Nel nuovo studio “Uno sguardo sulla società 2014“, presentato a Parigi, il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurrìa, definisce “Grande Recessione” l’ancora perdurante crisi economica globale iniziata nel 2007-8. Però, sostiene il diplomatico messicano, benché molte economie siano ancora fragili, le prospettive future “sono migliori” di qualche tempo fa, sia per l’area OCSE che per il resto del mondo.
Per quanto riguarda l’Italia, il Rapporto avverte “Agli inizi della crisi, il sistema di previdenza era scarsamente preparato ad affrontare l’aumento della disoccupazione a causa della mancanza di un efficace sistema di protezione sociale, il Paese rischia un ulteriore radicamento delle diseguaglianze“.
Il reddito pro-capite è diminuito in Italia di 2.400 euro rispetto al 2007, “una flessione fra le più significative dell’Eurozona“. L’Italia è uno dei Paesi che dal punto di vista economico favorisce la popolazione con reddito maggiore, rispetto a quella con reddito basso: “Un fatto particolarmente impressionante in Italia, Grecia, Portogallo e Spagna: mentre il 10% più svantaggiato della popolazione ha avuto una flessione del 12%, il 10% più ricco ha sofferto perdite di solo il 2%“.
Fra il 2007 e il 2013 la disoccupazione è aumentata in Italia di “5.100 lavoratori per settimana e più di un quinto dell’aumento totale nell’Eurozona è dovuto all’Italia“. L’offerta di corsi di formazione e assistenza è “la metà della media europea ed Ocse” e mancano servizi adeguati che favoriscano l’occupazione, cosicché più di un giovane su 5 non è né occupato, né cerca lavoro.
La conclusione dell’Ocse per l’Italia: “La ripresa economica da sola non sarà probabilmente sufficiente a porre fine alla profonda crisi sociale e del mercato del lavoro che sta colpendo il Paese“.
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