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A fine giugno è stato pubblicato il “Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni 2024”, redatto congiuntamente dal Comitato per la protezione sociale (SPC-Social Protection Committee) e dalla Commissione Europea.

Ricordiamo che il diritto a redditi e pensioni adeguate rappresenta un elemento chiave dell’Europa sociale anche per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione della povertà fissato per il 2030. Tale principio è proclamato dal Pilastro europeo dei diritti sociali, all’articolo 15, laddove si sancisce il diritto dei lavori subordinati e autonomi a un reddito di vecchiaia adeguato e alle pari opportunità per donne e uomini di acquisire diritti pensionistici.

Il rapporto, che esce ogni tre anni, analizza in che misura i sistemi pensionistici degli Stati membri assicurano, sia oggi che in futuro, un reddito adeguato nel periodo del pensionamento, ovvero prevengono la povertà degli anziani e preservano il reddito personale (uomini e donne) per l’intera durata della pensione. Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da sfide straordinarie per le società e le economie europee: prima la pandemia di COVID-19, seguita da un periodo di alta inflazione e, poi, dall’impennata dei costi dell’energia innescata dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Al contempo si sono fatte ancora più pressanti le sfide strutturali legate al cambiamento demografico e all’evoluzione del mondo del lavoro.

Tenuto conto di questo contesto, il rapporto evidenzia le seguenti conclusioni:

  • Il quadro attuale dell’adeguatezza delle pensioni rimane eterogeneo, con il rischio di povertà ed esclusione sociale delle persone anziane in continua crescita dal 2019 in poi, guidato dall’aumento della povertà relativa di reddito, a fronte della diminuzione della deprivazione materiale e sociale.
  • Nell’Unione Europea più di una persona su cinque di età superiore a 65 anni è a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di 18,5 milioni di persone (un numero in crescita a causa dell’aumento del tasso di povertà e dell’invecchiamento della popolazione) con differenze significative tra i vari Paesi, ma una costante in tutti i Paesi: il maggior rischio di povertà per le donne anziane rispetto agli uomini. Nel 2022 quasi una donna su due di 75 anni e oltre era a rischio di povertà o esclusione sociale.
  • Il reddito delle persone anziane nell’UE rimane in media inferiore al 90% del reddito in età lavorativa, con differenze significative tra donne e uomini e tra Paesi. Infatti, le prestazioni pensionistiche ammontano, in media, a circa tre quinti del reddito da lavoro di fine carriera.
  • Anche se negli ultimi anni si è verificato un rallentamento dell’aumento dell’aspettativa di vita delle persone anziane, gli europei trascorrono in media 21 anni da pensionati, con una forchetta che varia dai 15 ai 25 anni, a seconda delle differenze nell’età pensionabile e nell’aspettativa di vita nei diversi Stati membri.
  • Il rischio più elevato di povertà per gli anziani è strettamente connesso all’aumento dei bisogni di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine. La Commissione segnala come la copertura di questi bisogni sia una sfida cruciale per l’UE. I costi totali dell’assistenza a lungo termine, infatti, in assenza di protezione sociale pubblica possono essere molto elevati in relazione al reddito pensionistico, in particolare per gli anziani con esigenze e patologie più gravi.
  • Poiché le donne hanno una vita media più lunga, sono maggiormente soggette alla precarietà della salute nell’età avanzata, hanno più spesso bisogno di assistenza e, come noto, hanno redditi più bassi.
  • E’ attesa nella maggior parte dei Paesi europei una diminuzione dei tassi di sostituzione delle pensioni (cioè degli importi di pensione a parità di contribuzione) nei prossimi quattro decenni, sia per le donne che per gli uomini, anche se la prevista entità del calo varia notevolmente tra Paesi. Le simulazioni effettuate, infatti, mostrano che il reddito pensionistico pro-capite è destinato a diminuire e saranno quindi necessarie politiche più forti per promuovere carriere più lunghe per aumentare il tasso di sostituzione.
  • Le interruzioni di carriera non sono tutte ugualmente protette dai sistemi pensionistici (la pensione di disoccupazione varia da paese e a paese, come pure la misura in cui i periodi di invalidità sono accreditati). La maggior parte dei Paesi indennizza l’assistenza ai familiari non autosufficienti ed eroga una pensione solo leggermente inferiore a quella prevista per una carriera ininterrotta.
  • Le persistenti disuguaglianze di genere pongono delle sfide alle politiche pensionistiche, poiché la maggior parte delle persone anziane è costituita da donne, rendendo il divario di genere nella vecchiaia una sfida sociale di particolare rilievo. Il divario di genere (26% a livello europeo nel 2022) affonda le sue radici nelle diversità di carriera professionale tra uomini e donne, con retribuzioni più basse per le donne, carriere più brevi e/o interrotte, anche a causa degli obblighi di cura/assistenza, e la presenza di un maggior periodo di lavoro a tempo parziale.
  • C’è poi una questione di disuguaglianze nell’aspettativa di vita, con le persone con un livello di istruzione più elevato che possono aspettarsi di vivere più a lungo in pensione. Queste differenze vanno considerate dal momento che molti Paesi stanno innalzando l’età pensionabile in risposta all’aumento della longevità.
  • Si prevede che le pensioni dei lavoratori autonomi siano in media di un terzo inferiori a quelle dei lavoratori dipendenti a tempo pieno con una carriera simile, a causa delle differenze nelle regole e nei guadagni medi.
  • L’ondata di inflazione del 2022-23 ha ridotto il valore reale delle pensioni nella maggior parte degli Stati membri. Poiché i pensionati a basso reddito sono più esposti all’inflazione elevata, molti Paesi hanno dato priorità alla loro protezione attraverso prestazioni minime o misure di sostegno mirate. In Italia, come sappiamo, proprio nel periodo più alto di inflazione, le pensioni superiori a 1.500 euro mensili hanno avuto una protezione dall’inflazione via via decrescente.
  • L’indicizzazione delle pensioni rappresenta una leva politica fondamentale per proteggere i pensionati dall’erosione del reddito. Tuttavia, nella maggior parte dei Paesi, nel lungo periodo essa non riesce a tenere il passo con l’aumento dei redditi da lavoro. Mentre l’indicizzazione dei salari è di solito più vantaggiosa per i pensionati rispetto all’indicizzazione dei prezzi, questa situazione si è invertita durante il recente periodo di alta inflazione. La frequenza dell’indicizzazione, peraltro, è fondamentale per salvaguardare l’adeguatezza delle pensioni in caso di forte rialzo dei prezzi al consumo.

