Nonostante le riforme avviate negli ultimi anni e la crescita prevista dell’età pensionabile in Italia “la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico richiede ulteriori sforzi negli anni a venire“. Lo si legge nel rapporto Ocse “Pensions at a glance 2015”.
Anche se la normale età pensionabile raggiungerà i 67 anni nel 2019 sia per gli uomini che per le donne e aumenterà automaticamente in linea con la speranza di vita a 65 anni di età dopo il 2018, la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico richiede ulteriori sforzi negli anni a venire. Nel breve periodo ulteriori risorse sono necessarie per ridurre al minimo l’impatto della recente sentenza della Corte Costituzionale. Nel medio e lungo periodo – scrive l’Ocse – è necessario stimolare la partecipazione dei lavoratori anziani: ad oggi, l’età effettiva di uscita dal mercato del lavoro rimane la quarta più bassa dell’Ocse e il tasso di occupazione per i lavoratori di età tra i 60 e i 64 anni è pari a circa il 26%, contro il 45% in media dell’Ocse.
I contributi previdenziali sul lavoro dipendente in Italia al 33% sulla retribuzione sono al top rispetto ai paesi Ocse: il 23,81% per l’impresa, il 9,19% su lavoratore. E’ quanto emerge ancora dal Rapporto secondo il quale dopo l’Italia i contributi più alti sono in Svizzera al 26,6% (in Finlandia sono al 24,8% in Francia al 21,2%).
Il tasso di sostituzione netto delle pensioni in media in Italia rispetto al salario medio è pari al 79,7%, di molto superiore alla media Ocse (63%).
Negli ultimi 10 anni, grazie alle riforme del sistema previdenziale il tasso di occupazione degli italiani tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 15 punti passando dal 31% al 46%, ma resta ancora molto inferiore a quello della media Ocse (57% nel 2014).
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