L’Ocse sostiene che i Governi devono alzare gradualmente l’età di pensionamento per fare fronte all’aumento delle aspettative di vita ed assicurare che i loro sistemi previdenziali siano sostenibili e adeguati. L’Ocse, tra l’altro, cita l’Italia quale esempio per avere collegato l’età’ della pensione alle attese di vita. In una fase di grande incertezza economica globale come quella attuale, la riforma della previdenza può avere un ruolo cruciale nelle risposte alla crisi, contribuendo al risanamento dei conti pubblici, rileva l’Ocse evidenziando come nei prossimi 50 anni, l’attesa di vita alla nascita aumenterà di oltre 7 anni nei Paesi sviluppati.
L’età di pensionamento nel lungo termine sarà di 65 anni in metà dei Paesi Ocse e in 14 Paesi sarà tra i 67 e i 69 anni, tuttavia solo in 6 Paesi nel caso degli uomini e in 10 nel caso delle donne l’innalzamento dell’età’ pensionabile terrà il passo con l’aumento della vita. Per questo, sottolinea l’Ocse, “i Governi dovrebbero collegare formalmente l’età’ della pensione con le attese di vita, come fanno Italia e Danimarca, e fare più forzi per promuovere le pensioni private“. “Sono necessarie iniziative coraggiose. Vanno rotte le barriere che impediscono ai lavoratori più anziani di lavorare oltre le tradizionali età di pensionamento“. Lo studio mette in luce come le riforme degli ultimi 10 anni abbiano tagliato del 20-25% le future pensioni pubbliche.
L’Ocse calcola che coloro che iniziano a lavorare adesso nei Paesi industrializzati possono aspettarsi alla fine della loro vita lavorativa una pensione pubblica netta pari alla metà dei loro salari netti, se lasciano il lavoro all’età ufficiale di pensionamento, dopo un’intera carriera lavorativa. Nei 13 Paesi in cui sono stati rese obbligatorie le pensioni private i pensionati potranno contare su circa il 60% dei redditi. Per contro nei Paesi in cui le pensioni pubbliche sono relativamente basse e quelle private volontarie, come accade in Germania, Irlanda, Corea, Giappone e negli Usa, ampie fasce della popolazione devono aspettarsi una netta caduta del reddito una volta che andranno in pensione e questo rischia di causare un sostanziale aumento della povertà tra i pensionati. L’Ocse sottolinea come il rinvio dell’età di pensionamento e un maggiore accesso alle pensioni private possa essere cruciale per chiudere il ’gap’ previdenziale. Anche se il rendere le pensioni private obbligatorie, non è la risposta per tutti.
I lavoratori a basso reddito, ad esempio, potrebbero percepirla come una tassa aggiuntiva. I regimi come iscrizione automatica a schemi di pensione privata, con la possibilità tuttavia di optare per l’uscita entro un certo periodo di tempo potrebbero essere una buona alternativa, anche se come nota l’Ocse, i risultati sono stati contrastati. In Nuova Zelanda si è verificata una grande espansione delle pensioni private, mentre in Italia l’effetto è stato molto contenuto, osserva l’Ocse. L’Organizzazione raccomanda in generale di introdurre agevolazioni fiscali per incoraggiare la previdenza private e di migliorare la fiducia nei suoi confronti tramite la sorveglianza su oneri e rischi dei fondi pensionistici.