Oltre 12 milioni di italiani ricorrono alla sanità privata. I motivi principali sono i ticket troppo elevati e tempi di attesa eccessivamente lunghi. Sono cose risapute. Già vari studi lo sostenevano. Ma se la conferma viene dalla Camera dei Deputati questi dati assumono un rilievo ancora maggiore e dovrebbero spingere il Governo a trovare i correttivi necessari.
Dunque, secondo le stime che emergono dal documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla sostenibilità economica del Ssn, condotta dalle commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera, la spesa privata ha sfondato il muro dei 30 miliardi l’anno. Per l’esattezza 30,3 mld, tra farmaceutica, diagnostica e assistenza, che – come si legge nel documento – costituiscono “una percentuale rilevante della spesa sanitaria complessiva”. Una spesa ingente che – osservano i deputati – “pur non collocandosi su un livello non dissimile da quella di altri Paesi europei, è nel nostro Paese quasi per intero “out of pocket”, mentre altrove è in buona parte intermediata da assicurazioni e fondi”.
L’indagine della Camera svela anche i motivi di questa emigrazione di pazienti dal pubblico al privato: “È stato rilevato – si legge nel documento – come l’applicazione dei ticket stia di fatto escludendo le fasce economicamente più deboli della popolazione dall’accesso alle prestazioni sanitarie, in particolare a quelle di specialistica e diagnostica”.
Questa situazione, come detto, trova conferma, in particolare, nei dati rilevati dal Censis. Secondo una recente ricerca dell’istituto sul ruolo della sanità integrativa, sono infatti sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più: nel 2013 la spesa sanitaria privata è infatti aumentata del 3% rispetto al 2007. E nello stesso arco di tempo quella pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%).
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