La legge di stabilità 2015 è stata approvata la sera del 15 ottobre scorso da parte del Consiglio dei ministri ed è arrivata al Quirinale per la firma del presidente della Repubblica dopo diversi giorni, ottenendo la bollinatura della Ragioneria di Stato il 22 ottobre. Ora il disegno di legge è all’esame della Camera dei Deputati. Nel complesso, la prima finanziaria del governo Renzi contiene interventi nell’economia per un totale di 36 miliardi di euro. In questo studio prenderemo in esame soltanto le misure di carattere sociale, e più in generale quelle che interessano da vicino i pensionati e gli anziani.
Art.4 – Stabilizzazione Bonus 80 euro: Per i lavoratori dipendenti con reddito annuale compreso tra 8.000 e 24.000 euro è riconosciuto in via permanente un credito di imposta pari a 960 euro all’anno (80 euro mensili per 12 mesi). Per i lavoratori dipendenti con reddito compreso tra 24.000 e 26.000 euro il credito spetta parzialmente.
Osservazioni: Il “Bonus” di 80 euro mensili viene reso permanente solo per i lavoratori dipendenti, lasciando fuori tutti i pensionati, anche quelli con redditi molto più bassi rispetto ai 24-26.000 euro indicati nella nuova norma. E non si prevede nessun intervento per gli incapienti, cioè per coloro che hanno redditi talmente bassi da essere esenti dal pagamento delle tasse (7.500 euro per i pensionati e 8.000 euro per i lavoratori dipendenti).
Restano quindi del tutto attuali le proteste dell’ANAP (e del CUPLA), già esplicitate in occasione del lancio del “Bonus”, su una norma che in linea di principio può essere condivisibile, in quanto è mirata a rilanciare i consumi, ma che si appalesa come assai discriminatoria e trascura proprio quei soggetti a basso e bassissimo reddito che più probabilmente sarebbero portati a spendere per necessità quanto in più entra nelle loro disponibilità.
Art. 6 – T.F.R. in busta paga: La disposizione è diretta a prevedere, in via sperimentale, per i lavoratori dipendenti del settore privato la possibilità di optare per i periodi di paga decorrenti dal 1° marzo 2015 al 30 giugno 2018 per l’inserimento in busta paga del T.F.R. come integrazione della retribuzione. Tale integrazione di retribuzione è imponibile in via ordinaria ai fini fiscali e non imponibile ai fini previdenziali.
Osservazioni: Anche se si comprende la finalità della norma, che ha come obiettivo di sostenere i consumi, lo smobilizzo del T.F.R. maturando potrebbe incidere negativamente sulla capacità della previdenza complementare di integrare il sistema pensionistico pubblico, che in prospettiva presenta bassi tassi di sostituzione, soprattutto per i giovani, i quali peraltro sarebbero quelli più indotti ad avvalersi della nuova normativa, visto che hanno maggiori esigenze di liquidità.
Art. 8 – Ecobonus e ristrutturazione: Vengono prorogate per tutto il 2015 le attuali condizioni per usufruire dell’Ecobonus. È infatti prevista una detrazione del 65%, da suddividere in 10 quote annuali di pari importo, per le spese sostenute nel 2015 per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, fino ad un ammontare di 96 mila euro per unità immobiliare.
La norma estende al 2015 anche la detrazione fiscale del 50% per gli altri interventi di ristrutturazione immobiliare, fino ad un tetto di spesa di 96 mila euro, e per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici.
Osservazioni: Si tratta certamente di una norma che va accolta con favore, sia perché lo stimolo all’efficientamento energetico degli edifici, e quindi il risparmio energetico, deve essere con forza perseguito nelle condizioni climatiche ed ambientali attuali, sia perché interventi per il rilancio dell’edilizia sono un toccasana per il rilancio dell’economia.
Art. 13 – Misure per la famiglia: Per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017, nei limiti degli stanziamenti di cui sotto, è riconosciuto un assegno di importo annuo di 960 euro erogato mensilmente, a decorrente dal mese di nascita o di adozione. L’assegno, che non concorre alla formazione del reddito complessivo Irpef ed è indipendente dal bonus di cui al precedente articolo 4, verrà corrisposto fino al compimento del terzo anno di età ovvero fino al terzo anno di adozione.
