Il 1° gennaio è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni, sia dal punto di vista procedurale che delle regole di calcolo. Nel primo trimestre sono circa un milione le Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) presentate nelle modalità appena introdotte. È un numero sufficiente per cominciare a monitorare in termini quantitativi gli effetti di questa profonda innovazione nel sistema di accesso alle prestazioni sociali agevolate nel nostro paese. I dati, illustrati sinteticamente di seguito, sono presentati in una nota pubblicata sul sito web del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Quaderni della ricerca sociale flash, n° 33).
Nei primi tre mesi del 2015 le Dichiarazioni Sostitutive Uniche presentate sono in numero sostanzialmente pari a quelle dello stesso periodo dell’anno scorso, superiori in oltre metà delle regioni; rafforzati i controlli sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare.
Innanzitutto, si registra una buona capacità del sistema ISEE di assorbimento delle nuove procedure. Ricordiamo che accanto a un ISEE profondamente riformato, è cambiato anche il modo in cui si richiede l’indicatore. Non più sulla base di informazioni tutte autocertificate, ma con la “post-compilazione” della dichiarazione da parte di INPS mediante rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli dell’Agenzia delle entrate. Allo stesso tempo sono stati rafforzati i controlli, in particolare sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare in generale. A fronte di tali importanti novità, nel primo trimestre si è registrato sostanzialmente lo stesso numero di DSU dell’anno prima. Infatti, dopo le prime settimane di gennaio, in cui il flusso di dichiarazioni è stato praticamente fermo per ragioni non riconducibili alle innovazioni procedurali, ma al mancato rinnovo nei tempi della convenzione che lega l’INPS ai CAF -canale quasi esclusivo di accesso al sistema- nel bimestre successivo, dal punto di vista del numero di DSU presentate, può dirsi sostanzialmente colmato il gap rispetto al 2014. Anzi, in oltre metà delle regioni italiane il numero di DSU presentate nel primo trimestre dell’anno è stato superiore rispetto all’anno scorso. Rimane un certo arretramento delle regioni più popolose del Mezzogiorno; ma qui appariva anomalo negli anni passati l’elevato numero di DSU presentate a fronte delle prestazioni erogate attraverso l’ISEE in tali territori. Anche dal punto di vista dei tempi di rilascio dell’indicatore si registrano buone notizie: dopo le difficoltà delle prime settimane, già da febbraio sono stati rispettati i tempi previsti dal regolamento (10 giorni lavorativi) mentre a fine marzo tali tempi erano dimezzati.
Per due terzi della popolazione il nuovo Isee è più favorevole o indifferente rispetto al vecchio; per il terzo per cui è meno favorevole pesano i valori patrimoniali – Le DSU con patrimonio mobiliare nullo, passano da quasi il 75% a meno del 25%.
Quanto all’impatto delle nuove regole sul valore dell’indicatore, trovano conferma in questi primi dati gli obiettivi che erano stati posti al centro della riforma. In particolare, sulla popolazione nel suo complesso non si osservano particolari variazioni nella distribuzione per classi di ISEE. Gli ordinamenti, però, sono molto cambiati: per circa due terzi della popolazione il nuovo ISEE è più favorevole (45,3%) o indifferente (19,7%) rispetto al vecchio. Per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore è meno favorevole, ciò dipende dai valori patrimoniali: il patrimonio infatti pesa molto di più nel nuovo indicatore, da meno di un settimo (13,6%) a più di un quinto (20,5%). Per effetto del maggior valore del patrimonio, la media generale aumenta (di circa l’8%), ma comunque la mediana (il valore che separa il 50% più povero da quello più ricco) diminuisce. L’indicatore inoltre è molto più veritiero; i redditi non sono più auto dichiarati, ma rilevati direttamente presso l’anagrafe tributaria (si stima in circa un quarto delle DSU la presenza di sotto dichiarazioni nel vecchio ISEE), mentre con riferimento alla disponibilità di risorse allocate in conti correnti o in depositi di altro tipo l’annuncio del rafforzamento dei controlli ha risultati eclatanti: le DSU con l’indicazione di nessuna disponibilità di risorse relative a conti correnti o depositi analoghi passano da quasi il 75% a meno del 25%. Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei nuclei con minorenni la distribuzione per classi di ISEE è sostanzialmente identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione complessiva). Comunque si osserva una quota leggermente superiore di coloro che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si registra l’incremento della media osservato per la popolazione nel complesso.
Discorso a parte meritano i nuclei delle persone con disabilità. In questo caso le regole di calcolo dell’indicatore sono state molto modificate e appare opportuno un approfondimento. A differenza che per la popolazione complessiva e per i nuclei con minorenni, nel caso delle persone con disabilità la distribuzione per classi di ISEE cambia moltissimo con una densità molto maggiore nelle classi più basse e un incremento in quelle più alte. In particolare, rilevantissimo è il numero di nuclei per i quali l’ISEE si azzera: passano da uno su dieci a uno su quattro. Ma la gran parte della popolazione trova le nuove regole più vantaggiose: se prescindiamo dalle variazioni della componente patrimoniale (di natura trasversale a tutti i gruppi di popolazione), per circa quattro quinti dei nuclei le nuove modalità di definizione dell’ISEE per le persone con disabilità sono più favorevoli (65,4%) o indifferenti (11,7%).
Poletti: dati incoraggianti, il nuovo sistema si dimostra più equo
“Si tratta – sottolinea il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti – di dati molto incoraggianti: la riforma dell’ISEE aveva come unico obiettivo quello di rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, ed è quello che sembra si stia verificando. Per gran parte della popolazione si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità dell’indicatore, mentre l’ISEE aumenta solo laddove vi sono patrimoni consistenti. Particolarmente soddisfacenti sono i risultati in termini di emersione di valori precedentemente sotto dichiarati o non dichiarati del tutto, in particolare per quanto riguarda la disponibilità di risorse finanziarie, allocate in conti correnti o altri tipi di deposito. Sembra quindi che i “furbetti” del welfare abbiano vita meno facile con le nuove regole”. “Osservo inoltre con piacere – aggiunge Poletti – che tra i gruppi più favoriti del nuovo ISEE vi sono le persone con disabilità”.
Il Ministro conclude sottolineando che “il monitoraggio e l’analisi dei risultati -affidati anche ad un comitato consultivo, costituito dai rappresentanti di Regioni, Enti locali, Sindacati, Associazioni dei disabili, Forum Terzo Settore e Forum delle famiglie, che abbiamo già riunito sottoponendogli questi primi dati- dovranno proseguire a mano a mano che le dichiarazioni diverranno più rappresentative dell’intera popolazione che nell’anno chiede l’ISEE per accedere a prestazioni sociali agevolate: dobbiamo sempre farci trovare pronti a rivedere le nostre decisioni, se dovessero produrre risultati non desiderati”.
Potrebbe interessarti:
- Nuovo ISEE: per il TAR del Lazio è illegittimo computare le invalidità e le indennità di accompagno
- Istat: aumenta il potere di acquisto delle famiglie nel primo trimestre 2013. Ma resta negativo (-2,4%) il dato tendenziale
- Definizione delle modalità di rafforzamento del sistema dei controlli dell’ISEE
- Isee – Rapporto 2012 e schema di DPCM relativo al nuovo Indicatore