Alla luce di queste osservazioni, il Comitato protezione sociale (SPC) e la Commissione europee ritengono che gli sforzi per attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali debbano continuare e rafforzarsi.

L’UE dovrebbe sostenere gli sforzi nazionali per garantire pensioni adeguate attraverso un ampio mix di politiche, anche affrontando le disuguaglianze di genere durante la vita lavorativa, attenuando l’impatto dei compiti di assistenza e garantendo la protezione sociale per le esigenze di assistenza.

Inoltre, si deve attuare la Raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale e la Raccomandazione del Consiglio sull’assistenza a lungo termine di alta qualità e a prezzi accessibili, compreso il sostegno e il monitoraggio delle azioni nell’ambito del Comitato di protezione sociale. Queste azioni contribuiranno al mantenimento di elevati standard di vita per gli anziani europei.

Come richiesto nel Demography Toolbox della Commissione, le politiche europee e nazionali dovrebbero contribuire a garantire che le persone in Europa possano realizzare le proprie aspirazioni, anche attraverso il coinvolgimento delle generazioni più anziane e il sostegno al loro benessere.

L’adeguatezza e la sostenibilità della protezione sociale in età avanzata richiedono un monitoraggio e un’analisi continui, compreso uno stretto coordinamento tra l’analisi della sostenibilità della spesa legata all’invecchiamento e l’adeguatezza delle pensioni e dell’assistenza a lungo termine. In quest’ottica, sarà organizzata una riflessione congiunta sulle due Relazioni sull’adeguatezza delle pensioni e sull’invecchiamento.

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