Per aver diritto al bonus i genitori debbono aver conseguito nell’anno precedente un reddito complessivamente non superiore di 90.000 euro.
I limiti di spesa sono stati fissati in:
- 202 milioni di euro per il 2015
- • 607 milioni per il 2016
- 1.012 milioni per il 2017
- 1.012 milioni di euro per l’anno 2018
- 607 milioni di euro per l’anno 2019
- 202 milioni di euro per l’anno 2020.
E’ anche previsto un Fondo, con la dotazione di 298 milioni per l’anno 2015, da destinare ad interventi a favore della famiglia.
Osservazioni: Va bene, ovviamente, aiutare le nascite, dato che l’Italia è in regresso demografico e contemporaneamente ci sono condizioni assai poco favorevoli per la maternità. Tuttavia, il dubbio riguarda la scarsità dei fondi messi a disposizione, dato che i soldi stanziati per il 2015 basteranno per poco più di 200 mila bambini, mentre ogni anno in Italia ne nascono più del doppio, e in più ci sono le adozioni. Poi quello che non convince è il limite di reddito familiare di 90.000 euro, che poteva essere molto più basso per aiutare le famiglie con figli più bisognose. Non è precisato come e se verrà utilizzato il neo Fondo per la famiglia.
Art. 14 – Contrasto alla ludopatia: A decorrere dal 2015 è previsto annualmente lo stanziamento di una somma di 50 milioni di euro, nell’ambito delle complessive risorse destinate al S.S.N., per la cura delle patologie connesse alla ludopatia.
Osservazioni: La norma dovrebbe essere accompagnata da misure concrete per il contrasto del gioco di azzardo, che poi provoca il fenomeno della ludopatia, e la sua diffusione tra i soggetti deboli. Oggi, purtroppo, tale patologia riguarda moltissimi anziani, come più volte mettono in evidenza le statistiche ufficiali.
Art. 15 – Erogazioni liberali alle ONLUS: A decorrere dall’anno di imposta 2015 viene ampliato il limite di detraibilità e deducibilità per le erogazioni liberali a favore delle ONLUS, che passerà così dai 2.065 euro attuali a 30.000 euro.
Art. 17, comma 6 – Rifinanziamento “Carta acquisti”: Viene rifinanziato con 250 milioni di euro annui, a partire dal 2015, il programma “Carta acquisti”, altrimenti detta Social Card.
Osservazioni: La Carta acquisti è stata istituita nel 2008 e finanziata inizialmente con 170 milioni stanziati nel 2008 e con 485,6 milioni stanziati nel 2009, oltre che con donazioni private e fondi di regioni ed enti locali. Poi è stata progressivamente quasi abbandonata. Il Governo Monti ha rilanciato la Carta acquisti con una sperimentazione nei comuni con più di 250 mila abitanti e il Governo Letta ha esteso la sperimentazione nel 2013 ai territori delle regioni del Mezzogiorno non coperti nei limiti di 140 milioni per il 2014 e 27 milioni per il 2015. Infine, la Legge di stabilità 2014 ha disposto il rifinanziamento per 250 milioni nel 2014 e lo stanziamento di ulteriori 40 milioni per ciascuno degli anni 2014-2016 per la progressiva estensione a tutto il territorio nazionale della sperimentazione del programma di sostegno per l’inclusione attiva.
Il rifinanziamento per il 2015, del tutto insufficiente, sembra piuttosto un atto dovuto e resta sempre il dubbio sull’efficacia dello strumento.
Art. 17, comma 7 – Stanziamenti per il Fondo nazionale per le politiche sociali: A decorrere dal 2015 lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali è incrementato di 300 milioni di euro. Di questi, una quota di 100 milioni è destinata al rilancio di un piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia sul territorio, in attesa della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Osservazioni: Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali è stato istituito nel 1997 e poi riformulato dalla legge n. 328/2000. Doveva essere lo strumento mediante il quale lo Stato, insieme alle Regioni e gli Enti locali, concorre al finanziamento della spesa sociale. Nel 2008 l’ammontare era di 929 milioni, cifra in drammatico ribasso fino ai 70 milioni del 2012. Nel 2014 lo stanziamento era di 317 milioni. Per il 2015, la legge di stabilità, con una copertura di 300 milioni, riduce lo stanziamento, senza contare che 100 milioni sono vincolati. Il Governo si sarebbe ora impegnato a stanziare, dopo le proteste dei malati di SLA, un’ulteriore cifra per il Fondo.
