Il fenomeno, noto come “early retirement abroad“, è consolidato negli Usa e sta prendendo piede anche in Italia. Si sceglie una meta dove il costo della vita è inferiore e si va all’avventura. Chi non ha sognato, almeno una volta nella vita, di mollare tutto e trasferirsi all’estero, vivere con semplicità, magari facendo del bene agli altri? Con la crisi economica, la disoccupazione e l’ondata di prepensionamenti che ha sconvolto il mondo del lavoro in quasi tutti i Paesi industrializzati, nella testa di molti quella che era solo un’idea sta diventando un pensiero ricorrente: e se lo facessi davvero?
Negli Stati Uniti il fenomeno è noto come “early retirement abroad”, ritiro prematuro all’estero, e vede come protagonisti i “baby boomers”, la generazione nata più o meno tra il 1945 e il 1964. Secondo le stime di Escape from America Magazine, rivista dedicata a quanti hanno fatto o stanno per fare il “grande salto”, solo in America sono più di 8.000 le persone tra i 45 e i 65 anni che vanno in pensione ogni giorno. Tra queste, migliaia scelgono di cambiare vita trasferendosi in un posto nuovo, avvalendosi dei consigli di professionisti e siti specializzati. In Italia, il mercato della consulenza prepensionistica per l’estero è ancora agli albori, ma c’è chi ha cominciato a guardare al mondo anglosassone per ricavare soluzioni e modelli applicabili ai fuggitivi nostrani.
Ciascuno secondo le proprie possibilità. Come sottolinea il sito di MolloTutto.com, una delle guide made in Italy alla fuga, il primo passo è vincere la paura e iniziare alla costruzione del progetto. Per farlo, si parte da un’attenta valutazione delle proprie risorse finanziarie, nonché da un’analisi approfondita delle proprie esigenze e aspettative. In questa fase è fondamentale l’introspezione e l’aiuto di un buon commercialista, a cui spetta il compito di impedirci di fare danni. I casi, infatti, sono molto diversi a seconda del tipo di “retirement”: liberi professionisti stanchi di correre da una parte all’altra, neocinquantenni prepensionati, o regolari pensionati Inps in cerca di una svolta. Per tutti si tratta di una scelta coraggiosa, il cui esito più essere più o meno riuscito.
Panama, Messico o Thailandia. La regola intuitiva per la scelta del posto è considerare Paesi in cui il costo della vita sia più basso rispetto a quello del luogo di provenienza. “In questo modo – sottolineano gli analisti della Kiplinger – sarà possibile far fruttare di più i propri risparmi e lanciarsi nell’acquisto di un immobile, se necessario rinunciando alla propria proprietà nel Paese d’origine”. Da questo punto di vista, le occasioni migliori si trovano in Paesi dell’America Latina o Centrale, in particolare a Panama e in Messico. Qui, infatti, i governi offrono agevolazioni finanziarie e incentivi fiscali che hanno l’apposita funzione di attrarre i pensionati delle nazioni più ricche, così da dare impulso ai consumi e all’economia locale. Tra le opzioni più gettonate ci sono anche Repubblica Dominicana, Costa Rica, Cuba, Nicaragua o Argentina, mentre in Asia si punta sulla Thailandia e l’arcipelago malese.
E in Europa… Nella vecchia Europa, complice il sole e la lingua inglese, la meta prediletta dei baby-pensionati in cerca di avventure sembra essere l’isola di Malta, ma c’è anche chi considera destinazioni più insolite come la Polonia o l’Ungheria. Una volta puntata una località (tenendo presente anche la questione visti e permessi) è bene trascorrervi un periodo di vacanza abbastanza lungo – minimo un mese, suggerisce la guida agli investimenti di EscapeArtist – così da entrare in contatto con la realtà locale, i suoi usi e i suoi costumi. L’ideale è effettuare più “missioni” in momenti diversi dell’anno, per saggiare di persona il clima e provare a immaginarsi nella nuova vita.
Non pensare di fare il Nababbo. Se non si è ricchi di famiglia e non si hanno fonti di reddito considerevoli da beni immobili, la pianificazione finanziaria richiede molta attenzione e la consapevolezza – come avverte Rosanne Knorr, autrice di The Grown-Up’s Guide to Running Away Frome Here – che “la vita non sarà più la stessa“. Oltre agli aspetti pratici, come aprire un conto in banca nel Paese di destinazione o pensare all’assicurazione sanitaria, la sfida, per chi si lancia in questa impresa, consiste soprattutto nel ridefinire il proprio stile di vita in base agli standard locali.