Come è noto, la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto, a decorrere dal 1° gennaio 2019 e per la durata di 5 anni, un taglio dell’importo delle pensioni eccedenti la soglia di 100.000 euro lordi annui, mediante specifiche aliquote di riduzione, crescenti per specifiche fasce di importo.
Le cosiddette “pensioni d’oro” saranno ridotte di un’aliquota pari al 15 per cento per la parte eccedente i 100.000 euro e fino a 130.000 euro, pari al 25 per cento per la parte eccedente 130.000 euro fino a 200.000 euro, pari al 30 per cento per la parte eccedente 200.000 euro fino a 350.000 euro, pari al 35 per cento per la parte eccedente 350.000 euro fino a 500.000 euro e pari al 40 per cento per la parte eccedente 500.000 euro.
I risparmi, che riguardano non più 24mila persone con importi di pensione superiori a 100.000 euro, dovrebbe assicurare quest’anno risparmi per 76,1 milioni di euro.
Inoltre, sulle stesse pensioni “d’oro” non sarà applicata la rivalutazione automatica annuale (altra norma della Legge di Bilancio 2019), per cui su di esse si abbatterà un mix di penalizzazioni che si riveleranno assai consistenti.
Finora l’INPS non è stato in grado di operare materialmente i tagli in quanto impegnato su più fronti a dare applicazione alle varie norme previste dalla Legge di Bilancio, tra cui Reddito di cittadinanza e Quota 100, tuttavia l’operazione dovrebbe scattare nel mese di maggio, sempreché il governo non decida di spostare ancora l’intervento, vista la coincidenza con l’appuntamento elettorale per le europee.
Non è ancora chiaro come verranno conguagliati i primi mesi dell’anno, dato che la differenza da restituire potrebbe rivelarsi molto pesante per gli assegni d’oro.