Due studi diffusi nei giorni scorsi indicano che uno dei problemi emergenziali nel nostro Paese è la diffusione della povertà, che ha raggiunto livelli insopportabili dopo la pandemia e le conseguenze della guerra in Ucraina.

Il primo è l’ultimo rapporto Caritas che aggiorna i dati già allarmanti degli scorsi anni prendendo in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto su tutto il territorio nazionale. Il secondo è la Ricerca di Inc (Istituto nazionale per la comunicazione), con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità-Esg, condotta tra gli italiani e su un campione di addetti ai lavori che operano in 70 organizzazioni non profit.

Il Rapporto Caritas

Dal XXI Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale, intitolato “L’anello debole”, emerge che la povertà assoluta nel 2021 conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid, nonostante ci sia stata una ripresa economica.
 
Le famiglie in povertà assoluta risultano 1.960.000, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020), mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

La percentuale di poveri assoluti si attesta al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65. Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. È cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani.

Il rischio di rimanere intrappolati in situazioni di vulnerabilità economica, per chi proviene da un contesto familiare di fragilità è di fatto molto alto. Le persone che vivono oggi in uno stato di povertà, nate tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio, in alcuni casi senza qualifiche o addirittura analfabeti (oltre il 60% dei genitori possiede al massimo una licenza elementare).

La misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il Reddito di Cittadinanza, è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%). Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Accanto alla componente economica dell’aiuto, il Rapporto afferma che vanno garantiti adeguati processi di inclusione sociale.

Secondo la CEI il Reddito di Cittadinanza va mantenuto in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, ma ci sono degli aggiustamenti da fare, in modo che dia anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione.

Lo Studio INC

E’ la povertà l’emergenza più sentita in Italia sia dall’opinione pubblica (quasi 3 persone su 10 – il 26,4% degli intervistati) che da chi opera nel Terzo Settore (6 su 10 – 62%) secondo la ricerca “Poveri Noi. Il Terzo Settore e la sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il mondo”.

Oltre alla povertà, sono altre quattro le grandi paure che emergono dall’indagine: l’insicurezza alimentare (12,1% italiani – 18,3% operatori Terzo Settore); il rischio del collasso del sistema sanitario nazionale (11,5% italiani – 16,9% Terzo Settore); gli arretramenti nella lotta al cambiamento climatico (8,8% italiani – 35,2% Terzo Settore) e il diffondersi del disagio psicologico seguito alla pandemia e alle sue conseguenze sul tessuto economico e sociale (8,7% italiani – 39,4% Terzo Settore). E sono le disuguaglianze che segnano sempre più profondamente la società italiana.

Secondo i dati Eurostat ad agosto di quest’anno le persone a rischio povertà erano circa 12 milioni, con 1 minorenne su 4 che vive in famiglie dove la povertà è una realtà quotidiana. Il Rapporto Coop 2022 parla invece di 18 milioni di persone in difficoltà ad accedere a beni e servizi di primaria necessità: 6 milioni in più rispetto a un anno fa. Un italiano su 3 (32%) entro la fine dell’anno non riuscirà più a pagare gas e luce.

La povertà è una delle principali conseguenze delle guerre. In Ucraina milioni di persone si ritroveranno con niente in mano e ne pagheranno lo scotto anche popolazioni lontane decine di migliaia di chilometri dai bombardamenti.

Dalla ricerca del Non profit Lab di Inc è emerso come il Terzo Settore abbia risposto proattivamente e tempestivamente a questi tre anni di inedite crisi globali, organizzando nuove campagne di comunicazione e raccolta fondi (55%) e nuovi progetti (45%) in risposta ai bisogni scaturiti o aggravati dall’emergenza continua.  Sul fronte delle donazioni la ricerca ha evidenziato come siano aumentate quelle per cause legate alle emergenze (52%) a fronte di un calo (19,7%) per tutto ciò che è slegato dall’attualità.

Nei prossimi 2 o 3 anni la situazione d’incertezza persisterà e secondo il 45% di chi opera nel Terzo Settore i problemi saranno gli stessi evidenziati oggi. A fronte di ciò, un 38% vede delinearsi una società fortemente impegnata a risolvere queste emergenze e una quota, un po’ più piccola, 23,9%, che si arrende alla visione pessimistica di una società sempre più povera, individualistica e ripiegata su sé stessa.

Il 48% ritiene che il Terzo Settore saprà rispondere alle esigenze degli italiani anche laddove le istituzioni non riusciranno ad arrivare e avrà un ruolo fondamentale e socialmente riconosciuto per uscire dalla crisi (39,4%). Secondo la ricerca ci saranno sempre più associazioni che si occuperanno di povertà ed emergenza sanitaria (31%) e le campagne si concentreranno sempre più sull’Italia (28%) e sui problemi dei nostri connazionali.

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