Art. 17, comma 8 – Stanziamenti per il Fondo per le non autosufficienze: A partire dal 2015 è incrementata la spesa di 250 milioni di euro per gli interventi di pertinenza del Fondo nazionale per le non autosufficienze, ivi compresi quelli a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica.
Osservazioni: Il Fondo per le non autosufficienze è stato istituito nel 2006 al fine di garantire “l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti”.
Dopo un finanziamento iniziale di 300 milioni nel 2007 e di 400 milioni per i due anni successivi, il Fondo è rimasto azzerato per due annualità (2011 e 2012), è stato ripristinato per il 2013 (275 milioni) e confermato per il 2014 (350 milioni).
Nonostante le somme stanziate negli anni passati siano comunemente considerate inadeguate per la copertura delle esigenze delle famiglie con non autosufficienti, il disegno di legge di stabilità prevede una riduzione di 100 milioni di euro rispetto al 2014. Il nostro giudizio non può che essere fortemente negativo sulla norma in questione, che non attenua la situazione di difficoltà di molte famiglie che devono provvedere ogni giorno alle necessità e alle cure di anziani non autosufficienti.
Art. 17, comma 9 – Finanziamento alle scuole non statali: Viene autorizzata la spesa di 200 milioni di euro per interventi di sostegno a favore delle scuole non statali.
Art.17, comma 10 – Finanziamento ordinario Università: Viene finanziato con 150 milioni a decorrere dal 2015 il Fondo per il rifinanziamento ordinario delle Università.
Art. 17, comma 18 – Riforma del Terzo Settore: E’ disposto un finanziamento di 50 milioni per il 2015, 140 milioni per il 2016, 190 milioni per il 2017 per la riforma del Terzo Settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale.
Art. 26, comma 2 – Cure termali: E’ prevista la cancellazione delle terapie accessorie per i lavoratori che effettuano le cure termali concesse dall’Inps.
Mentre le cure termali fondamentali sono e restano a carico del Servizio sanitario nazionale, col relativo ticket pagato dal paziente, le prestazioni accessorie sono poste a carico delle Gestioni Inps che assicurano il lavoratore, le quali Gestioni dal prossimo anno saranno alleggerite dal relativo onere.
Art. 26, comma 3 – Unificazione termini pagamento pensioni: A decorrere dal 1°gennaio 2015 i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’INAIL sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese, con un unico pagamento, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti. Ciò al fine di razionalizzare ed uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’INPS.
Osservazioni: Tale norma ha suscitato le proteste vibranti dei sindacati dei pensionati. Anche il Presidente dell’ANAP Palazzi in un comunicato stampa aveva messo in evidenza che la norma costituiva un accanimento ingiustificato nei confronti dei pensionati.
L’INPS e il Governo hanno successivamente precisato che l’unificazione dei pagamenti al 10 del mese riguarderebbe solo coloro che hanno due o più pensioni INPS/INPDAP, vale a dire 800.000 soggetti. Restiamo a vigilare se effettivamente sarà così, visto che, per come è scritta, la norma dovrebbe essere interpretata in tutt’altro modo.
Art. 26, co. 4-5-6 – Decesso del pensionato – Risparmi conseguibili da parte dell’INPS: Viene istituito l’obbligo da parte del medico necroscopo di comunicare il decesso del pensionato all’Inps attraverso il sistema telematico. Il certificato di accertato decesso dovrà essere trasmesso dal medico entro 48 ore dall’evento al fine di ridurre i casi di indebita erogazione.
Le prestazioni in denaro versate dall’INPS per il periodo successivo alla morte del pensionato su un conto corrente bancario o postale vengono corrisposte con riserva e la Banca o Poste Italiane sono tenuti alla loro restituzione all’INPS qualora esse siano state corrisposte senza che il beneficiario ne avesse diritto.
Osservazioni: Le disposizioni contenute in tali commi, così come quelle di cui al comma 3 già citato, hanno come scopo quello di produrre risparmi per l’INPS, risparmi che dovranno essere riversati allo Stato nella misura già quantificata di 19 milioni di euro a decorrere dal 2015.
