Il 29 dicembre 2023 la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla Legge di Bilancio 2024, senza alcuna modifica rispetto al testo già approvato dal Senato.

Nel sito del Ministero dell’Economia si afferma:

L’ammontare complessivo delle risorse stanziate con la legge di bilancio e il decreto legislativo che avvia la riforma fiscale è di circa 28 miliardi di euro, di cui oltre la metà destinati, in particolare, a interventi a sostegno dei redditi medio-bassi che beneficeranno del rinnovo del taglio cuneo fiscale e contributivo (7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro) e dell’accorpamento delle prime due fasce delle aliquote Irpef (23% fino a 28 mila euro).

In favore delle famiglie sono state introdotte misure per le madri lavoratrici, dall’esonero dei contributi previdenziali per le donne con due o più figli al potenziamento del bonus asilo nido. Prevista anche la possibilità per le famiglie numerose di accedere al Fondo garanzia mutui per l’acquisto della prima casa, nonché la detassazione dei fringe benefit fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli.

A sostegno delle persone con redditi bassi confermati anche il contributo del bonus sociale elettricità e la carta “Dedicata a te”, mentre sul fronte pensioni sono state prorogate, con alcune rivisitazioni, Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.

Tra le altre misure approvate la diminuzione del canone Rai, da 90 a 70 euro, il programma di finanziamento per realizzare il Ponte sullo Stretto e la riforma delle garanzie pubbliche per favorire gli investimenti strategici sul green e digitale”.

In effetti, il Governo aveva tenuto a mettere in evidenza fin da subito che tre sono i cardini su cui la Manovra è impostata, e cioè il taglio del cuneo fiscale, la mini-riforma dell’Irpef e gli aiuti per le famiglie, anche se per finanziare queste misure si fa ricorso all’indebitamento per 16 Miliardi.

La Legge di Bilancio ha subito poche modifiche nel passaggio parlamentare rispetto al testo presentato dal Governo. Tra quelle più rilevanti, la parziale marcia indietro riguardo alla stretta sulle pensioni dei medici e alla cedolare secca sugli affitti brevi, nonché la rimodulazione delle risorse per il Ponte sullo Stretto che vengono prelevate anche dal Fondo di coesione.

Restano le nostre perplessità riguardo alle misure in tema di perequazione automatica delle pensioni e di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale.

Riprendendo quanto pubblicato in precedenza sull’argomento sul nostro sito, alla luce delle novità intervenute in sede di iter parlamentare, si riportano in sintesi le misure che più interessano gli anziani come pensionati, attuali e futuri, e come cittadini.

Taglio del Cuneo fiscale

E’ previsto un esonero dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 2.692 euro (35mila euro annui lordi) e al 7 per cento se la medesima retribuzione non eccede l’importo mensile di 1.923 euro (25mila euro annui lordi). Risorse impiegate: circa 10 Miliardi.

Riforma dell’IRPEF

Parte il primo modulo della riforma fiscale: per il 2024 le aliquote Irpef si riducono da quattro a tre accorpando i primi due scaglioni di reddito (fino a 28.000 euro) in un’unica aliquota al 23%; l’aliquota passa al 35% per gli scaglioni di reddito superiori a 28.000 e fino a 50.000 euro e al 43% oltre i 50.000. Inoltre, si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area area per i redditi da lavoro dipendente, parificandola a quella per i redditi da pensione.

Per chi guadagna oltre 50mila euro, scatta però il taglio delle detrazioni al 19% (spese sanitarie ed erogazioni liberali escluse) per 260 euro, in modo da annullare praticamente il beneficio Irpef. Sono fatte salve le detrazioni spettanti per spese sanitarie. Risorse impiegate: 4,3 Miliardi.

Riduzione del canone RAI

Il canone RAI viene ridotto da 90 a 70 euro all’anno. Le entrate pubbliche della RAI, però, non diminuiranno, perché ci sarà, in compenso, un incremento nel finanziamento per gli investimenti della TV pubblica.

Sostegno alle famiglie e alla genitorialità

Tra le misure contenute nella Manovra si segnala: – la decontribuzione, fino a un “massimo di 3000 euro annui”, senza limiti di reddito, per le madri con almeno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo se i figli sono due, fino all’età di 18 anni se i figli sono tre, con i contributi non pagati che entrano direttamente in busta paga; – un incremento a 2.100 euro del bonus per pagare le rette agli asili nido pubblici e privati, destinato però solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024 in nuclei con già un minore under 10 e con un tetto Isee di massimo 40.000 euro; – la conferma della carta “dedicata a te”; – la conferma delle maggiorazioni per l’Assegno unico.

Colf e badanti

Al fine di contrastare il lavoro irregolare dei lavoratori domestici, ci saranno controlli del fisco più estesi e severi sulla regolarità delle paghe e sull’evasione contributiva di colf e badanti, dimenticando, però, che la maggior parte dell’evasione viene dall’impiego di badanti totalmente sconosciute al fisco e all’INPS.

Pensionamenti anticipati

Nonostante la volontà iniziale, la legge Fornero non viene smantellata. Infatti, sono prorogati per tutto il 2024, con alcune rivisitazioni, gli strumenti di anticipo pensionistico già esistenti.

