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L’INPS ha presentato recentemente il Bilancio Sociale 2013, che è uno strumento ormai consolidato con il quale fornisce un rendiconto chiaro e globale della propria missione, dei valori, dei programmi di azione, delle attività svolte, evidenziando i risultati ottenuti in termini di efficienza, efficacia ed economicità.

Con tale documento l’INPS intende, in particolare, sottolineare gli effetti sociali prodotti dalla propria azione, con particolare riferimento ai beneficiari delle prestazioni previdenziali ed assistenziali, al sistema delle imprese e del lavoro autonomo, agli enti, alle associazioni e ai vari soggetti che sono in rapporto con l’Istituto.

I contenuti del Bilancio Sociale sono assai interessanti e vale la pena soffermarci su alcuni aspetti di essi, non solo perché l’INPS è l’Istituto che eroga le nostre pensioni e la sua salute e la sua efficienza ci interessa molto da vicino, ma anche perché l’Istituto rappresenta, per volumi di prestazioni e di servizi erogati e per numero di utenti interessati, la più grande impresa pubblica del nostro Paese ed uno fra i maggiori Enti Previdenziali europei.

Infatti, a seguito dell’assorbimento dell’ex INPDAP e dell’ex ENPALS e l’attribuzione all’INPS delle relative funzioni, l’Istituto ha assunto il ruolo di gestore unico di tutto il sistema pensionistico pubblico, delle prestazioni di sostegno al reddito e di molte prestazioni a carattere assistenziale.

Bilancio Sociale INPS: conti in disavanzo, ma in miglioramento: L’Inps ha chiuso il bilancio 2013 con un disavanzo complessivo di 8,7 miliardi di euro, in miglioramento di circa 1 miliardo rispetto al disavanzo di 9,7 miliardi che si era registrato nel 2012. Il risultato negativo è stato determinato dallo squilibrio tra le entrate – pari a 397.701 milioni, che pur aumentano del 4,1% rispetto all’anno precedente – e le uscite che ammontano a 406.425 milioni, con un incremento del 3,8% rispetto al 2012.

Anche se il bilancio consuntivo 2013 risulta ancora significativamente influenzato dagli effetti dell’incorporazione degli enti soppressi INPDAP ed ENPALS, i saldi finanziari in miglioramento sono confortanti e fanno sperare che si sia superata la prima fase del processo d’integrazione che ha comportato, da un punto di vista contabile, una complessa operazione di ricognizione delle poste finanziarie e patrimoniali.

In particolare, mentre la Gestione del soppresso ENPALS contribuisce positivamente al bilancio complessivo dell’Istituto con un avanzo economico di esercizio pari a 366 milioni di euro, la Gestione del soppresso INPDAP presenta un disavanzo economico di esercizio pari a circa 6 miliardi, e questo ha concorso in maniera significativa alla riduzione del patrimonio netto dell’INPS, passato dai circa 22 miliardi nel 2012 ai circa 9 miliardi nel 2013. Molto però resta ancora da fare per realizzare gli incrementi di efficacia ed efficienza, e i risparmi, attesi dall’incorporazione dei due Istituti e dal conseguente riassetto organizzativo e funzionale. Nell’ambito degli interventi del Piano Industriale da completare si evidenziano, fra gli altri, il processo di integrazione organizzativa e logistica, il potenziamento dell’offerta telematica dei servizi, nonché lo sviluppo della multicanalità nella erogazione delle prestazioni.

Bilancio Sociale INPS: gli effetti della crisi sul numero degli assicurati/occupati: La crisi economica e l’aumento della disoccupazione hanno avuto nel 2013 i loro risvolti evidenti sul numero degli assicurati iscritti all’Istituto, e quindi sulle entrate contributive. Nel corso del 2013, infatti, si è rilevata, per quasi tutte le categorie di lavoratori, una riduzione nella consistenza del numero degli iscritti. Rispetto al 2012 i lavoratori dipendenti del settore privato si riducono di 312.937 unità (-2,5%); i lavoratori pubblici di 64.491 unità (-2,1%); il complesso dei lavoratori autonomi di 14.661 unità (-0,3%), per effetto della riduzione significativa degli artigiani (-31.839 unità); i parasubordinati di 157.731 unità (-15,7%) e i lavoratori dello spettacolo di 19.380 unità (-6,6%).

Per quanto riguarda in modo particolare gli iscritti alla Gestione artigiani, i titolari artigiani rappresentano il 91,8% e i collaboratori familiari l’8,2% del totale. I maschi sono l’80,3%, rispetto al 19,7% delle femmine. Rispetto alla distribuzione territoriale per macro aree si evidenzia una concentrazione degli artigiani nel Nord Ovest del 31,5%, nel Nord Est del 24,8% e nel Centro del 20,7%, mentre nel Sud e nelle Isole risiedono rispettivamente il 15,4% e il 7,6% degli artigiani. Gli iscritti alla Gestione artigiani hanno versato nel 2013 contributi per 7.452 milioni di euro.

