Per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro: in totale 44 dollari. Questo è quanto emerge da uno studio della Johns Hopkins University, che ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria.
I dati sono stati presentati a Roma in occasione di una iniziativa promossa da Adnkronos avente come oggetto “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità”, che si è svolta presso il Ministero della Salute. Durante il dibattito, esperti, medici e associazioni dei pazienti hanno affrontano il tema della prevenzione nell’adulto come strategia economica, sociale e di salute pubblica per lo sviluppo del Paese, ribadendo il valore della prevenzione vaccinale come volano per la salute delle persone, il benessere di un invecchiamento attivo, i vantaggi di una società più produttiva.
La prevenzione vaccinale – è emerso dal dibattito – può e deve essere considerata un investimento poiché consente un risparmio di costi diretti e indiretti che, nel medio e lungo periodo, favorisce la sostenibilità del sistema sanitario e socio-economico del Paese.
Tutto ciò è confermato da una ricerca di ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, che ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e Herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. I risultati del modello elaborato da ALTEMS possono essere sintetizzati in un rapporto costi-benefici che esprime il recupero di risorse, in termini di gettito fiscale aggiuntivo e di risparmi per la previdenza sociale, al netto del costo pro-capite della vaccinazione. In termini generali, ogni euro investito in vaccinazione ne restituisce 2,50 in termini di gettito fiscale e 20 in termini di risparmi previdenziali. Al Nord il recupero di gettito fiscale per ogni euro speso per vaccinazioni ammonta a 2,62 euro mentre al Centro e al Sud è di poco inferiore ai 2,4. Il risparmio previdenziale per ogni euro investito in vaccinazione ammonta invece a circa 22 euro al nord, mentre al Sud ed al Centro è di poco sotto ai 19 euro.
La vaccinazione antipneumococco è quella che restituisce maggior gettito fiscale pro-capite (intorno ai 4 euro al nord e 3,50 al sud e al centro), mentre la vaccinazione anti Herpes Zoster è quella che consente un maggior recupero di costi previdenziali pro-capite (quasi 26 euro al nord e sotto i 25 al centro e al sud). La vaccinazione antinfluenzale è quella che consente un maggior recupero sia di gettito che di risparmi previdenziali in senso aggregato, circa nell’ordine dei 240 milioni al Nord, 100 milioni al centro e 110 milioni al sud.
Complessivamente, si valuta in circa 1,1 miliardi di euro l’importo annuo complessivo di risparmio, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale.
Nonostante questi dati acclarati, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione, escludendo i vaccini contro il Covid-19 che ad oggi, anche in Italia, dispongono di un fondo dedicato.
L’Italia è tra gli Stati europei aventi maggiore longevità e in futuro si prospetta un ulteriore invecchiamento della popolazione, che porta con sé un incremento delle malattie croniche e una perdita di autonomia che colpisce maggiormente gli anziani con reddito più basso. Promuovere la cultura della vaccinazione attraverso campagne di comunicazione mirate rappresenta, quindi, un tassello importante a tutela della salute dei soggetti fragili e degli anziani maggiormente esposti alle infezioni, al fine di evitare decessi e forme gravi di malattia.
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