Per l’anticipo pensionistico con Quota 103 rimangono i requisiti di 62 anni d’età e 41 di contributi, ma viene rivisto il ricalcolo dell’assegno che avverrà interamente con il metodo contributivo. Per l’anticipo pensionistico Ape sociale è previsto un incremento del requisito anagrafico da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Sale di un anno, a 61 anni, anche la soglia per l’accesso a Opzione Donna (che con un figlio scende a 60 e con due o più figli a 59).

Per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 sale l’importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell’età di pensionamento per vecchiaia. La soglia, a fronte di almeno 20 anni di contributi versati, sale da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023, sale da 1.409 euro a 1.660 euro. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l’importo dell’assegno sociale (503,27 euro nel 2023).

Per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia di medici, personale sanitario, dipendenti di enti locali, ufficiali giudiziari e maestri, con l’emendamento del Governo inserito in extremis, si fa una parziale retromarcia e pertanto sono garantiti i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non si applicherà la revisione delle aliquote di rendimento previdenziali che invece sono previste per coloro che anticipano l’uscita dal lavoro. Per i medici e sanitari, che avevano minacciato pesanti proteste e che potranno restare al lavoro fino a 70 anni, è previsto un ulteriore meccanismo di salvaguardia dai tagli.

Perequazione automatica delle pensioni

Il Governo, anche per la perequazione automatica dell’anno 2024, volta a recuperare la svalutazione delle pensioni che si è verificata nel 2023 a causa dell’inflazione, ha adottato lo schema applicativo previsto dalla Legge di Bilancio 2023, con una piccola variante peggiorativa che riguarda le pensioni più alte. Ci sarà l’adeguamento pieno al 100% dell’indice di inflazione individuato dall’ISTAT solo per gli assegni fino a 4 volte la pensione minima, mentre per gli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo l’adeguamento sarà dell’85%; per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo del 53%; tra 6 e 8 volte il minimo del 47%; tra 8 e 10 volte il minimo del 37% e per gli assegni oltre 10 volte il minimo del 22%, anziché del 32% come era l’anno scorso. A rendere più penalizzante la riduzione dell’adeguamento c’è il fatto che le aliquote non si applicano per scaglioni di importo, bensì sull’intera pensione (vedi articolo specifico pubblicato su questo sito, con le istruzioni dell’INPS e gli importi delle pensioni 2024).

Per le pensioni più basse il conguaglio della perequazione 2023 delle pensioni è stato anticipato al 1° dicembre 2023.

Sanità

E’ previsto uno stanziamento aggiuntivo di 3 Miliardi per l’anno 2024 – di cui 2,3 sono rappresentati da aumenti salariali -, che porterà ad un finanziamento complessivo del Fondo Sanitario nazionale di 136 Miliardi. Vista in rapporto al PIL, la spesa sanitaria è, però, in decrescita, passando dal 6,7% del 2022 a circa il 6,2% nel 2024. Il che significa non solo che l’aumento del finanziamento del Fondo è ben lungi dal coprire l’aumento dei costi dovuti all’inflazione, ma anche che ci saranno difficoltà aggiuntive nell’assicurare cure adeguate ed efficienti ai cittadini. Se guardiamo al confronto internazionale, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per investimenti in sanità, con Germania e Francia che superano il 10 per cento di spesa in rapporto al PIL.

In proposito, afferma l’Ufficio Parlamentare di Bilancio che la recente fiammata inflazionistica ha colpito la spesa sanitaria principalmente attraverso l’incremento dei costi per alcuni specifici acquisti di beni e servizi. Ciò ha implicato situazioni di sofferenza per il personale e pressioni per aumenti del fatturato da parte delle industrie del settore e dei fornitori. Le risorse addizionali destinate al SSN dalla manovra per il 2024 coprono le remunerazioni dall’incremento dei prezzi solo in parte.

Tra le misure previste dalla Manovra, c’è comunque un piccolo sforzo in direzione della riduzione delle liste di attesa. Ciò viene affrontato in due modi: con il rinnovo del contratto del comparto sanitario; con la detassazione sia degli straordinari che dei premi di risultato per medici e altro personale sanitario legati a obiettivi di abbattimento delle liste d’attesa. Ci sono, inoltre, stanziamenti per il potenziamento dell’assistenza territoriale, anche con nuove assunzioni di personale sanitario.

Per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del SSN, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari.

Attuazione della legge di riforma dell’assistenza

E’ confermato che nella Manovra non si prevede nessun finanziamento per dare attuazione alla Legge delega n. 33 approvata a marzo dal Parlamento che riforma il settore dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, una rete che riunisce 57 tra associazioni e organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti, denuncia questa mancanza, che può far rimanere sulla carta gli importanti obiettivi della riforma – semplificazione, domiciliarità, residenzialità di qualità -, accrescendo la frustrazione dei tanti soggetti coinvolti (anziani, caregiver, familiari, operatori). Si spera che il Governo approvi quanto prima dei buoni decreti delegati, con relativo finanziamento.

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approvata dal parlamento la Legge di Bilancio 2024
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