Il Governo, dopo la bollinatura e la firma del Capo dello Stato, ha trasmesso il Disegno di legge di Bilancio 2025 al Parlamento ed è iniziato alla Camera dei Deputati il suo iter per l’approvazione, che deve avvenire entro il 31 dicembre prossimo.
La Manovra è pensata per essere equilibrata e prudente, concentrandosi su interventi essenziali per affrontare la delicata situazione dei conti pubblici. Questo approccio è motivato dal contesto complesso in cui il Governo opera, caratterizzato dal calo della produzione manifatturiera, dalle difficoltà del commercio internazionale, dalla stretta monetaria e dalle crisi globali. La stessa prudenza si riflette anche nelle misure sociali e negli aiuti per i cittadini.
Nel provvedimento, che consta di 144 articoli, ci sono molte misure che interessano gli anziani e i pensionati, dalle pensioni alla sanità, dalle detrazioni fiscali ai bonus. Vediamo in sintesi quelle che riguardano le rivalutazioni delle pensioni.
Rivalutazione all’inflazione ISTAT delle pensioni
Il Disegno di legge di Bilancio per il 2025 non contiene, come era accaduto nelle due precedenti Leggi di Bilancio (2023 e 2024), il meccanismo di limitazione della rivalutazione automatica per le pensioni superiori a quattro volte il minimo, per cui dovrebbe riprendere la rivalutazione piena prevista dalla legge n. 388 del 2000 rapportata all’indice inflattivo calcolato dall’ISTAT (circa 1,6 per cento).
Questo significa da una parte che si incrementerebbe la percentuale di perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps e dall’altra parte che l’indicizzazione sarebbe applicata in forma progressiva per scaglioni. Ricordiamo che questo criterio contenuto nella legge del 2000 era stato reintrodotto nel 2022, ma poi era stato accantonato nel 2023 e nel 2024 quando l’inflazione era assai più alta, cosa che certamente ha fatto risparmiare allo Stato ingenti risorse, ma che ha contribuito notevolmente a svalutare le pensioni medio-alte.
In pratica nel 2025:
- le pensioni fino a tre volte il minimo (cioè entro i 1.795,93 € lordi al mese al 31 dicembre 2024) dovrebbero avere la rivalutazione del 100% dell’indice ISTAT;
- le pensioni superiori a tre volte e comprese entro le cinque volte il minimo (cioè entro 2.993,04 € lordi al mese al 31 dicembre 2024) dovrebbero avere il 100% dell’indice ISTAT sino a 1.795,93€ ed il 90% dell’indice ISTAT per la quota eccedente;
- le pensioni superiori a cinque volte il minimo (cioè oltre 2.993,04€) dovrebbero avere il 100% dell’indice ISTAT per la quota sino al 1.795,93€, il 90% dell’indice ISTAT per la quota superiore a 1.795,93€ sino a 2.993,04€ e il 75% dell’indice ISTAT per la quota eccedente 2.993,04€.
Sulla decisione del Governo hanno indubbiamente influito le decisioni della Corte dei Conti che ha sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale della misura restrittiva adottata per il 2023 e il 2024, che colpiva gli assegni pensionistici medio-alti. Nell’ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale, il collegio dei giudici contabili ha precisato che “la penalizzazione dei titolari di trattamenti pensionistici più elevati lede non solo l’aspettativa economica ma anche la stessa dignità del lavoratore in quiescenza” e che “la pensione più alta della media è il meritato riconoscimento per il maggiore impegno e capacità dimostrati durante la vita economicamente attiva”.
Rivalutazione delle pensioni minime
Le pensioni non superiori al trattamento minimo (598,61€ al mese) godranno, oltre alla rivalutazione del 100% dell’indice ISTAT, anche di una rivalutazione straordinaria del 2,2% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026 (per il 2024 era stata riconosciuta una rivalutazione straordinaria del 2,7%, ma limitata solo a quell’anno).
La rivalutazione aggiuntiva sarà dunque più contenuta rispetto a quella dell’anno in corso e dovrebbe portare la minima a 617,9 euro mensili, circa 3 euro in più degli attuali 614,77 euro. Comunque, va sottolineato che, senza questo intervento nell’attuale Disegno di Legge di Bilancio, le pensioni minime sarebbero scese nel 2025 dagli attuali 614,77 euro mensili a circa 604 euro.
Pensionati all’estero: rivalutazione ridotta
Per i pensionati residenti all’estero scatta una stretta sulla rivalutazione. In via eccezionale, per l’anno 2025, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici per questi pensionati non è riconosciuta se godono di trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo Inps con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi.
Potrebbe interessarti:
- Inviato a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio. La Manovra economica 2022 entra nel vivo
- Stanza degli abbracci: nelle RSA un’idea “sensibile” per ridurre l’isolamento degli anziani
- Detrazione spese mediche e sanitarie: dalla legge di bilancio importanti novità circa la tracciabilità
- Manovra economica – Legge di bilancio 2017 – Osservazioni dell’Anap sulle misure in favore degli anziani e dei pensionati