I dispositivi medici migliorano la vita degli italiani. Secondo una recente ricerca del Censis sono 11,2 milioni gli italiani che utilizzano nella loro quotidianità almeno un dispositivo medico. Si vive più a lungo e si vive meglio, anche in presenza di patologie gravi o deficit fisici, grazie a congegni, apparecchiature e ausili che si utilizzano o diventano parti integranti del corpo umano. L’uomo e la donna bionici sono già tra noi: sono persone che possono vivere la quotidianità in famiglia e al lavoro, e stabilire relazioni sociali ricche, grazie ai dispositivi che oggi la ricerca scientifica e la tecnologia rendono disponibili a tutti.
6,3 milioni di persone usano tutori, plantari, busti ortopedici, ginocchiere. 2,3 milioni utilizzano il lettore per la determinazione rapida della glicemia (il glucometro). 1,5 milioni si avvalgono di ausili per la mobilità personale, come stampelle, deambulatori, carrozzine, sollevatori per alzarsi dal letto. 1,3 milioni convivono con impianti per la cardiostimolazione, come il pacemaker. 1 milione utilizza apparecchi e protesi acustiche di vario tipo.
A ognuno il suo dispositivo: il valore della personalizzazione. Non c’è crisi che fermi l’impiego di risorse familiari per la tutela della salute, soprattutto per ottenere soluzioni non seriali, ma personalizzate. È questo uno dei valori chiave del settore dei dispositivi medici. Il 59% di chi li utilizza nella vita quotidiana ha potuto scegliere alcune caratteristiche fondamentali del proprio dispositivo. Questa percentuale sale al 71% tra chi usa tutori, plantari, busti ortopedici e ginocchiere; è pari al 57% tra chi utilizza dispositivi per incontinenza e ritenzione; al 56% tra coloro che si avvalgono di ausili per la mobilità personale, come deambulatori e stampelle; al 50% tra gli utilizzatori di apparecchi acustici. Chi ha potuto scegliere è poi più soddisfatto. Non a caso, il 69% degli italiani è disposto a pagare di più di tasca propria per avere un dispositivo personalizzato, adattabile alle proprie esigenze. Il 9,6% è pronto a pagare oltre il 20% in più di tasca propria, il 17,6% pagherebbe tra il 10% e il 20% in più, il 42% fino al 10% in più.
Una diagnosi precoce salva la vita. Sono più di 2 milioni le persone che dichiarano che nel 2011, grazie a un accertamento diagnostico eseguito tramite la Tac, la risonanza magnetica, l’ecografia, la mammografia o un test di laboratorio, hanno scoperto di essere affette da una patologia grave, potenzialmente mortale, riuscendo così a curarsi per tempo. 700mila sono gli occupati che, grazie a un accertamento diagnostico, hanno potuto individuare patologie mortali da cui sono stati curati: in termini di produttività, ciò equivale a un valore aggiunto di circa 40,6 miliardi di euro.
Boom del privato per Tac, ecografie, mammografie, Rx. Nel periodo 2005-2011 è triplicata la percentuale di persone che hanno effettuato nel corso dell’anno accertamenti tramite la diagnostica per immagini in strutture private a pagamento intero. Si è passati dal 5,6% del totale delle persone che hanno eseguito accertamenti medici nel 2005 a oltre il 18% nel 2011. Ci si rivolge alle strutture private perché nel pubblico le liste d’attesa sono troppo lunghe. Nelle strutture pubbliche occorrono in media 58 giorni per accedere ad accertamenti tramite la diagnostica per immagini, contro i 38 giorni necessari nelle strutture private convenzionate e i 15 giorni appena nelle strutture private. Nel privato a pagamento intero il tempo d’attesa è pari a un quarto rispetto al pubblico, mentre i costi sono pari a più del triplo.
Tagli alla sanità uguale rischi per la salute dei cittadini. Quasi il 60% degli italiani pensa che la necessità di contenere la spesa sanitaria acquistando prodotti medicali al prezzo più basso determini seri rischi per la salute. Il 44% ritiene che ciò stia già accadendo, il 14% che avverrà in un prossimo futuro. A proposito del caso eclatante delle protesi mammarie difettose a causa del silicone non conforme (nel nostro Paese sono più di 4mila le donne coinvolte), il 47% degli italiani pensa che ci saranno sempre imbroglioni pronti a speculare sulla salute dei cittadini. Il 30% chiama in causa, per il caso specifico, la corruzione o l’incapacità delle autorità di controllo, un ulteriore 23% fa riferimento alla pressione per avere prodotti a basso costo per risparmiare in sanità. Per gli italiani, l’ineliminabile avidità di qualche speculatore trova terreno fertile nella corsa a comprare sempre e comunque da chi vende a meno, mettendo da parte la qualità.
Investire nelle tecnologie biomedicali nel pubblico per garantire cure efficaci. Innalzamento della qualità della vita ed efficacia delle cure: questo ci si aspetta in futuro dai dispositivi medici. Il 74% degli italiani considera i soldi pubblici spesi per acquistare tecnologie medicali come un investimento utile, e non come un costo da tagliare. Per il futuro, il 49,5% degli italiani si aspetta che i dispositivi medici aiutino a praticare cure e terapie meno invasive, il 42% si aspetta che contribuiscano a individuare precocemente le patologie, il 36% che mettano a disposizione dei cittadini strumenti sempre più semplici che possano essere utilizzati direttamente dalle persone senza dover ricorrere ai professionisti sanitari, il 20% che mettano a disposizione ausili sempre più personalizzati.