Pur essendo al 12° posto per Pil pro-capite l’Italia è il terzo contribuente netto dell’Ue: nel 2012 abbiamo versato 16,4 miliardi di euro e ne abbiamo ricevuti indietro 10,7 miliardi, con un saldo negativo di 5,7 miliardi. Restiamo un mercato molto appetibile e diamo un forte contributo alla competitività europea. Questo è quanto emerge, in sintesi, dalla ricerca del Censis, Dare e avere con l’Europa realizzata nell’ambito dell’iniziativa annuale Un giorno per Martinoli. Guardando al futuro, presentata di recente a Roma.
Il budget annuale dell’Unione europea è di circa 140 miliardi di euro, ovvero poco più dell’1% del Pil complessivo degli Stati membri. Il contributo italiano alla formazione del bilancio comunitario è pari a circa il 12% del totale. Le risorse versate dall’Italia all’Ue sono aumentate dai 14 miliardi di euro del 2007 ai 16,4 miliardi del 2012, mentre gli accrediti effettuati dall’Unione nel periodo si sono aggirati intorno ai 9-11 miliardi all’anno, determinando così un consistente saldo a nostro svantaggio: 6,6 miliardi nel 2011, 5,7 miliardi nel 2012. L’Italia è il terzo contribuente netto, con 26,7 miliardi di euro cumulati nel periodo 2007-2012 e in media 4,5 miliardi all’anno, nonostante noi occupiamo il 12° posto in Europa in termini di Pil pro-capite (25.600 euro per abitante rispetto ai 31.500 euro dei tedeschi e ai 27.700 dei francesi).
Speso il 52,7% dei fondi comunitari a noi destinati. La dinamica degli accrediti risente anche della capacità progettuale e gestionale dei fondi europei da parte delle autorità italiane. Attraverso i diversi fondi strutturali di derivazione comunitaria e nazionale, nel periodo 2007-2013 l’Italia ha finanziato 52 programmi, per un volume iniziale di risorse pari a 59 miliardi di euro nei 7 anni di riferimento. Oggi l’importo complessivo risulta pari a 47,7 miliardi e il contributo proveniente dall’Unione europea si attesta sui 28 miliardi. Considerando la spesa certificata a partire dal 2009, a fine 2013 risulta assorbita una quota del 52,7%.
Restiamo un mercato molto appetibile. Un rafforzamento del potere contrattuale dell’Italia nei confronti dell’esecutivo europeo e degli altri Paesi potrebbe provenire da un’attenta ricognizione di ciò che significa per l’Europa comprendere al proprio interno un territorio il cui peso economico e produttivo va al di là del mero rapporto dare-avere registrato dal budget finanziario dell’Ue. Essendo in termini di Prodotto interno lordo la quarta economia europea, l’Italia rappresenta il 12,6% dei consumi finali delle famiglie nei 27 Paesi membri, per un ammontare di circa 1.000 miliardi di euro. La società italiana è solida. La quota sul Pil del valore degli immobili di proprietà in Italia è pari al 9,1%: questo dato ci pone in cima alla classifica europea. Sul piano della ricchezza finanziaria netta, gli italiani presentano un valore che è più di due volte e mezzo il reddito disponibile (quinto posto in Europa).