Art. 26, co. 7-8-9 – Ulteriori risparmi INPS/INAIL – Riversamento allo Stato: L’INPS deve riversare annualmente la somma complessiva di 91 milioni di euro per i risparmi che debbono essere conseguiti attraverso varie procedure di razionalizzazione. L’importo che è tenuto a riversare l’INAIL è di 50 milioni di euro.
Art. 26, co. 10 – Riduzione stanziamenti per i patronati: La disposizione prevede la riduzione di 150 milioni di euro degli stanziamenti previsti per gli istituti di patronato e di assistenza sociale. I risparmi ottenuti affluiscono al bilancio dello Stato. Si riduce, poi, la misura degli anticipi ai patronati e l’aliquota di prelevamento sul gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati.
Osservazioni: E’ un ulteriore colpo all’operatività e alla stessa sopravvivenza dei patronati, il cui ruolo di interesse pubblico e di supplenza dell’INPS e degli altri enti previdenziali dovrebbe invece spingere le autorità governative a tutti i livelli a valorizzare il loro lavoro di assistenza, quasi sempre diretto verso le persone più deboli e bisognose.
Art. 35 – Concorso degli Enti territoriali agli obiettivi di finanza pubblica: Le Regioni devono concorrere agli obiettivi di finanza pubblica con un contributo, per ciascuno degli esercizi dal 2015 al 2018, pari a 4 Miliardi di euro.
Se le Regioni non troveranno un accordo per ripartire i 4 miliardi di spending review a loro carico, interverrà il Governo “considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale”. Le province e le città metropolitane concorrono al contenimento della spesa pubblica attraverso una riduzione della spesa corrente di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015, di 2.000 milioni di euro per l’anno 2016 e di 3.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017.
Osservazioni: Suscita generale preoccupazione l’ingente concorso imposto a Regioni ed Enti locali per il conseguimento dei risparmi di spesa finalizzati agli obiettivi di finanza pubblica. E’ facile intravedere, come hanno già avuto modo di mettere in evidenza la Conferenza delle Regioni e l’ANCI, che, se i risparmi non saranno conseguiti perché di difficile attuazione, saranno i cittadini a pagarne le spese con minori servizi a livello locale, con ripercussioni sulla sanità e, non escluso, anche con nuove tasse. Si spera che in sede di Conferenza si riesca a trovare una soluzione con il Governo per attuare dei piani alternativi.
Art. 39 – Attuazione Patto per la salute: Il Fondo sanitario nazionale non verrà toccato e, come già previsto dal Patto per la salute, salirà a quota 112 Miliardi nel 2015 e 115 Miliardi nel 2016. Eventuali risparmi nella gestione del Servizio Sanitario Nazionale effettuati dalle Regioni rimangono nella disponibilità delle Regioni stesse per finalità sanitarie.
Art. 44, co.1 – Tassazione Fondi Pensione: La norma prevede l’aumento dall’11 al 20 per cento della tassazione dei rendimenti delle forme pensionistiche complementari.
Osservazioni: E’ un’ulteriore mazzata al risparmio pensionistico privato, che dovrebbe invece essere incentivato, visti i livelli miseri delle pensioni pubbliche a cui accederanno le giovani generazioni.
Art. 44, co. da 11 a 18 – Rapporto fisco/contribuente: L’Agenzia delle entrate mette a disposizione del contribuente, anche mediante l’utilizzo delle reti telematiche e delle nuove tecnologie, gli elementi e le informazioni in suo possesso riferibili allo stesso contribuente. L’Agenzia delle entrate mette, altresì, a disposizione del contribuente gli elementi e le informazioni utili a quest’ultimo per una valutazione dei suoi redditi. I controlli fiscali avranno l’obiettivo di aiutare il contribuente onesto e a lavorare di più sugli evasori.
Osservazioni: Le norme, nel loro complesso, puntano su un nuovo modello di cooperazione tra l’amministrazione finanziaria ed i contribuenti, in linea con analoghe esperienze già avviate in altri Paesi, con l’obiettivo dì perseguire il massimo adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte dei contribuenti.
In questo ambito entra anche l’invio a casa del modello 730 precompilato. Il Governo ha dichiarato che per quest’anno non si sarà in grado di inserire nel modello precompilato le spese sanitarie, pertanto sarà opportuno che i pensionati ricorrano all’aiuto del nostro CAAF per farsi inserire le detrazioni per le spese mediche ed eventuali altre detrazioni.
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