Bilancio Sociale INPS: pensioni vigenti e spesa pensionistica: La spesa lorda complessiva per pensioni è stata nel 2013 di 267,1 miliardi di euro, inclusa la spesa per indennità di accompagnamento agli invalidi civili. Le nuove pensioni liquidate nel corso del 2013 sono 1.110.817 (-3,1% rispetto al 2012). Nell’ambito previdenziale si registrano 596.675 nuovi trattamenti, considerando anche le nuove pensioni ex INPDAP ed ex ENPALS, con un decremento complessivo del 5,3% rispetto al 2012. Il numero delle nuove prestazioni assistenziali liquidate nel 2013 (514.142) diminuisce del -0,5% rispetto all’anno precedente.

Complessivamente le pensioni INPS in essere al 31 dicembre 2013 erano poco più di 21 milioni, in lieve diminuzione (-0,6%) rispetto al 2012. In particolare, 17.342.317 sono pensioni previdenziali (-0,9% sul 2012), vale a dire quelle di vecchiaia/anzianità, di invalidità e di reversibilità, e 3.674.367 sono pensioni assistenziali (+1,2%), costituite principalmente da pensioni e assegni sociali e prestazioni di invalidità civile.

La tabella in allegato, di fonte INPS, riporta il numero delle pensioni previdenziali (vecchiaia/anzianità, invalidità, reversibilità) che l’Istituto erogava al 31 dicembre del 2013, suddivise nei principali grandi settori e suddivise per sesso.

Bilancio Sociale INPS: I redditi dei pensionati: Al 31 dicembre 2013 i titolari di almeno una pensione erogata dall’INPS, incluse le due nuove gestioni dei Dipendenti Pubblici (INPDAP) e dei Lavoratori dello Spettacolo e Sportivi Professionisti (ENPALS) confluite nell’Istituto dal 1 gennaio 2012, erano circa 15,8 milioni, di cui il 53,6% donne (8,5 milioni) e il 46,4% uomini (7,3 milioni).

Il reddito pensionistico medio, inteso come la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale, percepiti nell’anno, era pari a 1.296 euro mensili, con grandi differenze tra uomo, il cui importo medio era di  1.546 euro mensili,  e donna, il cui importo ammontava a 1.080 euro. Tali dati, in sé stessi, sono poco significativi se non si considera la distribuzione della “ricchezza pensionistica” per fasce di reddito.

Infatti, avendo riguardo alla distribuzione dei redditi pensionistici per classi di importo,   la relazione al Bilancio Sociale evidenzia che quasi un pensionato INPS su due (43,5% pari a 6,8 milioni di individui) percepisce un reddito pensionistico medio inferiore a 1.000 euro mensili (tra questi il 13,4% è al di sotto di 500 euro) per una spesa annua complessiva di 52,4 miliardi di euro, pari appena al 19,7% del totale della spesa per pensioni.

Il 26,0% dei pensionati (4 milioni) si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro medi mensili con un totale di 66,2 miliardi di euro di spesa annua (pari al 24,9% della spesa complessiva). Un ulteriore 15,0% (2,3 milioni di cittadini) percepisce un reddito da pensione compreso fra 1.500 e 2.000 euro, pari a 53 miliardi di spesa l’anno (20,0%).

Infine, per il rimanente 15,7% di beneficiari (2,5 milioni), il reddito pensionistico supera i 2.000 euro mensili assorbendo il 35,4% della spesa annua con 94,0 miliardi di euro. Tra questi, il 4,3% (676 mila pensionati) riscuote pensioni di importo superiore a 3.000 euro al mese per un totale di 38 miliardi di spesa annua, pari al 14,4% della spesa complessiva.

Nell’osservazione di genere emerge la concentrazione delle donne nelle classi di importo più basse. In particolare, nella classe di importo al di sotto di 500 euro medi mensili troviamo il 15,9% delle donne, a fronte del 10,4% uomini. Nella somma delle classi di reddito inferiori a 1.000 euro medi mensili le donne sono oltre la metà (53,3%) e assorbono il 29% della spesa pensionistica loro destinata; i maschi sono, invece, il 32,1% e assorbono il 12,4% della spesa. Nelle classi di reddito pensionistico pari o superiori a 1.500 euro si rilevano, nel complesso, il 21,2% delle donne, a fronte del 41,9% degli uomini.

In particolare, nelle ultime due classi più elevate, a partire da 2.500 euro medi mensili, la componente femminile è del 3,8% e assorbe il 12,0% della spesa pensionistica, contro il 12,4% dei maschi per una spesa pari al 29,6%.

Sotto il profilo geografico, il 48,2% dei pensionati (7,6 milioni) si concentra nelle regioni settentrionali con un reddito pensionistico medio di 1.367 euro mensili. Un ulteriore 31,6% (circa 5 milioni di individui) risiede nel Sud con un reddito da pensione di 1.129 euro mensili ed il rimanente 20,1% (circa 3,2 milioni) al Centro, con un reddito di 1.391 euro medi mensili.

La classe di età più numerosa tra i pensionati è quella dei 70/79enni, con circa 5,3 milioni di soggetti, con un reddito pensionistico medio mensile di circa 1.297 euro, seguita dalla classe immediatamente successiva degli ultra 80enni, che sono 3,9 milioni e hanno un reddito medio mensile di 1.269 euro. La classe dei 65/69enni è costituita da circa 3 milioni di soggetti, con un reddito pensionistico medio mensile di 1.420 euro, mentre i restanti pensionati con meno di 60 anni di età sono complessivamente circa 1,6 milioni.

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Presentato il Bilancio Sociale 2013 dell’INPS
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