Secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in Italia, «l’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema» per le generazioni future, e «i lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti sono più vulnerabili al rischio di povertà» durante la vecchiaia. Chi entra oggi nel mercato del lavoro, precisa l’Ocse, dovrà aspettarsi una pensione più bassa rispetto agli standard attuali, con un autentico rischio povertà per i precari. E ciò è la conseguenza delle riforme delle pensioni approvate negli ultimi vent’anni. «Lavorare più a lungo potrebbe aiutare a compensare parte delle riduzioni, ma, in generale, ogni anno di contributi produce benefici inferiori rispetto al periodo precedente tali riforme».
Le considerazioni dell’Ocse non sono di certo una novità. Sappiamo bene che le riforme, soprattutto quella della Fornero del dicembre 2011 hanno posto le premesse per la riduzione del costo previdenziale in Italia ma hanno, dall’altro canto, hanno creato seri problemi per il futuro. E’ per questo che come Associazione abbiamo sottolineato più volte l’esigenza di favorire, anche normativamente, la previdenza integrativa e, ancor prima, di favorire il lavoro nel nostro Paese. Il discorso è molto ampio e complesso ma è bene, di fronte a segnali che ci pervengono di continuo, anche da Organizzazioni internazionali, di affrontare i problemi con lungimiranza, adottando politiche di lungo respiro.
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