Il Piano Nazionale Esiti non è uno strumento punitivo o una classifica, ma un programma che ha l’obiettivo di valutare e misurare le performance delle strutture sanitarie. Così il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante la presentazione del PNE 2014 che si è svolta a Roma il 20 ottobre 2014.
“I direttori generali devono adeguarsi agli standard, non è un optional. Il rispetto degli indicatori deve essere un dovere per le Amministrazioni” – continua il Ministro – In alcuni casi abbiamo avuto problemi di ricezione dei dati, e questo è inaccettabile, come le differenze che emergono tra le Regioni”.
Il PNE è un progetto sviluppato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Age.Na.S.) per conto del Ministero della Salute, e fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario.
Il PNE non produce classifiche, graduatorie, giudizi. I metodi statistici di sviluppo degli indicatori, la complessità dei modelli di analisi, le modalità di presentazione e le criticità di interpretazione, fanno del PNE uno strumento dedicato ai livelli di governo e di gestione del SSN e, soprattutto, ai professionisti. Le valutazioni dell’edizione 2014 documentano forti disomogeneità nell’efficacia e nell’appropriatezza delle cure tra Regioni, aree, ospedali, con importanti variazioni temporali. Vengono inoltre documentate forti differenze nei volumi di attività per quelle procedure chirurgiche per le quali esistono prove scientifiche del rapporto esistente tra volumi di attività ed esito delle cure. L’edizione 2014 presenta numerose novità, in particolare una sezione “strumenti per audit” in cui si segnalano le strutture che hanno valori estremi di alcuni indicatori, per le quali è necessario attivare processi di audit sulla qualità dei dati.
“Da questa edizione in poi il PNE sarà uno degli strumenti determinanti anche per consentire ad Agenas di effettuare, assieme alle regioni, il monitoraggio, l’analisi ed il controllo previsti dall’articolo 12 del Patto per la salute 2014 – 2016. Questi strumenti consentiranno al sistema di “giocare d’anticipo” e di intervenire tempestivamente su difetti assistenziali e gestionali per evitare la cronicizzazione delle criticità riscontrate”. Lo ha affermato il Direttore generale di Agenas, Francesco Bevere, aggiungendo che “i risultati del 2013 documentano sensibili miglioramenti delle situazioni regionali che nel 2010 e nel 2011 registravano condizioni di erogazione gravemente carenti per alcuni gruppi di patologie. Grazie agli audit regionali avviati proprio sulla base dei dati del PNE, molte di quelle situazioni registrano già oggi notevoli miglioramenti. Questo a conferma che la strada indicata dal Patto per la salute va nella giusta direzione”.
Qualche esempio:
- la proporzione di fratture di femore sopra i 65 anni di età operate entro due giorni è passata dal 28.7% del 2008 al 45.7% del 2013, restando ancora al di sotto dello standard atteso, superiore all’80%. Si osserva una notevole variabilità intra e interregionale, con valori per struttura ospedaliera che variano da un minimo dell’1% ad un massimo del 98%;
- la proporzione di parti cesarei primari è passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013, anche in questo caso con una notevole variabilità intra e interregionale: si va da un minimo del 4% ad un massimo del 93%;
- la quota di infarti trattati con PTCA (angioplastica coronarica transluminale percutanea) entro 2 giorni è passata dal 27.9% del 2008 al 39.6% del 2013, con valori per struttura ospedaliera che variano da un minimo pari a 0.5% ad un massimo del 95%.
Per conoscere tutti i risultati, consulta la sintesi dei risultati (pdf).
Con riferimento alla validità e qualità delle informazioni dei sistemi informativi, il Direttore Scientifico, Marina Davoli, ne ha sottolineato l’importanza per ottenere una efficace attività di valutazione, affermando che “si rende necessaria ed urgente l’adozione dei provvedimenti già previsti di integrazione delle informazioni contenute nelle SDO con altre informazioni di carattere clinico ed organizzativo (tra cui l’identificativo dell’operatore) e l’interconnessione dei flussi informativi disponibili. Urge inoltre un adeguamento dei sistemi informativi esistenti alle modifiche organizzative dei sistemi sanitari (attivazione di case della salute, reparti di osservazione a breve intensità, superamento delle unità operative con attività assistenziali per intensità di cura, ecc..) ed una rivisitazione dei sistemi di verifica e controllo”.
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