenza da noi sono più basse della media Ocse (7,80 contro 8,12 considerando tutti i tipi di ricoveri) con paesi come il Giappone a 28,50 giorni e ancora una volta il Messico, fanalino di coda di quasi tutti gli indicatori, a 3,80 giorni. L’Italia ha anche un numero di visite mediche procapite più basso della media Ocse (6,80 contro 6,95) che la pone comunque a metà classifica per questo indicatore, ma è sopra la media questa volta per il numero di risonanze magnetiche per mille abitanti (67,10 contro l’Ocse a 62,42) e crolla invece quartultima per il numero di Tac per mille abitanti con 81,30 contro una media Ocse di 141,67. Dove invece l’Italia è in “alta classifica” è nel numero di cesarei: 349,40 per mille nati vivi contro la media Ocse di 280,65 e fa peggio di tutti la Turchia con 531,50, meglio Israele con 151,90.
Italia sopra la media Ocse anche per il consumo di antibiotici (21,50 dosi giornaliere medie contro la media Ocse di 20,54), Indicatore in cui è al top la Turchia con 40,50 e i fondo alla classifica (quindi in questo caso più virtuosi) i Paesi Bassi con 9,70, unici tra i Paesi Ocse al di sotto quota 10.
L’Italia si conferma come ormai risaputo ai primi posti per aspettativa di vita, quarta nell’Ocse dopo Giappone, Svizzera e Spagna con 83,30 anni medi (81 per i maschi e 85,60 per le femmine) ed è sempre nell’alta classifica (ma va un po’ peggio) per l’aspettativa di vita a 65 anni.
Per quanto riguarda la mortalità infantile (decessi per 1.000 nati vivi). L’Italia è molto al di sotto della media Ocse: 2,80 contro 3,85 (il Messico è peggio di tutti a 12,10 e il migliore nell’Ocse è l’Islanda con appena lo 0,70). Pochi invece rispetto alla media Ocse e agli altri Paesi gli anni di vita potenzialmente persi per tutte le cause. Nella fascia di età considerata 0-69 anni per le donne sono 1689.5 per 100.000 (media Ocse a 2246,98) e per gli uomini 2965,3 (media Ocse 4296,47). L’Italia poi, rispetto agli altri paesi Ocse, è un paese dove autolesionismo e suicidi hanno una bassa incidenza: 5,70 per 100.000 abitanti contro la media Ocse di 11,58 e la Corea al top con 25,8, mentre ultima (positiva quindi) in classifica è la Turchia con 2,10.
Sul discorso del personale non cambia la musica rispetto agli anni precedenti: l’Italia è di poco superiore alla media Ocse per numero di medici attivi (12,4 per 100.000 abitanti contro la media di 12,1), ma assolutamente in basso alla classifica e di molto sotto la media Ocse per numero di infermieri: ce ne sono 20,7 ogni 100.000 abitanti contro la media Ocse di 48,8 (meno della metà quindi).
Infine gli stili di vita: Per il consumo di tabacco (% di popolazione oltre i 15 anni che fuma quotidianamente) l’Italia è sopra la media Ocse: 20% contro il 18,42 per cento. Per quello di alcol invece è molto sotto e nella parte bassa della classifica con il 7,10% contro la media Ocse dell’8,79% e Paesi come la Francia (al top) con l’11, 70%, ma anche al contrario la Turchia con l’1,30 per cento L’Ocse fa poi un’analisi diversa per l’obesità, considerando quella auto-segnalata dalla popolazione e quella misurata. Per la prima l’Italia è penultima con il 9,8% sulla popolazione totale contro una media Ocse del 16,41% e primi in classifica gli Stati Uniti con il 30,2 per cento. Per l’obesità misurata il dato italiano non è presente, ma la media Ocse che era, appunto, del 16,41% per quella auto-segnalata diventa del 23,47% e primo in classifica (nemmeno gli Stati Uniti hanno il dato) è il Cile con il 40%, mentre nell’obesità auto-segnalata era subito prima dell’Italia con appena il 10,1 per cento.
(da Quotidiano Rapporto Health at a Glance Europe 2018 dell’Ocse Sanità.it)
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