Come monitorare l’efficienza dei servizi sanitari nazionali rispettando la privacy dei pazienti? Su questo argomento si interroga l’Ocse, valutando come i vari governi siano riusciti a trovare un equilibrio tra ricerca medica e privacy dei propri malati. Si scopre così che la metà delle nazioni prese in esame dispone da anni di programmi di monitoraggio della qualità del sistema sanitario. In Francia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Gran Bretagna, le leggi a tutela dei dati personali non sono restrittive, ed esistono casi (comunque rigorosamente regolamentati) in cui è più semplice ottenere informazioni sensibili senza consenso del paziente.
Per contro, altre nazioni – tra cui l’Italia – hanno deciso che l’uso dei dati sia filtrato da un Garante della privacy, e che il loro utilizzo senza consenso possa avvenire solo in pochi e particolari casi. Con un evidente divario non solo sull’omogeneità dei dati messi a confronto e sulla ricerca scientifica che ne scaturisce, ma anche nell’abilità di monitorare e migliorare l’assistenza e le cure.
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