L’articolo che segue, realizzato dal dottor Lino Beber, offre una analisi sul potere curativo del riso. Di recente, il dottor Beber ha partecipato a incontri organizzati da ANAP Confartigianato Trento sul tema della salute, condividendo la sua esperienza e conoscenza su come l’umorismo e il riso possano migliorare il benessere fisico e mentale.
Il filosofo greco Aristotele ha affermato che “la capacità di ridere distingue gli animali dagli uomini”. Infatti, l’uomo, e non l’animale, è dotato del muscolo risorio del Santorini, situato lateralmente alle labbra, che quando si contrae fa ritrarre la bocca. I muscoli risorio e grande zigomatico provocano la risata, alla quale collabora il grande muscolo diaframmativo, che separa il torace dall’addome.
Il riso libera una serie di messaggeri (= mediatori) chimici – in particolare serotonina, encefaline ed endorfine – che scacciano l’ansia, la depressione, la paura e il dolore; inoltre fa bene alla circolazione del sangue e attiva il nostro sistema di difesa, chiamato con aggettivo moderno immunitario. Per ridere mettiamo in moto oltre sessanta muscoli (pellicciai, mimici, cervicali), per piangere solo una ventina. Il primo sorriso compare sul volto di un bambino entro le prime sei settimane di vita e, con il pianto, é uno dei pochi mezzi che ha per comunicare.
Il saggio filosofo Socrate ha detto che “non conviene curare il corpo, se non si cura anche lo spirito” e nei tempi moderni si è riscoperto che il ridere può essere una terapia utile per accelerare la guarigione anche di mali fisici oltre che psichici. Tra le nuove terapie alternative alla medicina tradizionale è nata la “Comicoterapia”, un metodo di guarigione ideato dal medico americano Patch Adams, il cui vero nome è Hunter Doherty Adams (1945) ideatore della “clown terapia”, al quale fu dedicato il film “Patch Adams” interpretato da Robin Williams. La sua ricetta si basa su una combinazione di umorismo e divertimento, che rappresentano, secondo lui, gli ingredienti essenziali per la guarigione fisica e mentale del paziente.
“L’humour è l’antidoto per tutti i mali. Credo che il divertimento sia importante quanto l’amore. Siamo qui per aiutare i pazienti a vivere la più alta qualità di vita e, quando non è più possibile, per facilitare la più grande qualità di morte”.
Ridere cambia l’atteggiamento mentale, gli effetti biologici e psicologici del riso sono positivi. Ridere è il mezzo più sano per vivere meglio, sfidando le frustrazioni della vita. Un sorriso costa meno dell’elettricità, ma dona più luce.
Un versetto delle “Bucoliche” di Virgilio recita: “Incipe, parve puer, risu cognosere matrem.” (Incomincia, o piccolo bambino, col riso a riconoscere la madre).
Galeno Claudio, medico dell’imperatore romano Marco Aurelio, ci ha lasciato questi due pensieri nei quali esalta la forza risanatrice della natura (vis sanatrix naturae), che ora sappiamo essere il nostro sistema immunitario:
- “Il bravo medico è chi sa divertire il paziente mentre la natura lo sta curando”.
- “Il miglior medico è la Natura, perché guarisce gran parte delle malattie e non dice mai male dei suoi colleghi”.
Nella storia di “Bertoldo” (novella di Giulio Cesare Croce – 1606) a un certo punto re Alboino cade malato. Saltimbanchi e guaritori si avvicendano alla sua corte nel tentativo di farlo ridere, dietro promessa di una lauta ricompensa ma sotto minaccia di gravi punizioni. Fra i tanti si presenta anche fra Cipolla, che si è fatto la fama di possedere reliquie miracolose e viene tradotto a corte con la forza. Naturalmente fallisce e si avvia a essere giustiziato. In quel mentre torna Bertoldo, che era stato condannato a morte dal re, che gli aveva concesso l’ultimo desiderio. Ha scelto la pianta sulla quale morire: è una piantina appena nata, e occorrerà aspettare che cresca. Di fronte all’ennesima arguzia, Alboino scoppia a ridere fragorosamente e i condannati hanno salva la vita.
Trilussa ha definito l’umorismo la cintura di salvataggio nel fiume della vita. È lo zucchero della vita; ma quanta saccarina in commercio!
L’ammalato è come un bambino che ha bisogno di una persona vicina che lo incoraggi, che gli stringa la mano (rapporto di empatia).
La Medicina tecnologica spesso rischia di dimenticare che l’ammalato è un uomo e il rapporto medico-paziente sostituito dalla troppo facile prescrizione del farmaco, visto come toccasana di tutti i malanni e soprattutto lo psicofarmaco visto come la bacchetta magica per risolvere tutti i disagi esistenziali. La malattia sociale più diffusa è la solitudine. La cultura della vita comprende anche la serena accettazione della morte.
In chiusura la “Preghiera per il buonumore” di san Tommaso Moro (1477-1535) segretario del re inglese Enrico VIII che lo condannò a morte per decapitazione.
“Signore, dammi una buona digestione e anche qualcosa da digerire.
Donami la salute del corpo col buonumore necessario per mantenerla.
Donami un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,
e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama “io”.
Signore donami il senso dell’umorismo.
Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo affinché nella vita conosca un po’ di gaiezza e possa farne parte anche agli altri. Amen”.