E’ stato pubblicato da “Itinerari Previdenziali” il nono Rapporto sul Sistema Previdenziale Italiano, uno strumento in grado di fornire una visione d’insieme sugli andamenti della spesa pensionistica, delle entrate contributive, dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio ed anche sul sistema assistenziale del nostro Paese.
Da esso emergono dati di sicuro rilievo di cui diamo una sintesi per gli aspetti che più ci interessano.
- La tragedia del COVID-19 ha inciso nel 2020 sul rapporto tra occupati e pensionati -fondamentale per un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro -, che è sceso dal massimo degli ultimi 23 anni (1,4578) a 1,4238 (-2,4%). In particolare, a differenza degli anni precedenti, si è registrato nel corso 2020 un ridottissimo aumento di pensionati avendo la pandemia causato il decesso di 96.818 persone con età uguale o superiore a 65 anni, quasi certamente già pensionati, pari al 96,3% dell’eccesso di mortalità complessiva. Le cancellazioni di pensioni in pagamento da molti anni (spesso oltre 35) è stato elevato e ha compensato gli effetti di Quota 100 e di APE sociale.
- Ciò ha fatto sì che, a causa dell’eccesso di mortalità per Covid, nel 2020 l’INPS abbia risparmiato in spesa per pensioni 1,1 miliardi e si prevede che fino al 2029 ci sarà una minore spesa per 11,9 miliardi.
- Nel 2020 il numero di prestazioni in pagamento per ogni pensionato si è leggermente ridotto a 22.717.120, rispetto alle 22.805.765 del 2019, segnando il livello più basso dal 2002. Facendo il rapporto tra il numero dei pensionati e il numero di prestazioni, risulta che ogni pensionato riceve in media 1,4162 prestazioni. In pratica il 24,5% dei pensionati (circa 4 milioni) è beneficiario di 2 prestazioni, il 6,6% (circa 1,1 milioni) di tre e l’1,2% di 4 o più prestazioni; per la maggior parte si tratta di pensioni di reversibilità e assistenziali.
- Sono oltre 476mila le pensioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni. Ciò dà un’idea di quanto la spesa per una singola pensione incida nei conti dell’Inps per molti anni. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso. La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato e di 44 per il pubblico.
- L’importo medio della pensione, vale a dire il rapporto tra la spesa totale per pensioni e il numero delle prestazioni, si è attestato nel 2020 a 13.544 euro l’anno, in aumento del 2,65% rispetto al 2019. Se invece si considera il rapporto tra la spesa totale per pensioni e il numero di pensionati (le teste) – certamente più significativo perché, come abbiamo visto, ogni pensionato percepisce in media 1,416 prestazioni – l’importo medio effettivo del reddito pensionistico è di 19.181 euro. In pratica siamo a 1.598 euro al mese per 12 mesi, un importo certamente di tutto rispetto, ma che in realtà è come la media del pollo, nascondendo il fatto che c’è un grandissimo numero di pensionati con livelli di reddito al di sotto della soglia minima vitale a fronte di pensionati che invece godono di trattamenti assai elevati.
- La Pensione di Cittadinanza (PdC) ha riguardato nel 2020 156.213 nuclei familiari per un totale di 177.557 individui con un importo medio mensile che è pari a 243 euro. Gli importi medi mensili più elevati sono quelli registrati dalle famiglie residenti nel Mezzogiorno (263 euro), mentre quelli più bassi sono presenti nel Nord Italia (234 euro).
- La gestione degli artigiani nel 2020 presenta un disavanzo tra contributi e prestazioni di 3.398 milioni di euro, in lieve peggioramento rispetto al disavanzo 2019 (-3.204 milioni); al riguardo va tenuto presente che diminuiscono ogni anno i lavoratori attivi anche se vengono meno le pensioni più vecchie che avevano tratto beneficio delle più favorevoli regole di calcolo, sostituite da prestazioni con maggiore correlazione con i contributi.
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