La Corte dei Conti, nel suo ultimo Rapporto sul Coordinamento della Finanza pubblica, appena pubblicato, affronta il tema dell’impatto della pandemia sui costi del Servizio Sanitario Nazionale, giungendo alla conclusione che il sistema ha retto bene alla crisi, anche se ancora non è chiaro quale eredità ci lascerà il virus e quali costi si dovranno affrontare a livello regionale. Di seguito si sintetizzano i principali punti dell’interessante Rapporto.
Spesa sanitaria in forte crescita
I dati relativi alla spesa dell’anno 2020, al contrario di quanto avvenuto negli ultimi anni precedenti, registrano, come era da attendersi, una forte crescita. A consuntivo, la spesa sanitaria ha raggiunto i 123,5 miliardi, con un incremento del 6,7 per cento rispetto al 2019 (7,5 per cento l’incidenza sul prodotto lordo rispetto al 6,5 dell’esercizio precedente).
Aumenta spesa per consumi intermedi e per il personale
Gli esborsi per redditi da lavoro (quelli per la produzione diretta di servizi), che nel 2019 erano già aumentati di circa il 3,1 per cento, registrano un ulteriore aumento, anche se contenuto (+1,5 per cento). Ma è soprattutto l’aumento della spesa per consumi intermedi (+12,8 per cento) ad incidere sul risultato complessivo delle prestazioni sanitarie, con +4,2 miliardi di beni per la produzione diretta di servizi.
In calo i ricavi da visite e ticket
Per contro c’è stata una brusca diminuzione dei ricavi (-1,3 miliardi), imputabile in prevalenza alla flessione della domanda di servizi sanitari non Covid (sospensione delle normali viste specialistiche) con relativa riduzione delle entrate per ticket (per circa 500 milioni), delle prestazioni di intra-moenia (circa 300 milioni) e delle entrate per mobilità internazionale (circa 200 milioni). Nella lettura dei risultati dell’anno va poi considerata la spesa gestita direttamente dal Commissario straordinario all’emergenza: secondo i primi rendiconti disponibili, oltre 2,4 miliardi per acquisti di materiali di uso corrente forniti alle strutture sanitarie territoriali, che spiegano circa 1,4 miliardi dell’incremento dei consumi intermedi della gestione diretta.
Altre voci di costi e ricavi
Nel conto della sanità, ma tra le spese delle amministrazioni centrali, vi sono poi gli acquisti di materiali di uso corrente per le scuole, per circa 1 miliardo.
Gli approfondimenti delle singole voci di costi e di ricavi mettono in rilievo le differenti modalità con cui le regioni hanno risposto alla crisi: le differenze nella qualità dei servizi offerti, le carenze di personale, i limiti nella programmazione delle risorse professionali necessarie, ma, anche, la fuga progressiva dal sistema pubblico, le insufficienze dell’assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità, il lento procedere degli investimenti sacrificati dalle necessità correnti.
Oltre 8 miliardi per la pandemia
Le risorse messe complessivamente a disposizione per contrastare la pandemia sono rilevanti: oltre 8 miliardi, di cui 3,6 gestiti direttamente dalle regioni: misure dirette ad aumentare le dotazioni di personale; ad adeguare con immediatezza la disponibilità dei posti letto; a rafforzare le strutture territoriali; a ridurre gli effetti indesiderati del blocco dell’attività dovuto al lockdown. Tale impegno ha visto 83.000 operatori del settore coinvolti, a vario titolo, nell’emergenza.
Le USCA hanno funzionato
Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), dopo le prime difficoltà, hanno rappresentato un elemento importante di rafforzamento dell’assistenza territoriale. Limitato, invece, il grado di attuazione di altre misure, quali l’utilizzo degli infermieri di comunità, l’inserimento degli assistenti sociali e degli psicologi, l’attivazione delle Centrali operative regionali. Incerti anche i risultati sul potenziamento dell’assistenza domiciliare.
Fondamentale l’attuazione del PNRR
La Corte dei Conti attribuisce un’importanza fondamentale al Recovery Plan per cogliere una opportunità di cambiamento di sicuro rilievo e unicità, ma si dovranno superare i limiti che finora hanno frenato gli investimenti.
Un contributo importante potrà venire dalle tecnologie non solo per adeguare e ammodernare le strutture, ma anche nel mettere a disposizione, come stanno facendo l’Amministrazione centrale e le regioni, strumenti per una programmazione nell’utilizzo delle risorse attenta alle effettive esigenze dell’assistenza e, quindi, in grado di evitare duplicazioni nell’offerta e inefficienze organizzative.
Nonostante la crisi e il conseguente aumento del debito abbiano aggravato difficoltà che erano già rilevanti, la Corte dei Conti evidenzia l’esigenza di aumentare strutturalmente alcune componenti della spesa sanitaria, sia corrente, sia in conto capitale, segnatamente su alcuni temi di rilievo, come l’assistenza per il long term care e l’assistenza territoriale, in stretto collegamento con altre riforme nell’Agenda del Governo, come la riforma fiscale.
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