Il ministro della Salute Giulia Grillo ha partecipato, insieme al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, alla presentazione della riforma dello sport tenutasi nell’Aula Magna del Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa a Roma.
“In Italia – ha ricordato il ministro – 1 bambino su 4 dedica al massimo un giorno a settimana allo svolgimento di giochi di movimento, tra gli adolescenti meno del 10% raggiunge le raccomandazioni dell’Oms, con un gap fra i sessi: i maschi sono più attivi delle femmine. E con l’avanzare dell’età, tra gli ultra 64enni il livello di attività fisica svolto diminuisce con gli anni ed è, anche in questo caso, significativamente più basso tra le donne, tra le persone con svantaggio socio-economico e tra i residenti nelle Regioni del Sud. Questo non va bene, non può essere così nel 2019. Lo sport è benessere, il benessere porta salute. Lo sport è prevenzione. Partiremo presto con idee innovative, stiamo lavorando su incentivi per l’attività fisica, possibilmente anche con sgravi fiscali, è importante rendere fruibili le strutture e gli impianti delle città”.
Riduzione del rischio per patologie grazie all’attività fisica: L’incremento dell’attività fisica contribuisce a prevenire e a tenere sotto controllo diverse malattie tra cui diabete, patologie cardiovascolari, patologie muscolo-scheletriche come l’osteoporosi, e tumori, riducendo la mortalità.
L’attività fisica favorisce anche il benessere psico-fisico, apportando benefici dal punto di vista psicologico e sociale a tutte le età e riducendo il rischio di depressione e demenza.
- Depressione – Riduzione del rischio 20-30%
- Coronaropatia e ictus – Riduzione 20-35%
- Diabete di tipo 2 – Riduzione 35-50%
- Cancro del colon – Riduzione 30-50%
- Cancro della mammella – Riduzione 20%
- Morte – Riduzione 20-35%.
Fonte: University of Oxford. CEBM – Centre for evidence based medicine (Nunan D. “Doctors should be able to prescribe exercise like a drug”).
Quantità minime raccomandabili di attività fisica indicate dall’OMS:
- Nell’infanzia e nell’adolescenza (5‐17 anni) è indicato di praticare non meno di un’ora di esercizio fisico moderato al giorno (es. gioco all’aperto) e come minimo 3 sedute a settimana di attività aerobica (es. correre o andare in bicicletta).
- Nell’adulto (18‐64 anni) l’attività fisica deve essere praticata per almeno 150 minuti complessivamente nell’arco della settimana con intensità moderata (es. camminata veloce, lavori domestici) e con frazioni di almeno 10 minuti continuativi.
- Nell’adulto dopo i 65 anni valgono le medesime indicazioni dell’adulto. Ad esse si aggiunge quella della pratica di esercizio per l’equilibrio almeno 3 volte a settimana in modo da prevenire le cadute. Se le condizioni di salute generali non consentono di raggiungere i livelli consigliati di attività fisica, il programma va impostato su base individuale.
Attività fisica, come siamo messi in Italia: I dati italiani del Sistema di Sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) riportano che un adulto su due non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica: la sedentarietà cresce con l’età, è maggiore fra le donne rispetto agli uomini e fra le persone con uno status socioeconomico più svantaggiato per difficoltà economiche o per basso livello di istruzione, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri, e nelle regioni centrali e meridionali.
Tra i bambini italiani, secondo i dati del Sistema di sorveglianza Okkio alla Salute, quasi uno su quattro dedica al massimo un giorno a settimana (almeno un’ora) allo svolgimento di giochi di movimento e il 41% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV/videogiochi, tablet e cellulari. Inoltre, come per gli adulti, è evidente un notevole gap regionale e di genere: i bambini che vivono nelle regioni del Sud sono infatti meno attivi dei coetanei che vivono nelle regioni del Nord e le femmine risultano meno attive dei maschi.
Gli anziani over 64, secondo i risultati del Sistema di Sorveglianza “PASSI d’Argento”, dichiarano di camminare frequentemente all’aperto (55-70%). Tuttavia, questo valore diminuisce all’avanzare dell’età (52% fra gli ultraottantacinquenni) e si conferma, anche in questa fascia d’età, più basso nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Centro e del Nord.
Sedentarietà come potenziale fattore di rischio: Negli ultimi 10 anni (Jama 2011, PlosOne 2012) è stato confermato che una vita sedentaria agisce come potenziale fattore di rischio per molte malattie croniche tra cui il diabete mellito (rischio +20%), patologie cardiovascolari (+15%), sindromi metaboliche (+73%).
L’inattività fisica appare essere responsabile del 14,6% di tutte le morti in Italia pari a circa 88.200 casi e di una spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le 4 patologie maggiormente imputabili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2, malattia coronarica).
Fonte: Centre for Economics and Business Research – CEBR. The economic cost of physical inactivity in Europe. June 2015.