L’8 ottobre 2018 ha preso il via il numero di pubblica utilità 1500 sul tema delle liste di attesa. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 16, risponde il personale sanitario per informare sulle modalità di accesso alle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale e raccogliere eventuali segnalazioni sulle esperienze dei cittadini.
Il Ministero ha pubblicato ora i risultati di questa iniziativa ad oggi che di seguito si riportano:
Sono circa 6.500 i cittadini che hanno contattato, nell’arco delle 24 ore, il numero di pubblica utilità 1500. Circa 1.600 telefonate sono state raccolte durante l’orario di risposta, dalle ore 10.00 alle ore 16.00, dai dirigenti sanitari del ministero della Salute.
Il tempo medio di conversazione è stato di circa 8 minuti e mezzo, il tempo massimo di un’ora e 17 minuti. La complessità dell’argomento, l’esigenza di informazione e la richiesta di ascolto hanno caratterizzato le conversazioni, comportando a volte tempi insolitamente lunghi delle conversazioni.
Chi ha chiamato:
- Le donne (57%) hanno chiamato più degli uomini (43%)
- Il cittadino che si è rivolto al servizio ha un’età media di 64 anni (età minima18, massima 90), ha raccontato le proprie esperienze e in quota significativa quelle di altri.
- Le telefonate sono giunte, in ordine decrescente, dalle regioni:
- Lazio(24%)
- Lombardia(13%)
- Campania(8,6%)
- Sicilia(8%)
- Toscana(7,8%)
- Puglia (6%)
Segnalazioni dei cittadini. Motivi della chiamata:
- La maggior parte dei cittadini (59% delle telefonate) si è lamentata per i tempi di erogazione delle prestazioni.
- Rilevante la richiesta di informazione sul Piano nazionale di governo delle liste di attesa – PNGLA e sulla possibilità di ricorrere all’intramoenia pagando solo il ticket, 17% delle conversazioni.
- Le segnalazioni sull’eccedenza dei tempi di erogazione hanno costituito il 12% degli argomenti affrontati dai cittadini: Lazio 25,3%, Lombardia 10,5%, Campania 9,5%, Puglia 8,4%, Sicilia ed Emilia Romagna 7,4%.
- Le segnalazioni sui disservizi dei CUP sono risultate pari al 6%: Lazio 24,1%, Sicilia 20,7%, Lombardia 12,1%, Sardegna 10,3%, Toscana 6,9%, Campania, Basilicata, Puglia e Marche 5,2%.
Regioni e ASL più segnalate:
- Le regioni e le ASL maggiormente segnalate per eccedenza dei tempi di erogazione delle prestazioni di primo accesso, sono risultate: Lazio 22,4% (RM 2, RM 1 e Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini), Lombardia 11,2% (ATS della città metropolitana di Milano, ATS della Brianza, ASST Papa Giovanni XXIII), Campania 9,7% (ASL Napoli 3 sud, ASL Napoli 1 centro, Azienda Ospedale G. Rummo), Sicilia 9,7% (ASP Catania, ASP Palermo, ASP Ragusa), Emilia Romagna 8,3% (AUSL Bologna, Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, AUSL di Ferrara).
- Le regioni e le ASL segnalate per le prestazioni di controllo sono risultate: Lazio 25,4% (Policlinico Umberto I, RM 2, Frosinone, Latina), Sicilia 10,1% (ASP Catania, ASP Messina, Azienda Ospedaliera Universitaria P. Giaccone, ASP Caltanissetta), Lombardia 10,1% (ATS della città metropolitana di Milano, ATS della ASST Papa Giovanni XXIII, ASST Spedali Civili di Brescia, ASST Fatebenefratelli Sacco), Toscana 8,1% (Azienda USL Toscana centro, Azienda USL Toscana nord-ovest, Azienda USL Toscana sud-est).
- Le regioni e le ASL maggiormente segnalate per le prestazioni non comprese nel PNGLA sono risultate: Toscana 16,1% (Azienda USL Toscana Centro), Lazio 13% (Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Tor Vergata, Frosinone, ASL RM 1), Sardegna 9,7% (Azienda per la tutela della Salute), Abruzzo 9,7% (Lanciano Vasto Chieti, ASL Pescara).
Analisi dei dati e osservazioni: I cittadini della regione Lazio, popolazione residente 5,898 milioni di abitanti al 31 dicembre 2017, si sono rivolti maggiormente al numero di pubblica utilità: 24% delle telefonate. Il dato appare ancora più rilevante se confrontato con le telefonate effettuate dai cittadini della regione Lombardia (10 milioni di abitanti nel 2017), che hanno rappresentato il 13% delle chiamate.
L’analisi del contenuto delle conversazioni mette in evidenza la necessità di informazione sulle modalità di fruizione dei servizi di specialistica ambulatoriale, sulle modalità di prenotazione, sul ruolo del CUP, sul significato del PNGL, di cui quasi nessuna delle persone che si sono rivolte al 1500 era a conoscenza.
Solo una piccola percentuale di cittadini che ha chiamato il 1500 ha riferito di accedere ai siti istituzionali, regionali, aziendali per informarsi ed ha riferito che le informazioni presenti sui siti web delle ASL non risultano complete, chiare ed efficaci.
Tale carenza di informazioni e la mancanza di ascolto e tutoraggio del cittadino paziente ai vari livelli territoriali (MMG, CUP, Sportello ASL, Ospedale) hanno contribuito a creare un’erronea percezione dell’urgenza delle prestazioni con classe di priorità programmata. D’altra parte, risultano eclatanti i casi in cui l’attesa per effettuare indagini con classe di priorità programmata assume tempi “biblici”: ecografia addome (controllo) presso ASL RM 1 poliambulatorio via Lampedusa (un anno di attesa); mammografia (controllo) ASL Monza Brianza superiore ad un anno.
Il 22,4% delle segnalazioni per l’eccedenza dei tempi di erogazione delle prestazioni di primo accesso proviene dalla regione Lazio, prevalentemente da Roma e riguarda le ASL RM 2, RM 1 e Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini.
La ASL RM 2 risulta al primo posto per le segnalazioni (popolazione residente di circa 1,3 milioni di abitanti), pari al 45% della popolazione complessiva del Comune; segue la ASL RM 1 (popolazione residente di circa 1,047 milioni di abitanti), pari al 36,4% della popolazione complessiva residente nel Comune.
Segue la Lombardia con l’11,2% delle segnalazioni, che provengono prevalentemente dalla ATS della città metropolitana di Milano.
La Campania con il 10% delle segnalazioni si colloca al terzo posto (popolazione residente 5.839.084, di poco inferiore a quella del Lazio). Il 55% delle telefonate ha segnalato le ASL di Napoli (ASL 3 sud, ASL 1 centro, ASL 2 nord). Pochissime le segnalazioni sull’eccedenza dei tempi di erogazione delle prestazioni di primo accesso dalle regioni Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta (0,5%).
Infine, da quanto rappresentato dai cittadini, è emerso che le prescrizioni non riportano sempre l’indicazione di primo accesso o controllo e se di primo accesso non viene indicata la classe di priorità che viene, invece, a volte indicata per i controlli.
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